Accorciare la distanza tra gli insegnanti e la classe è la soluzione per abbattere il
bullismo nelle scuole, in particolare quando coinvolge la disabilità: parola di studenti. I ragazzi da un lato
si rendono conto che troppo spesso sottovalutano il problema e dall’altro cercano negli insegnanti una soluzione, riconoscendo in loro il ruolo di educatori necessari nella prevenzione e nel contrasto del bullismo in classe, usando gli strumenti del dialogo e della condivisione, al posto delle punizioni. È quanto emerge dall’indagine esplorativa condotta da
“Inclusi. Dalla scuola alla vita, andata e ritorno”, progetto triennale selezionato da “Con i Bambini” nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, che coinvolge organizzazioni del Terzo settore in tutta Italia nel promuovere una
scuola e un territorio equi e accessibili a tutti.
Istat: il 50% degli adolescenti è stata vittima di bullismo
Secondo i dati
Istat 2015, metà degli studenti di 11-17 anni è stata
vittima di bullismo da parte dei propri coetanei con
offese verbali, derisione per l’
aspetto fisico o il modo di parlare, esclusione dal gruppo a causa del
proprio credo o delle proprie
opinioni, fino alla
violenza fisica. Un fenomeno più aspro quando si entra nell’ambito del
cyber bullismo, che nasce da una dinamica di gruppo, dove i soggetti coinvolti si sostengono reciprocamente e gli attori principali non sono solo il ‘bullo’ e la ‘vittima’, ma l’intero gruppo classe, insegnanti compresi.
Secondo i dati Istat 2015: la metà degli studenti tra gli 11 e i 17 anni è stata vittima di bullismo
Il fenomeno legato alle disabilità
Ancora poco indagato è invece il fenomeno del
bullismo legato alla disabilità. “Nelle statistiche ufficiali i bambini e i ragazzi con disabilità sono
‘invisibili’, eppure qualsiasi condizione di disabilità espone lo studente a un maggior rischio di essere vittima, in particolare in quei contesti classe in cui non si creano le condizioni per comprenderla” commenta
Giovanni Merlo, direttore di
Ledha (Lega per i diritti delle persone con disabilità) che fa parte del progetto Inclusi. “Chi compie atti di bullismo verso le persone con disabilità risponde in genere alla necessità di ‘proiettare’ sull’altro, e quindi allontanare da sé, le proprie fragilità”.
Attività educative nelle scuole
Il sondaggio, effettuato tra i banchi di scuola, ha aiutato a comprendere il fenomeno
All’interno del progetto, le organizzazioni partner hanno condotto
un’indagine nel campo inesplorato della stretta corrispondenza tra bullismo e disabilità, proponendo - durante lo scorso anno scolastico - una serie di attività educative di taglio laboratoriale a
un campione di 612 studenti di 10 scuole (secondarie di primo grado e corsi di formazione professionale) e 1 centro di aggregazione giovanile, in 8 città (variando tra grandi e piccoli centri urbani) di 4 regioni italiane: Lombardia, Marche, Lazio e Campania. Le attività proposte si basano su strumenti formativi che hanno messo i ragazzi nella condizione di
gioco per esprimere le loro capacità empatiche, gli orientamenti valoriali e il grado di consapevolezza delle azioni. Alcuni esempi di queste attività educative: circle time (gruppo di discussione in cerchio dove ognuno può esprimere la sua opinione), role playing (interpretazione di ruoli), drammatizzazioni e, non ultimo, un questionario a cui i ragazzi hanno risposto mettendosi di fronte a situazioni verosimili di bullismo, elaborate a partire da casi reali, nei confronti di ragazzi con disabilità.
L'indagine: i ragazzi credono che gli insegnanti possano fare la differenza
Dall’insieme delle attività emerge con chiarezza il punto di vista dei ragazzi che oltretutto, nonostante il piccolo campione, conferma il lavoro bibliografico fatto in precedenza:
i ragazzi credono che gli insegnanti possano fare la differenza e chiedono loro di intervenire non con un atteggiamento punitivo ma impegnandosi in una vera
educazione alla diversità e di superare lo stereotipo del ‘bullo cattivo’ e della ‘vittima indifesa’. È questa infatti una rappresentazione che, anche quando si fonda su dati reali, si rivela inadeguata perché non considera il contesto ambientale, sociale e culturale. Il bullismo invece, in quanto fenomeno dinamico-relazionale, può essere
contrastato considerando gli elementi positivi dell’intero contesto classe, come la coesione e la presenza di
leader positivi.
Conclude Merlo sintetizzando le risposte dei ragazzi: “La richiesta che viene posta agli adulti è quella certamente di esserci, di essere coerenti e affidabili, di essere i primi a credere che il bullismo, anche quando coinvolge i ragazzi con disabilità, non sia un fenomeno ineluttabile e quasi ‘naturale’. Un fenomeno che si può prevenire, contrastare e risolvere: più con le riflessioni che con le punizioni, più lavorando per avvicinare al posto che separare”. Le attività proposte da
Inclusi, pongono le basi per organizzare attività specifiche nelle scuole, riservate agli insegnanti, sulla prevenzione del bullismo legato alla disabilità, per capire quali sono i comportamenti che possono contrastare in modo efficace le situazioni di bullismo e quelli che invece possono facilitarli, per conoscere le diversità e saperle includere.