Alloggi agevolati per gli sposi oppure cure post-parto scontate per le neomamme; e poi persino un "pagamento per il bambino" di 2.250 dollari ad ogni neonato. Negli ultimi anni le varie amministrazioni che si sono succedute al governo della Corea del Sud hanno tentato praticamente di tutto per convincere le donne ad avere figli. Iniziative di ogni genere, che però non hanno dato i risultati sperati.
Perciò ora anche le aziende sudcoreane si stanno impegnando in questa sorta di missione per la sopravvivenza, cercando di arginare una crisi demografica che potrebbe vedere la forza lavoro del Paese dimezzarsi entro 50 anni. Alcune imprese quindi si sono impegnate a versare milioni di dollari in bonus per il personale che diventa genitore.
Questi sforzi sono stati elogiati dal presidente sudcoreano Yoon Suk Yeol, che questa settimana li ha definiti “molto stimolanti”. Secondo la sua portavoce il presidente ha esortato i funzionari a proporre “agevolazioni fiscali e altre misure di sostegno per incoraggiare queste azioni volontarie da parte delle imprese per favorire i parti”. Anche nel suo discorso per il Capodanno 2024, Yoon ha sottolineato come il crollo demografico sia una delle maggiori sfide per la potenza economica asiatica.
“In un momento in cui il potenziale di crescita del Paese continua a diminuire a causa del basso tasso di natalità, dobbiamo attuare riforme strutturali per aumentare la produttività complessiva della nostra società – ha dichiarato il Capo di Stato –. Abbiamo bisogno di un approccio completamente diverso per scoprire le cause e trovare le soluzioni al problema [della bassa natalità]”.
La crisi demografica
Il tasso di fertilità della Corea del Sud è rimasto costantemente basso per anni, allontanandosi sempre di più dal cosiddetto ‘tasso di sostituzione’ di due figli per donna necessario per mantenere una popolazione stabile senza apporto dalle migrazioni. I dati sulla natalità, cronicamente bassi, ultimamente suscitano forti preoccupazioni per l'invecchiamento della popolazione – con i conseguenti costi sanitari e pensionistici – e per l’aumento dell'onere sociale.
Nonostante gli sforzi dell’esecutivo sudcoreano, il tasso di fertilità è quindi destinato a scendere ulteriormente a 0,65 entro il 2025, secondo le stime ufficiali di Statistics Korea. Ciò è dovuto in gran parte allo stress esercitato sulle donne, dicono gli esperti, perché queste devono affrontare un'enorme pressione sociale e una dilagante discriminazione sul posto di lavoro se vogliono fare carriera pur avendo figli. Lo scorso anno la Corea del Sud si è classificata al 105° posto su 146 Paesi in termini di parità di genere, secondo il Global Gender Gap Report del World Economic Forum.
Si prevede che la popolazione del Paese, attualmente di 51,6 milioni di abitanti, diminuirà del 30% fino a 36,2 milioni. Ma il peggio è che la popolazione diventerà anche nettamente più anziana.
Il bonus milionario per chi fa figli
La Booyoung Group, azienda di costruzioni con sede a Seoul, dopo aver assegnato 5,25 milioni di dollari ai suoi dipendenti per i 70 bambini nati dal 2021, prosegue con l’iniziativa: tutti i dipendenti, sia uomini che donne, hanno diritto a ricevere 75.000 dollari ogni volta che hanno un figlio, senza alcun vincolo o differenza di genere. “Continueremo a fare il possibile come azienda per risolvere il problema della bassa natalità”, ha dichiarato la scorsa settimana il presidente Lee Joong-keun, 83 anni.
Anche altre imprese del Paese stanno offrendo bonus in denaro spiega in un’inchiesta il Washington Post, anche se non così generosi come quelli di Booyoung. I pagamenti sono pensati per aiutare i dipendenti a formare una famiglia senza però rinunciare alla loro carriera. Un’idea che, qui da noi in Italia, sembra entrare solo ora nella mentalità comune, anche se non completamente, visto che nonostante il drastico calo di natalità si assiste anche a una costante diminuzione delle donne madri che tornano al loro impiego dopo la nascita dei figli. Anche Corea "Le ragioni principali del calo delle nascite sono l'onere finanziario della cura dei figli e le difficoltà di conciliare la vita lavorativa e quella familiare", ha spiegato Lee durante un evento aziendale.
Le altre iniziative delle aziende
L'offerta della sua azienda è molto più generosa di quella della Hyundai Motor, la più grande casa automobilistica della Corea del Sud, conosciuta anche in Occidente, che l'anno scorso ha lanciato una task force dedicata a incentivare le nascite dei dipendenti: questa offre fino a 3.750 dollari per ogni nuovo bambino.
Anche Posco, il principale produttore di acciaio del Paese, offre la stessa cifra in bonus per i neonati dei dipendenti (maschi o femmine che siano non cambia). Il quotidiano statunitense racconta anche che il presidente di questa impresa, Choi Jeong-woo, l'anno scorso ha fatto visita di persona a un dipendente che sta crescendo quattro gemelli, consegnandogli a mano un regalo in denaro e un passeggino per i nuovi genitori.
La prospettiva di un mercato interno più piccolo, di una forza lavoro in calo e di un rallentamento economico è “catastrofica sia per il settore pubblico che per quello privato della Corea del Sud”, ha affermato Yoon In-jin, professore di sociologia presso la Korea University di Seoul.
Se gli incentivi finanziari avranno magari un impatto positivo sulla fertilità, rimane però una domanda senza risposta: i pagamenti in contanti non sono accessibili né sostenibili per molte aziende sudcoreane, soprattutto per quelle di piccole e medie dimensioni, ha detto l'accademico Yoon. Ma soprattutto, la cultura aziendale del Paese, dominata dagli uomini, deve cambiare radicalmente a favore delle donne lavoratrici. "Le coreane inizieranno a fare più figli se non dovranno sacrificare la loro carriera".