Mentre la storia fa ancora parlare di sé, con le ferme condanne dal mondo della politica senza distinzione partitica, le indagini e il percorso giuridico fanno il loro corso. E spesso seguono una strada diversa dal cosiddetto “processo mediatico”.
I quattro giovani indicati come i responsabili dell’aggressione avvenuta a Roma ai danni di una coppia gay, “sono consapevoli e pentiti” per quanto accaduto, ma “non sono mai stati animanti da intenti discriminatori o sentimenti omofobi”. A precisarlo è il legale che li difende, l'avvocata Annamaria Altera, che ha poi sottolineato che “la lite è nata da un diverbio per motivi attinenti alla viabilità stradale e non per questioni discriminatorie”.
Dopotutto il motivo, se non attenua la gravità dell’accaduto nell’immaginario collettivo, nelle coscienze delle persone, potrebbe farlo però in tribunale dove, tra l’altro, non ci si può appellare a una legge contro l’omofobia, semplicemente perché in Italia non c’è.
D’altra parte il processo mediatico è arrivato a sentenza in tempi record. Il video è diventato virale in pochissime ore dopo la pubblicazione, suscitando l’indignazione e la partecipazione di molti.
Il presidio sul luogo dell’aggressione
"Grazie alle numerose segnalazioni ricevute che abbiamo fornito agli inquirenti siamo riusciti a far identificare i 4 aggressori – hanno fatto sapere ieri quelli di Gay Help Line – Continuiamo a incoraggiare chi ha visto qualcosa a dare la propria testimonianza, che sarà utile per chiarire il quadro dei fatti e le responsabilità individuali. Lasciamo ora che il sistema delle tutele faccia il suo corso, facendo attenzione a ricordare che nel nostro Paese non è ancora prevista na legge specifica per atti di odio omotransfobico. Questo vuol dire che in sede giuridica non si terrà conto delle ragioni che hanno scatenato e determinato la violenza, quella violenza che ci ha fatto indignare. Significa che, pur stabilite le responsabilità penali, questo episodio non potrà essere registrato e annoverato in un sistema di monitoraggio istituzionale dei crimini d'odio omotransfobici. Per questa ragione la risposta pubblica generata da questo episodio ha grande valore: la cultura del rispetto e della solidarietà tra tutte le comunità può concretamente cambiare le cose, ispirando azioni concrete. Con questo obiettivo invitiamo tutti alla partecipazione al presidio di attivazione contro la violenza, mercoledì 24 luglio ore 19 un sit-in nel luogo della aggressione".