Disturbi alimentari, casi in aumento del 40%. Le donne sono le più colpite

In occasione della Giornata nazionale del Fiocchetto Lilla, il servizio di psicologia online Unobravo ha pubblicato una ricerca con l'obiettivo di sensibilizzare le persone e abbattere lo stigma. I dati sul territorio e l’importanta di agire anche a livello di salute mentale

di EDOARDO MARTINI
15 marzo 2024
Disturbi dell'alimentazione e della nutrizione

Disturbi dell'alimentazione e della nutrizione

Quali sono i disturbi dell'alimentazione più noti? E quelli più diffusi? Quante persone colpiscono in Italia? Sono solo alcune delle domande alle quali il servizio di psicologia online Unobravo, in vista della Giornata nazionale del Fiocchetto Lilla di oggi, 15 marzo, ha provato a dare una risposta attraverso i dati raccolti dall'Osservatorio sui disturbi della Nutrizione e dell'Alimentazione. 

Stando a quanto emerge anche dalle informazioni condivise dal Ministero della Salute, dal 2019 al 2021, gli accessi alle cure per disturbi della nutrizione e dell'alimentazione sono aumentati quasi del 40%. Oltre all'impatto sulla salute fisica degli individui, i disturbi della nutrizione e dell'alimentazione (Dan), come anoressia, bulimia nervosa e binge eating (disturbo da alimentazione incontrollata), coinvolgono anche la sfera psicologica della persona, spesso rimanendo latenti a livello sociale, con conseguente impatto sulla qualità della vita e sulla salute mentale delle persone che ne soffrono.

Giornata nazionale Fiocchetto Lilla
Giornata nazionale Fiocchetto Lilla

L'analisi, condotta su un campione della base utenti di Unobravo, fornisce una panoramica dei DAN in Italia, accendendo i riflettori sul tema e sull'importanza dell'adozione di strategie preventive, tra le quali gioca un ruolo chiave l'intraprendere un percorso volto al benessere psicologico, oltre che fisico. Emerge così che, tra le persone che affermano di non avere un buon rapporto con il cibo e con il proprio corpo, solo il 9,3% sostiene di avere già una diagnosi di disturbo del comportamento alimentare, mentre il restante 90,7% potrebbe essere alla ricerca di supporto psicologico per la prima volta.

Le regioni più colpite

Dall'analisi condotta osserviamo che la maggior parte delle persone alla ricerca di supporto psicologico per possibili Dan si concentra nelle due regioni più popolose dello Stivale: Lombardia (27,3%) e Lazio (11,1%). Proseguendo, le percentuali più alte si riscontrano in Emilia-Romagna (9,9%) e Veneto (8,9%), mentre si scende di qualche punto nel Sud Italia, a partire da Campania (6,3%), Sicilia e Puglia (entrambe al 4,2%). Considerando le singole province italiane, invece, la maggioranza di coloro che dichiarano di avere un rapporto problematico col proprio corpo si trova a Milano (12%), seguita da Roma (9,2%), Bologna (3,6%) e Napoli (3,3%). Inoltre, sul totale del campione, solo il 9,3% sostiene di aver ricevuto una diagnosi di disturbo del comportamento alimentare e il 7,2% afferma che lo stesso sia in fase di miglioramento.

Le donne e il cattivo rapporto con il cibo 

Arriviamo adesso ad un cliché che purtroppo riscontriamo anche in questa indagine. Come pensiero comune (e stereotipato) vuole, infatti, le persone che sostengono di non avere un buon rapporto con il cibo e con il proprio corpo sono principalmente le donne (79,4%) e i soggetti con meno di 33 anni (64,5%), con una concentrazione maggiore che si osserva nella fascia tra i 25 e i 32 anni (44,5%). E non c'è da meravigliarsi vista la costante insoddisfazione delle giovani ragazze verso il proprio fisico e vista la costante ricerca della perfezione che molto spesso porta ad un'interiorizzazione verso quell'ideale di magrezza che in realtà non esiste. Le donne in questa fascia d'età sono anche quelle che ricercano maggiormente un supporto psicologico per episodi di possibile binge eating disorder.

Tra le persone che esplicitano questo malessere (che rappresentano il 28,1% del totale degli utenti coinvolti nell'analisi) l'82,5% è composto da donne e il 45% di esse ha proprio tra i 25 e i 32 anni.  In conclusione, aiutarsi da soli non serve per cercare di migliorare il proprio rapporto con il cibo e con il proprio corpo. Quello che sicuramente è necessario è intraprendere un percorso di terapia psicologica per acquisire maggiore consapevolezza di sé e delle proprie emozioni. Un trattamento efficace, inoltre, può prevedere anche l'intervento di altri professionisti della salute come medici e nutrizionisti, che possono sostenere i pazienti aiutandoli a ristabilire abitudini alimentari più sane e a gestire eventuali problemi fisici causati dal disturbo.