Se pensavamo fosse arrivato a toccare il fondo, forse ci sbagliavamo. Questa volta si è andati oltre il baratro. Donald Trump ha deciso di smantellare i programmi DEI (diversity, equity e inclusion) dal suo primo giorno di insediamento alla Casa Bianca, marginalizzando di fatto tutte le categorie invisibilizzate e rendendole strumento della sua becera propaganda.
Dopo aver dichiarato l’immigrazione un’“emergenza nazionale”, promettendo di limitare il diritto di asilo e parlando di deportazioni di massa, ha reso pubblico il mantenimento della sua promessa divulgando attraverso i suoi profili video di immigrati in catene costretti al rimpatrio. Ha ammesso di voler limitare i diritti sessuali e riproduttivi delle donne, ha cancellato i programmi di supporto alla salute globale per malati di AIDS e persone HIV positive e ha deciso di tagliare programmi di diritto alla salute per milioni di persone povere e vulnerabili. Facendo della guerra alla “follia gender” una priorità del suo programma politico, ha duramente colpito la comunità Lgbt+, ribadendo l’esistenza (per lui) di soli due sessi ed escludendo le persone transgender e non binarie dalla partecipazione alla vita pubblica. Infine, ha negato il ruolo delle politiche ambientali, uscendo dagli Accordi di Parigi per il clima, e dichiarato di voler ripulire la Striscia di Gaza dai palestinesi, inneggiando di fatto a una pulizia etnica.
Ieri, 30 gennaio, l’ultimo capitolo di questa escalation: le persone con disabilità.
Le dichiarazioni di Trump
Dopo l’incidente aereo a Washington che ieri ha coinvolto un volo di linea civile e un elicottero militare, provocando 67 vittime, Trump è entrato in conferenza stampa attaccando i suoi avversari politici. Prima ancora dell’inizio delle indagini ha dichiarato che “la responsabilità dell’incidente sia da attribuire alle politiche di diversità e inclusione (approvate dai suoi predecessori) della Federal Aviation Administration (FAA), l’ente preposto alla sicurezza aerea, per aver portato all’assunzione di persone non qualificate, con disabilità fisiche o psichiche, come controllori di volo”. Secondo la sua prospettiva, dovrebbero essere assunte solo persone altamente intelligenti e psicologicamente superiori.
Quando gli è stato chiesto come potesse legare la tragedia alla politica sulla diversità, il despota ha risposto: “Perché ho il buon senso. Per certi tipi di lavoro – ha aggiunto – serve la capacita' più alta”.
“Io ho messo la sicurezza al primo posto, loro la politica”, ha detto poi scagliandosi contro Barack Obama e Joe Biden, prima di attaccare anche il ministro dei Trasporti uscente, Pete Buttigieg: “Sai quanto è andato male tutto da quando ha diretto il Dipartimento dei trasporti? Era un disastro. È stato un disastro come sindaco ed è stato un disastro come ministro”.
Buttigieg ha poi risposto alle accuse, definendo “spregevole” l’intervento del presidente “mentre le famiglie delle vittime sono in lutto”. “Trump dovrebbe guidare il Paese, non mentire – ha aggiunto –. Abbiamo messo la sicurezza al primo posto, aumentato il controllo del traffico aereo e non abbiamo incidenti di aerei commerciali su milioni di voli sotto il nostro controllo”.
L’appello di CoorDown
“La scelta di usare la disabilità come capro espiatorio, additare intere categorie di persone come causa di un evento gravissimo e doloroso, non è causale. Fa parte di una strategia consapevole e esplicitamente diretta a annullare conquiste e diritti, frutto di anni di battaglie delle persone con disabilità. La disabilità non è un errore del sistema da cancellare”. Sono queste le parole riportate dal comunicato stampa di CoorDown, l’associazione che si occupa di difendere i diritti delle persone con sindrome di Down.
Martina Fuga, presidente della Onlus, spiega che “Queste dichiarazioni non sono soltanto scioccanti, disumanizzanti e discriminatorie: rappresentano un pericoloso passo indietro, un segnale che rischia di consolidare pregiudizi ancora radicati in chi crede che la disabilità sia un limite piuttosto che una risorsa, e che l’inclusione sia un’ideologia che minaccia la meritocrazia e la qualità del lavoro. Dietro queste parole c’è una visione distorta di meritocrazia, che ignora i dati e le ricerche – ha aggiunto –: le persone con disabilità che lavorano nelle istituzioni, come in ogni altro ambito, vengono selezionate e impiegate in base alle competenze, alle qualifiche e al rispetto di standard rigorosi”.
La nota si conclude con un appello che invita alla resistenza e all'azione collettiva: “Le persone con disabilità, tutte le disabilità, insieme alle loro famiglie e comunità non accetteranno passivamente che il mondo venga disegnato da pochi per pochi. Resisteremo. È il momento di unire le nostre voci, di non indietreggiare nonostante il dolore e la rabbia. CoorDown insieme a tantissime realtà, associazioni, reti sarà in prima linea a costruire e affermare un mondo più giusto, più equo e più inclusivo”.