Carceri, il tragico bollettino italiano: i suicidi di detenuti e poliziotti nel 2024

L’ultimo caso in ordine di tempo nell’istituto penitenziario di Marassi a Genova, in grave sovraffollamento, dove un 21enne si è tolto la vita

di MARCO PILI
5 dicembre 2024
Il sovraffollamento nelle carceri, un'emergenza da combattere (ANSA)

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Il quadro che emerge delle carceri italiane assume, di giorno un giorno, sfumature sempre più cupe e tristi. Da inizio anno, infatti, il numero di detenuti e membri della polizia carceraria che si sono tolti la vita si è assestato a 92. Il valore incredibilmente alto, un suicidio ogni quattro giorni circa, testimonia quanto questa tematica sia di estrema rilevanza.

Eventi drammatici che, puntualmente, vengono ignorati e messi da parte non solo dalle istituzioni ma anche dall’opinione pubblica, complice un retaggio pregiudizievole nei confronti di chi, per varie tipologie di reato, deve trascorrere un periodo della sua vita all’interno di una cella. Questo preconcetto porta spesso la popolazione a dimenticarsi della principale funzione degli istituti penitenziari: il reinserimento in società. Un compito al quale gli istituti carcerari, specialmente negli ultimi anni, sono sempre più costretti a venire meno.

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In due giorni quattro ragazzi tra i 20 e i 30 anni si sono suicidati in carcere. Quanti sono i giovani detenuti in Italia?

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Sovraffollamento, continui tagli ai fondi destinati alle case circondariali, condizioni di detenzione che non rispettano i diritti basilari della persona tanto da comportare, negli ultimi anni, plurime procedure di infrazione dall’Unione Europea, sono solo alcuni dei fattori che compongono un quadro allarmante. Le ultime notizie giunte dal carcere di Marassi, infatti, riportano la morte di un 21enne originario del Maghreb. A nulla è servito il suo trasferimento in una sezione apposita del carcere genovese, il reparto Servizio assistenza intensificata, dove era stato reindirizzato dopo pregressi tentativi di suicidio. Nella notte il ragazzo si è impiccato, nel silenzio di mura che ospitano molte più persone di quelle per le quali erano state progettate.

Il comunicato stampa di Uilpa

Una morte che ha profondamente scosso lo Uilpa, il principale sindacato della Polizia Penitenziaria: “Magrebino, di soli 21 anni, ha messo fine alla sua giovanissima vita nel pomeriggio, impiccandosi nella sua cella del carcere genovese di Marassi, al reparto SAI (servizio assistenza intensificata), dove pare fosse stato allocato per pregressi intenti suicidari. A nulla sono valsi i soccorsi di operatori e sanitari. Con 85 detenuti che si sono tolti la vita nel 2024, cui bisogna aggiungere 7 appartenenti alla Polizia penitenziaria, quando mancano ancora 27 giorni alla fine dell’anno, è stato già superato il numero monstre del 2022, anno più tragico di sempre, in cui i suicidi furono 84. A Marassi, peraltro, è il quarto, l’ultimo solo il 15 novembre scorso”.

Numeri e parole che testimoniano la necessità di intervenire, con ancora più forza e precisa volontà politica, su una tematica che rappresenta un’urgenza assoluta: “La situazione complessiva nelle prigioni è da tempo fuori controllo e, ciò che è peggio, si aggrava giorno per giorno. Sono ormai 16mila i detenuti oltre la capienza massima, mentre mancano oltre 18mila unità alla Polizia penitenziaria. Anche a Marassi, su 535 posti, sono ammassati 696 reclusi che vengono gestiti da appena 330 agenti, quando ne sarebbero necessari almeno 551”, ha spiegato il segretario generale Uilpa De Fazio.

“Tutto questo rende quasi impossibile la vita sia ai detenuti sia agli operatori, questi ultimi sottoposti a carichi di lavoro e a turnazioni massacranti, privati di elementari diritti, anche di rango costituzionale, stremati nel fisico e mortificati nel morale e nell’orgoglio anche per esser loro impedito d’adempiere efficacemente alle funzioni richieste dalla collettività. Ribadiamo che necessitano interventi immediati per deflazionare la densità detentiva, adeguare concretamente gli organici della Polizia penitenziaria, assicurare l’assistenza sanitaria e riorganizzare, riformandolo, l’intero apparato”, ha concluso.