“Discriminate e umiliate: ci passano avanti nelle assunzioni perché siamo incinta”

Lo sfogo di una delle infermiere vincitrici del concorso pubblico della regione Lazio a Repubblica

di Redazione Luce!
4 dicembre 2024
Infermiera in gravidanza (immagine di repertorio)

Infermiera incinta

"Il governo incita ad avere figli e poi già ci sono varie problematiche, quindi magari ci si mette un po’ per fare un figlio. Poi una rimane incinta e si ritrova anche discriminata in questo modo. È molto umiliante”. Sono parole amareggiate, pronunciate al quotidiano la Repubblica, quelle di una donna risultata tra le vincitrici del concorso pubblico per infermiere da inserire in varie strutture sanitarie del Lazio, che si è però vista passare avanti nelle assunzioni da persone arrivate anche più indietro di lei nella graduatoria. Ma lei è incinta, loro no.

Lo sfogo della donna, che puntava a entrare in uno degli ospedali per cui era stato bandito il concorso, come Asl Roma 2, Asl di Rieti, l'Ifo e l'azienda ospedaliera San Giovanni Addolorata, traccia un quadro discriminatorio assurdo, visto che non si tratta di un solo caso ma ci sono altre che come lei sono state invitate a prendere servizio e firmare il contratto dopo la maternità, a differenza dei colleghi maschi o di donne non in gravidanza. Anche se la loro è appena agli inizi, quindi avrebbero magari diritto ad essere assunte subito per poi seguire il percorso verso la maternità già all’interno dell’occupazione per la quale si sono candidate.

"Uno cerca di entrare in un ospedale pubblico essenzialmente perché appunto pensa che sia un posto più tutelato magari rispetto alle realtà private – racconta in anonimato al quotidiano –. Ha studiato tanto, è durato tanto il concorso, quindi poi dice: ‘Cavolo, sono rientrata tra i primi posti, wow!’. E invece poi uno si ritrova che le altre persone, anche più in basso di te in graduatoria vengono assunte subito e tu invece vieni rimandata a data da destinarsi solamente perché incinta”. 

Poi spiega che “dopo che il sindacato ha mandato una prima diffida siamo state almeno convocate per le visite mediche: c’è chi le ha fatte, c’è chi ancora le deve fare, però anche chi ha fatto queste visite mediche non è stato comunque assunto. Anzi c’è addirittura chi ha fatto la visita e ha chiamato per prendere appuntamento per la firma del contratto, gli è stata data e poi è stata disdetta solo perché appunto era incinta. Quindi come se fosse proprio… è una discriminazione”, afferma. 

Ed effettivamente basta fermarsi un attimo a guardare il quadro più ampio: alle donne in Italia è chiesto essenzialmente di diventare madri e per le lavoratrici di farsi in quattro per occuparsi della casa e dell’accudimento dei loro bambini e poi anche di tenersi il posto. “Già una è in un momento sensibile per una donna, come la gravidanza, poi dover sentirsi anche umiliate, neanche avessimo la peste, uno non se lo aspetta dallo Stato”, conclude l’intervistata.

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