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“Nel sonno sognavo di mangiare e mi svegliavo con i sensi di colpa”

Il disturbo alimentare le ha rubato l'adolescenza: “Facevo in su e giù nella via sotto casa, anche d'estate. Una volta sono svenuta”. Oggi, a 20 anni, sta meglio grazie all'aiuto specialistico: “Non è stato facile, la malattia è comoda. Poi ho capito che non hai bisogno di lei per sentirti amata”

di TERESA SCARCELLA -
15 marzo 2024
Disturbi alimentari, la testimonianza di una giovane

Disturbi alimentari, la testimonianza di una giovane

Quando hai 15 anni e hai qualche chilo in più rispetto alle tue amiche, ti senti quasi fuori posto, più grande della tua età, ingombrante. Ti senti tutti gli occhi addosso, giudicata e quando arrivano veramente i primi giudizi pensi: “hanno ragione”. Succede a molte così. E' successo così a lei, di cui non diremo il nome per rispetto della sua giovane età. Ha quasi 20 anni, è di Lucca e ha deciso di raccontarci la sua storia, nella speranza che possa servire a qualcuno.

La testimonianza della giovane

E' iniziato che volevo perdere qualche chilo. Ero in seconda superiore, i miei compagni e il mio fidanzatino mi dicevano che ero grassa , che aveva la cellulite. Ho colto l'occasione della quarantena per iniziare la dieta. Ero seguita da una nutrizionista e seguivo tutto alla lettera, minuziosamente, pesavo tutto, avevo un'app che mi contava le calorie , è stata la mia rovina. Facevo anche  40 minuti di camminata al giorno, col sole o con la pioggia, se non le facevo mi sentivo in colpa. Perdevo  peso abbastanza velocemente e questo mi piaceva. Il mio maggior nemico era l'olio:  ho iniziato a condire sempre meno fino ad eliminarlo completamente.

Le persone mi facevano notare che stavo dimagrendo troppo, ma ormai avevo perso il controllo: provavo soddisfazione nel vedere il numero sulla bilancia scendere . Le energie diminuivano, ero sempre stanca e avevo difficoltà a fare anche le scale. Facevo karate, ma la malattia mi fatto smettere, non riuscivo più a fare nulla. E' stato il mio allenatore a consigliare a mia madre di portarmi da una specialista. Così ha fatto. Ha chiesto aiuto all'associazione Acca Lucca ”.

Com'è stato l'approccio alla terapia?

“Ci sono andata contro la mia volontà, all'inizio ero arrabbiata. I colloquio con la psicologa li facevo tanto per fare, dicevo cose superficiali e frasi fatte. Poi quando ho iniziato a capire che quella persona che aveva davanti mi ascoltava davvero , mi capiva e non mi giudicava , ho iniziato ad aprirmi sempre di più”. 

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I giudizi e gli occhi della gente

Cosa provavi in ​​quel periodo?

“Oltre al dolore mentale, il più grande che io abbia mai provato fino ad oggi, ho avuto anche problemi fisici, per tre anni non ho avuto il ciclo mestruale e questo ha portato delle complicanze. Ho avuto un principio di osteoporosi, tant'è che una volta sono caduta e mi sono rotta due vertebre. Ho continuato  a negare per tanto tempo. Il periodo più buio è durato un annetto e mezzo, è lì che  sono arrivato a pesare 40 kg, ma continuavo a vedermi grassa.

Le stesse persone che mi dicevano che ero in carne, hanno iniziato a dirmi che ero troppo magra, ma a a me non importava. Stavo ferma davanti allo specchio, mi guardavo la pancia, le ossa ed ero soddisfatta . La mia vita era contare le calorie e basta, non andavo a cene o compleanni, non vedevo più le mie amiche, mi ero isolata. Ricordo che spesso mi capitava di sognare di mangiare e mi svegliavo con i sensi di colpa. Poi tiravo un respiro di sollievo quando capivo che era solo un sogno. Non rinunciavo alle camminate, anche alle 14 d'estate. Il caldo non lo sentivo, avevo perennemente freddo. Facevo in su in giù nella via sotto casa. Fino a quando poi un giorno sono svenuta e da lì mi hanno impedito di farle”. 

“Non volevo crescere”

Il rapporto con i tuoi genitori com'era in quel periodo?

“I miei genitori mi sono sempre stati vicini, non senza difficoltà. Per loro all'inizio era solo un capriccio estetico. La loro generazione non capisce molto la salute mentale. Per me dietro l'obiettivo estetico c'era molto altro. Era un modo per non crescere, per mantenere il corpo piccolo e indifeso, in cerca di protezione. Per i genitori è veramente dura vedere un figlio che si sta annullando e non poter fare nulla , è giusto infatti che anche loro abbiano supporto. Li ho visti tante volte piangere, implorarmi di mangiare e questo mi faceva arrabbiare ancora di più. Si sono dedicati completamente a me, trascurando mio fratello, verso il quale mi sento anche in colpa. Per fortuna lui ha capito che in quel momento ne avevo bis ogno”.

Quando ti sei reso conto di avere un problema?

“Quando mi hanno detto che mi avrebbero recuperata. Io già non ne parlavo molto del mio disagio, mi vergognavo. L'idea di perdere la scuola, di essere recuperata in ospedale, mi ha fatto vergognare ancora di più. Li ho capito che c'era qualcosa che non andava”.

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La paura di guarire

E' stato difficile iniziare a mangiare un po' di più?

"Ho avuto alti e bassi, non sono stata lineare. Magari c'erano giorni in cui mangiavo un po' di più, ma quando le persone accanto a me mi dicevano 'brava', mi spaventavo. Avevo paura di guarire . Alla fine la malattia fa comodo , ti fa sentire l'affetto, di avere il potere in mano. Avevo il terrore di perderlo. Quindi tornavo indietro. Il punto di svolta è stato quando mi sono fidanzata. Mi sono sentita accettata e amata per quello che ero . Lì ho capito che il mio peso non era importante per ricevere amore”.

Adesso vieni stai? Che rapporto hai con il cibo? Se posso chiedertelo...

“Adesso sono stabile. Ovviamente ci penso ancora ogni tanto. Secondo me non si esce mai del tutto da certi meccanismi una volta che ci cadi. Le calorie te le ricordi, le conosci bene, ti viene sempre da pensarci quando mangi. Molto meno di prima. Sto meglio. Sono cresciuta e quindi è venuta meno la voglia di rimanere piccola. Poi ho capito sul mio stesso corpo che la gente ti giudicherà sempre, avrà sempre qualcosa da ridere. Tanto vale non darle ascolto, a maggior ragione sull'aspetto fisico. Siamo diversi ed è giusto così. Chi ti ama davvero ti amerà in ogni caso . La malattia mi ha aiutato a capire chi mi vuole bene davvero”.

"Ho cancellato tutte le foto" 

Che ricordo hai di quel periodo della tua vita?

“Ho cancellato quasi tutte le foto che avevo. Ce n'è qualcuna in casa che però non riesce a guardare. Mi fanno stare maschio. Mi rendo conto di aver rinunciato a tante cose e di aver perso tanti momenti e occasioni della mia adolescenza che non torneranno indietro. Le canzoni che ascoltavo durante quelle lunghe camminate non riesco più ad ascoltarle oggi, mi portano alla mente quelle scene penose. Quel periodo è stato brutto”.