No, consigliere, “Stai zitta” non può dirlo: il maschilismo messo a tacere

Durante il consiglio comunale a Corato (provincia di Bari) Giulio D’Imperio ha provato a zittire la collega Nadia D’Introno. Ma la presidente interviene e gli chiude il microfono

di MARIANNA GRAZI
7 marzo 2024
Giulio D’Imperio, consigliere comunale a Corato (Ba)

Giulio D’Imperio, consigliere comunale a Corato (Ba)

“Stai zitta”. Un grido secco, buttato lì quasi con disprezzo da parte di un consigliere comunale che evidentemente si sente in diritto di dare ordini a una collega che lo sta interrompendo durante una seduta. 

Due parole che cadono come macigni: “Stai zitta”, ovvero non hai diritto di parola, non mi interrompere. È no, signor consigliere che tanto signore non è. Non può fare così, non può ordinare a una persona, a una donna, di stare zitta in quel modo. Anche perché se lo avessero detto a lei, con quel tono, in quel momento, lei non sia sarebbe indignato, sollevando un polverone, pretendendo di parlare?

E invece stavolta è stato lei ad essere zittito dopo questa mossa. E buon pro le faccia, per una prossima volta se ci sarà. 

I protagonisti della vicenda, accaduta a Corato, in provincia di Bari, durante un consiglio comunale, sono Giulio D’Imperio e la collega di maggioranza Nadia D’Introno, capogruppo del Pd. Che si è sentita rivolgere quell’ordine durante la seduta a Palazzo di Città per la sola colpa di aver provato a ribattere al discorso fatto dal consigliere della lista civica. 

Per fortuna la cosa non è passata sotto silenzio, un’altra donna non è rimasta zitta di fronte a questo ennesimo episodio di maschilismo sessista e patriarcale (parola di Michela Murgia, che proprio su questa esclamazione “Stai zitta” ha scritto uno dei suoi saggi). La presidente del consiglio Valeria Mazzone, sentendo queste parole, è immediatamente intervenuta: “No, consigliere d’Imperio, no. Le spengo il microfono. ‘Stai zitta’ non si può dire”. L’uomo non l’ha ascoltata e non ha accennato a fermarsi. “Consigliere d’Imperio, mi scusi. È questione di rispetto, ‘Stai zitta’ no, anche no consigliere! Mi scusi ma ha concluso il suo intervento – sentenzia spegnendogli il microfono –. Andiamo avanti”. 

Donne uno, uomo zero. Per una volta se ne parla non solo per il vergognoso gesto di un maschio nei confronti di una collega – perché ammettiamolo, fosse stato un altro avrebbe detto comunque ‘Stai zitto’? Avrebbe proseguito come se nulla fosse accaduto fiero di aver messo a tacere un suo pari? Dai su, non scherziamo… – ma perché questa volta non si è rimasti indifferenti e le stesse donne si sono univocamente schierate per replicare all’offesa ricevuta. 

“Stavamo discutendo dell’addizionale comunale Irpef, avevo espresso la mia contrarietà nell’intervento – spiega Nadia D’Introno, la consigliera presa di mira, a Repubblica –. Ma poi il consigliere ha cercato di spostare l’attenzione sottolineando la spaccatura interna alla maggioranza e ho chiesto alla presidente di tornare sul punto, quando lui mi ha zittita”.

Un modo di fare “inconcepibile” per cui c’è chi si sente autorizzato a reprimere il dissenso con violenza, anche se solo verbale, protetto da un contesto in cui certi atteggiamenti di solito non solo sono consentiti ma spesso addirittura incentivati.

Stavolta si è tentato di mettere a tacere una donna – “Se si è donna, in Italia si muore anche di linguaggio. È una morte civile, ma non per questo fa meno male” diceva appunto Murgia –, poco tempo fa, a suon di manganelli, gli studenti che manifestavano pacificamente a favore della Palestina, ancora prima altri giovani che protestavano contro la censura in Rai di chi chiede lo ‘Stop al genocidio’. 

Stavolta è andata bene, la prossima, perché ci sarà una prossima, chissà...