La Corte Suprema degli Stati Uniti si schiera contro i diritti delle persone Lgbtq+. I giudici, venerdì 30 giugno, hanno infatti dato ragione alla web designer cristiana Lorie Smith, del Colorado, che rifiuta di creare siti per celebrare nozze gay. Lo riportano i media americani. La legge sui diritti civili dello Stato, che obbliga le imprese e le organizzazioni a trattare in modo paritario le coppie dello stesso sesso, secondo la super maggioranza conservatrice della corte viola il diritto alla libertà di parola. La decisione è stata presa con 6 voti a favore e tre contrari, quelli dei liberal.
Intanto nuove rivelazioni gettano ombre sulla vicenda: "Stewart", l'uomo che avrebbe chiesto alla web designer i suoi servizi per il suo matrimonio gay, in realtà è sposato con una donna da 15 anni e non si è mai rivolto a Lorie Smith. Lo rivela Cnn, che ha è stata in grado di rintracciare lo 'Stewart' identificato nel caso su cui si è pronunciata la Corte Suprema. L'uomo ha lavorato infatti per la testata in passato e ha detto al network di "non conoscere Mike", il presunto fidanzato con cui avrebbe dovuto sposarsi. "Non ho mai chiesto a nessuno il design di un sito. Non l'ho mai contattata", aggiunge.
Il caso della web designer contro i matrimoni gay
Smith, titolare di un'agenzia che crea siti web si è rivolta ai saggi americani perché riteneva di avere il diritto di rifiutare i suoi servizi per le nozze tra coppie omosessuali, in base al Primo Emendamento. Nella sua attività quotidiana ha anche clienti gay, ma per quanto riguarda i matrimoni vuole limitarsi alle unioni eterosessuali. A inizio 2022 Lorie si era rivolta alla corte distrettuale, rivendicando la superiorità delle sue convinzioni religiose. "Non può creare siti web che promuovono messaggi contrari alla sua fede. Così come non può lanciare messaggi che giustificano la violenza o promuovono l’immoralità sessuale, l’aborto o il matrimonio tra persone dello stesso sesso" sostenevano i suoi legali. "Il Colorado vuole costringere un individuo a esprimersi in modalità in linea con il punto di vista" dello stato "ma contro la sua coscienza su un tema rilevante", afferma Neil Gorsuch, il giudice che ha scritto il parere per la maggioranza della Corte Suprema. La decisione rappresenta quindi una vittoria per i gruppi religiosi e, allo stesso tempo, un duro colpo per i diritti Lgbtq, perché potrebbe aprire la porta a imprese che rifiutano il servizio ad alcune coppie in base alla loro sessualità, alla razza o alla religione, al genere o alla disabilità di un cliente.La reazione dei giudici liberali
"Oggi è una giornata triste per la legge costituzionale in America e per le vite degli Lgbtq. La Corte Suprema, per la prima volta nella sua storia, dichiara che un'attività aperta al pubblico ha il diritto costituzionale di rifiutare servizi a una classe protetta". Lo afferma la giudice Sonia Sotomayor esprimendo il suo dissenso, e quello dei saggi liberal, sulla decisione di schierarsi con la web designer del Colorado che si oppone a offrire i suoi servizi per le nozze gay. La sentenza ha come effetto quello di identificare i gay e le lesbiche con un "status di seconda classe", aggiunge Sotomayor.Il parere di Biden e della vicepresidente Harris
Anche il presidente Joe Biden, in una nota diffusa dalla Casa Bianca, si dice deluso: "In America nessuno dovrebbe affrontare la discriminazione a causa di chi ama. La decisione deludente della Corte Suprema arriva dolorosamente nel mese del Pride in cui milioni di americani in tutto il Paese si sono uniti per celebrare la forza e resilienza della comunità Lgbtq+". E ancora, secondo lui questo verdetto "indebolisce le leggi che da tempo proteggono tutti gli americani dall'essere discriminati in ambito pubblico, incluse persone di colore, persone con disabilità, a causa della fede, e le donne". Biden ha affermato quindi che la sua amministrazione "lavorerà anche con gli Stati di tutto il Paese per contrastare i tentativi di ridurre le protezioni dei diritti civili che potrebbero seguire questa sentenza". "La promessa di democrazia - conclude - è minacciata". Dello stesso parere anche la vicepresidente Kamala Harris, che ha dichiarato che la sentenza della Corte contro la legge del Colorado "minaccia il progresso futuro". La decisione, infatti, "si discosta da decenni di giurisprudenza creando un'eccezione alle protezioni contro la discriminazione".By freeing millions of Americans from the crushing burden of student debt: More homes would have been bought. More businesses would have been started. More couples would have had the confidence to start families. The Republican elected officials who sued us blocked all of it.
— President Biden (@POTUS) July 1, 2023