Donald Trump fremeva da mesi. Tra i vari deliri a cui siamo stati (purtroppo) costretti a essere indirettamente partecipi durante l’insediamo del nuovo inquilino alla Casa Bianca, le notizie più preoccupanti, tralasciando per un attimo il braccio teso di Musk che anticipa a cosa andremo incontro da questo momento in poi, riguardano la firma dei primi ordini esecutivi, ovvero quei provvedimenti con effetto immediato siglati dopo il giuramento.
Dalla promessa di un ritorno all’“età dell’oro” all’attacco diretto nei confronti delle persone transgender e non binarie. Dalla grazia concessa ai 1.5000 rivoltosi protagonisti dell’assalto a Capitol Hill del 6 gennaio 2021 al ritiro dall’Oms e dagli accordi di Parigi. Questi, sono solo alcuni dei 50 provvedimenti firmati lunedì 20 gennaio, dal 47° presidente degli Stati Uniti, che comprendono anche la revoca di 78 sottoscritti dal suo predecessore, Joe Biden: mai come ieri nella storia statunitense era successo che ne venissero firmati così tanti il primo giorno di presidenza.
Abolizione dei programmi di diversità, equità e inclusione
Proprio nel giorno dedicato al ricordo di Martin Luther King, che oggi probabilmente si starà rivoltando nella tomba, Trump ha smantellato i programmi sulla DE&I (acronimo che sta per diversity, equity, inclusion) adottati fino a questo momento e introdotti per tutelare i gruppi sottorappresentati nelle procedure di assunzione e di formazione, definendoli “radicali” e uno “spreco di denaro pubblico”. Una delle prime disposizioni riguarda, infatti, l’abrogazione del decreto che richiedeva alle agenzie federali di estendere i divieti di discriminazione sessuale per includere l’orientamento sessuale e l’identità di genere, e del provvedimento che consentiva alle persone transgender di prestare servizio nelle forze armate statunitensi.
L’oligarca ha inoltre firmato un ordine esecutivo in cui ha affermato che, “per proteggere le donne dall’ideologia gender” (spunto a cui i nostri politici non tarderanno a rifarsi), esisteranno solo due generi, quello maschile e quello femminile, definiti come “immutabili e biologicamente fondati”, escludendo di fatto una consistente parte della popolazione i cui diritti e le libertà individuali saranno inevitabilmente messi a repentaglio. La direttiva radicale impone cambiamenti con conseguenze immediate e di vasta portata: imponendo alle agenzie federali di revisionare le pratiche burocratiche e rimuovere i riferimenti all’identità di genere, tutti i documenti d’identità rilasciati dal governo riporteranno solo il sesso biologico assegnato all’individuo alla nascita, abolendo dunque l’opzione del terzo genere, introdotta dall’amministrazione Biden nel 2021.
Tra le varie misure che riguardano l’introduzione di questo retrogrado provvedimento, il divieto alle donne transgender di accedere a spazi femminili in centri di detenzione e carceri, agli uomini transgender di competere negli sport femminili, e la revisione della sentenza Bostock v.Clayton County (2020), che proteggeva le persone LGBTQ+ dalla discriminazione lavorativa. Per finire in bellezza la revoca dei finanziamenti federali alle strutture sanitarie per l’affermazione di genere, che i professionisti medici, tra cui l’American Medical Association, hanno identificato come salvavita.
Immigrazione come “emergenza nazionale”
Con uno dei primi ordini esecutivi Trump ha dichiarato lo stato di “emergenza nazionale” al confine meridionale con il Messico, ordinando all’esercito di “sigillare” tutta la zona e rilanciando gli sforzi per ultimare la costruzione del muro di confine. Ha bloccato temporaneamente l’ingresso di tutti i richiedenti asilo al confine e ha istituito nuovamente l’obbligo di attendere in Messico che la propria domanda venga esaminata. Ha inoltre firmato un provvedimento con l’intento di non dare più la cittadinanza statunitense ai bambini nati su suolo americano da persone migranti senza permesso di soggiorno.
Il tycoon ha poi disposto la sospensione immediata della US Customs and Border Protection, l’app che consentiva ai migranti di notificare all’ufficio di frontiera l’intenzione di entrare negli Stati Uniti e di programmare appuntamenti con le autorità per inoltrare una richiesta asilo. Il sistema è stato disattivato già ieri mattina e tutti gli appuntamenti già dati sono stati cancellati.
Ma niente di nuovo rispetto al suo primo mandato; questa volta si è spinto oltre. Tra le misure adottate c’è anche la designazione delle gang e dei cartelli del crimine organizzato del centro America come organizzazioni terroristiche straniere, attribuendo agli attraversamenti la responsabilità dello spaccio di droga dilagante negli Usa e del traffico di esseri umani.
Ma il delirio di onnipotenza di Trump non finisce qui: per completare il suo quadro ha anche firmato una disposizione che rinomina il Golfo del Messico in Golfo d'America e un’altra che “restituisce” al Monte Denali (così denominato da Barack Obama), in Alaska, la denominazione originale di Monte McKinley, in onore del presidente William McKinley, repubblicano assassinato nel 1901.
"Drill, baby, drill” e ritiro dall’Oms
"Scava, baby, scava”: è questa la formula che l’ormai nuovo presidente si diverte a ripetere nei suoi deliranti comizi. La frase rimanda alla volontà di estendere le trivellazioni nelle aree protette, aumentare la produzione petrolifera in Alaska e raddoppiare l’uso dei combustibili fossili negli Usa, eliminando anche alcuni incentivi economici alla produzione di energia rinnovabile, intenzione concretizzata dalla rinnovata diserzione dagli accordi di Parigi sul clima del 2015.
“La crisi dell’inflazione è stata causata da una massiccia spesa eccessiva e dall’aumento dei prezzi dell’energia – ha ribadito Trump nel suo discorso – Ecco perché oggi dichiarerò anche un’emergenza energetica nazionale. Trivelleremo”.
Come se non bastasse il leader repubblicano ha avviato il percorso per l’uscita degli Stati Uniti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Il testo dell’ordine esecutivo cita come motivi per il ritiro “la cattiva gestione da parte dell’organizzazione della pandemia Covid che ha avuto origine a Wuhan, in Cina, e di altre crisi sanitarie globali, l’incapacità di adottare le riforme urgentemente necessarie e l’incapacità di dimostrare l’indipendenza dall’inappropriata influenza politica degli Stati membri dell’Oms”. Trump ha poi accusato l’organizzazione di aver aiutato la Cina a nascondere le origini del Covid-19 e a permetterne la diffusione.