Donne escluse dai corsi per diventare infermiere e ostetriche in Afghanistan: l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani (Ohchr), Volker Türk, ha esortato le autorità talebane ad abrogare il divieto.
Secondo l'Onu, vietare alle giovani afghane di accedere agli istituti di educazione medica “limiterà ulteriormente l'accesso già precario delle donne e delle ragazze all'assistenza sanitaria, poiché al personale medico maschile è vietato curare le donne a meno che non sia presente un parente maschio".
L'Afghanistan, sottolinea l'Onu, ha già uno dei tassi di mortalità materna più alti al mondo. E "La presenza delle donne nel settore sanitario afghano è fondamentale", ha sottolineato anche Ravina Shamdasani, portavoce dell'Ohchr e "tutte queste misure, adottate da uomini con assoluta mancanza di trasparenza e senza alcun coinvolgimento delle persone interessate, mirano chiaramente a escludere donne e ragazze dalla vita pubblica". Un esclusione de facto già attiva, visto che i college per infermiere erano l’ultimo spiraglio di istruzione accessibile alle afghane, che da marzo 2022 si sono viste invece chiudere le porte in faccia nelle scuole secondarie superiori e in gran parte dei posti di lavoro e degli spazi pubblici, per non parlare dei limiti imposti loro ai viaggi e a quasi tutte le forme di espressione, a partire dalla parola.
La responsabile del Fondo delle Nazioni Unite per l'infanzia (Unicef), Catherine Russell, aveva dichiarato di essere "profondamente allarmata" dalle notizie secondo cui le autorità intendono vietare alle donne di studiare nelle università di medicina, comprese le aree essenziali per la salute delle donne e dei bambini, quali infermieristica, ostetricia e ginecologia. L'Afghanistan, ha sottolineato, sta già affrontando una disperata carenza di operatori sanitari qualificati, in particolare donne. "Le professioniste sanitarie svolgono un ruolo vitale nel garantire che le donne ricevano un'adeguata assistenza materna, che i bambini vengano vaccinati e che le comunità abbiano accesso ai servizi sanitari essenziali".