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Home » Attualità » Spagna, l’ambasciatore dell’Iran non stringe la mano alla regina Letizia: “Sofagate”, ci risiamo?

Spagna, l’ambasciatore dell’Iran non stringe la mano alla regina Letizia: “Sofagate”, ci risiamo?

Durante il ricevimento al Palazzo Reale il diplomatico Ghashghavi ha "salutato" solo re Filippo VI. Ma l'ambasciata iraniana spiega: "Questioni di protocollo"

Marianna Grazi
26 Gennaio 2023
L'ambasciatore dell'Iran non stringe la mano alla regina Letizia di Spagna

L'ambasciatore dell'Iran non stringe la mano alla regina Letizia di Spagna

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Ecco che ci risiamo. L’ambasciatore dell’Iran in Spagna, Hassan Ghashghavi, durante il ricevimento a Palazzo Reale ha stretto la mano al re Felipe VI e poi si è ‘accidentalmente’ dimenticato di fare lo stesso con la regina Letizia, gesto compiuto invece da tutti gli altri diplomatici presenti. Le immagini hanno immediatamente fatto il giro di media, e sul web circola il video che mostra l’accaduto. Al posto della stretta di mano, Ghashghavi ha accennato un breve inchino con la testa per salutare la monarca. Letizia ha risposto con un breve cenno del capo, senza muovere le braccia, ma lo sguardo che ha rivolto al diplomatico è stato dei più glaciali.

Addirittura, come spiega l’agenzia di stampa Efe, la stessa scena della mancata stretta di mano si era già ripetuta in anni passati, in quanto per questioni “religiose e culturali” in Iran gli uomini non sono soliti avere nessun contatto fisico in pubblico con donne. In risposta alle polemiche, l’ambasciata iraniana a Madrid ha emesso un comunicato in cui riferisce che “questa situazione ha una spiegazione assolutamente religiosa e non significa in assoluto mancare di rispetto alla posizione o alla figura di una donna, ancor meno quando si tratta di un’autorità a livello di vertice dello Stato”. L’ambasciata aggiunge che, nell’accettare l’invito della Casa Reale al ricevimento annuale per il corpo diplomatico in Spagna, questa era stata avvisata in anticipo del fatto che l’ambasciatore non avrebbe stretto la mano alla regina “per questioni di protocollo”. Secondo la sede diplomatica iraniana, i rapporti diplomatici con la Spagna sono “amichevoli e rispettosi” e “continueranno ad essere cordiali in futuro”.

Il ministro degli Esteri dell’Uganda saluta Charles Michael ma non Ursula von der Leyen

Ma la scelta – religiosa o non – dell’ambasciatore iraniano ricorda soprattutto altre scene simili che tutti ricordiamo molto bene, di cui è stata inconsapevole protagonista la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. A partire dal cosiddetto “sofagate“, quando il presidente turco Erdogan, ad aprile 2021, la lasciò senza sedia durante un vertice ad Ankara per rilanciare i rapporti tra Europa e Turchia, e la replica, sempre nel segno del sessismo – inutile chiamarla gaffe – a febbraio dello scorso anno, in occasione di un vertice Ue-Africa a Bruxelles: in quell’occasione fu il ministro degli Esteri dell’Uganda, Odongo Jeje, a ignorare completamente la presidente della Commissione europea per andare a salutare solo i due maschi presenti, il presidente francese Emmanuel Macron e il presidente del Consiglio Ue Charles Michel. Mancanze che dimostrano quanto ancora la politica mondiale sia intrisa di cultura misogina, patriarcale e maschilista, e che le donne al vertice delle istituzioni non vengano riconosciute al pari dei colleghi uomini o “degne” del loro ruolo. Senza tra l’altro che questi ultimi, che dopo si indignano e si lamentano magari sui social o sulle pagine dei giornali, facciano concretamente qualcosa perché certi atteggiamenti irrispettosi e discriminatori non si ripetano.

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  • "Ora dobbiamo fare di meno, per il futuro".

Torna anche quest’anno l
  • Per una detenuta come Joy – nigeriana di 34 anni, arrestata nel 2014 per possesso di droga – uscire dal carcere significherà dover imparare a badare a se stessa. Lei che è lontana da casa e dalla famiglia, lei che non ha nessuno ad aspettarla. In carcere ha fatto il suo percorso, ha imparato tanto, ha sofferto di più. Ma ha anche conosciuto persone importanti, detenute come lei che sono diventate delle amiche. 

Mon solo. Nella Cooperativa sociale Gomito a Gomito, per esempio, ha trovato una seconda famiglia, un ambiente lavorativo che le ha offerto “opportunità che, se fossi stata fuori dal carcere, non avrei mai avuto”, come quella di imparare un mestiere e partecipare ad un percorso di riabilitazione sociale e personale verso l’indipendenza, anche economica.

Enrica Morandi, vice presidente e coordinatrice dei laboratori sartoriali del carcere di Rocco D’Amato (meglio noto ai bolognesi come “La Dozza”), si riferisce a lei chiamandola “la mia Joy”, perché dopo tanti anni di lavoro fianco a fianco ha imparato ad apprezzare questa giovane donna impegnata a ricostruire la propria vita: 

“Joy è extracomunitaria, nel nostro Paese non ha famiglia. Per lei sarà impossibile beneficiare degli sconti di pena su cui normalmente possono contare le detenute italiane, per buona condotta o per anni di reclusione maturati. Non è una questione di razzismo, è che esistono problemi logistici veri e propri, come il non sapere dove sistemare e a chi affidare queste ragazze, una volta lasciate le mura del penitenziario. Se una donna italiana ha ad attenderla qualcuno che si fa carico di ospitarla, Joy e altre come lei non hanno nessun cordone affettivo cui appigliarsi”.

L
  • Presidi psicologici, psicoterapeutici e di counselling per tutti gli studenti universitari e scolastici. Lo chiedono l’Udu, Unione degli universitari, e la Rete degli studenti medi nella proposta di legge ‘Chiedimi come sto’ consegnata a una delegazione di parlamentari nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio.

La proposta è stata redatta secondo le conclusioni di una ricerca condotta da Spi-Cgil e Istituto Ires, che ha evidenziato come, su un campione di 50mila risposte, il 28 per cento abbia avuto esperienze di disturbi alimentari e oltre il 14 di autolesionismo.

“Nella nostra generazione è ancora forte lo stigma verso chi sta male ed è difficile chiedere aiuto - spiega Camilla Piredda, coordinatrice nazionale dell’Udu - l’interesse effettivo della politica si è palesato solo dopo il 15esimo suicidio di studenti universitari in un anno e mezzo. Ci sembra assurdo che la politica si interessi solamente dopo che si supera il limite, con persone che arrivano a scegliere di togliersi la vita.

Dall’altro lato, è positivo che negli ultimi mesi si sia deciso di chiedere a noi studenti come affrontare e come risolvere, il problema. Non è scontato e non è banale, perché siamo abituati a decenni in cui si parla di nuove generazioni senza parlare alle nuove generazioni”.

#luce #lucenews #università
  • La polemica politica riaccende i riflettori sulle madri detenute con i figli dopo la proposta di legge in merito alla detenzione in carcere delle donne in gravidanza: già presentata dal Pd nella scorsa legislatura, approvata in prima lettura al Senato, ma non alla Camera, prevedeva l’affido della madre e del minore a strutture protette, come le case famiglia, e vigilate. La dichiarata intenzione del centrodestra di rivedere il testo ha messo il Pd sul piede di guerra; alla fine di uno scontro molto acceso, i dem hanno ritirato il disegno di legge ma la Lega, quasi per ripicca, ne ha presentato uno nuovo, esattamente in linea con i desideri della maggioranza.

Lunedì non ci sarà quindi alcuna discussione alla Camera sul testo presentato da Debora Serracchiani nella scorsa legislatura, Tutto ripartirà da capo, con un nuovo testo, firmato da due esponenti del centrodestra: Jacopo Morrone e Ingrid Bisa.

“Questo (il testo Serracchini) era un testo che era già stato votato da un ramo del Parlamento, noi lo avevamo ripresentato per migliorare le condizioni delle detenute madri – ha spiegato ieri il dem Alessandro Zan – ma la maggioranza lo ha trasformato inserendovi norme che di fatto peggiorano le cose, consentendo addirittura alle donne incinte o con figli di meno di un anno di età di andare in carcere. Così non ha più senso, quindi ritiriamo le firme“.

Lo scontro tra le due fazioni è finito (anche) sui social media. "Sul tema delle borseggiatrici e ladre incinte occorre cambiare la visione affinché la gravidanza non sia una scusa“ sottolineano i due presentatori della proposta.

La proposta presentata prevede modifiche all’articolo 146 del codice penale in materia di rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena: “Se sussiste un concreto pericolo di commissione di ulteriori delitti – si legge nel testo presentato – il magistrato di sorveglianza può disporre che l’esecuzione della pena non sia differita, ovvero, se già differita, che il differimento sia revocato. Qualora la persona detenuta sia recidiva, l’esecuzione della pena avviene presso un istituto di custodia attenuata per detenute madri“.

#lucenews #madriincarcere
Ecco che ci risiamo. L'ambasciatore dell'Iran in Spagna, Hassan Ghashghavi, durante il ricevimento a Palazzo Reale ha stretto la mano al re Felipe VI e poi si è 'accidentalmente' dimenticato di fare lo stesso con la regina Letizia, gesto compiuto invece da tutti gli altri diplomatici presenti. Le immagini hanno immediatamente fatto il giro di media, e sul web circola il video che mostra l'accaduto. Al posto della stretta di mano, Ghashghavi ha accennato un breve inchino con la testa per salutare la monarca. Letizia ha risposto con un breve cenno del capo, senza muovere le braccia, ma lo sguardo che ha rivolto al diplomatico è stato dei più glaciali. Addirittura, come spiega l'agenzia di stampa Efe, la stessa scena della mancata stretta di mano si era già ripetuta in anni passati, in quanto per questioni "religiose e culturali" in Iran gli uomini non sono soliti avere nessun contatto fisico in pubblico con donne. In risposta alle polemiche, l'ambasciata iraniana a Madrid ha emesso un comunicato in cui riferisce che "questa situazione ha una spiegazione assolutamente religiosa e non significa in assoluto mancare di rispetto alla posizione o alla figura di una donna, ancor meno quando si tratta di un'autorità a livello di vertice dello Stato". L'ambasciata aggiunge che, nell'accettare l'invito della Casa Reale al ricevimento annuale per il corpo diplomatico in Spagna, questa era stata avvisata in anticipo del fatto che l'ambasciatore non avrebbe stretto la mano alla regina "per questioni di protocollo". Secondo la sede diplomatica iraniana, i rapporti diplomatici con la Spagna sono "amichevoli e rispettosi" e "continueranno ad essere cordiali in futuro".
Il ministro degli Esteri dell’Uganda saluta Charles Michael ma non Ursula von der Leyen
Ma la scelta - religiosa o non - dell'ambasciatore iraniano ricorda soprattutto altre scene simili che tutti ricordiamo molto bene, di cui è stata inconsapevole protagonista la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. A partire dal cosiddetto "sofagate", quando il presidente turco Erdogan, ad aprile 2021, la lasciò senza sedia durante un vertice ad Ankara per rilanciare i rapporti tra Europa e Turchia, e la replica, sempre nel segno del sessismo - inutile chiamarla gaffe - a febbraio dello scorso anno, in occasione di un vertice Ue-Africa a Bruxelles: in quell'occasione fu il ministro degli Esteri dell’Uganda, Odongo Jeje, a ignorare completamente la presidente della Commissione europea per andare a salutare solo i due maschi presenti, il presidente francese Emmanuel Macron e il presidente del Consiglio Ue Charles Michel. Mancanze che dimostrano quanto ancora la politica mondiale sia intrisa di cultura misogina, patriarcale e maschilista, e che le donne al vertice delle istituzioni non vengano riconosciute al pari dei colleghi uomini o "degne" del loro ruolo. Senza tra l'altro che questi ultimi, che dopo si indignano e si lamentano magari sui social o sulle pagine dei giornali, facciano concretamente qualcosa perché certi atteggiamenti irrispettosi e discriminatori non si ripetano.
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