Le procure vogliono annullare il riconoscimento delle famiglie arcobaleno. Se molti sindaci italiani hanno dichiarato di voler continuare a trascrivere i certificati di nascita dei figli nati da coppie che abbiano fatto ricorso alla gestazione per altri o da coppie di donne che abbiano fatto la fecondazione assistita all’estero, disobbedendo così al governo, alcuni tribunali italiani stanno invece alla lettera la circolare del ministero dell’Interno che invita a non registrare i genitori non biologici negli atti di nascita di figli nati con queste tecniche. “La comunità Lgbtqia+, e in special modo le famiglie arcobaleno, sono sotto attacco, lo ripetiamo ormai da tempo, ma questa volta da parole e minacce il governo è passato ai fatti” denuncia il Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli rendendo pubblico un fatto che sta accadendo a Padova. Qui la procura ha chiesto al Comune gli atti di nascita delle famiglie omogenitoriali registrati negli ultimi 6 anni, allo scopo di effettuare una rettifica. “Parliamo di 33 bambini riconosciuti ufficialmente dal sindaco Sergio Giordani e ai quali ora lo Stato, invocando cavilli burocratici, vorrebbe negare un genitore” denuncia ancora il Circolo. Da Padova a Bergamo, altro attacco alle famiglie arcobaleno. Il tribunale della città lombarda ha stabilito che dal certificato di nascita di una bambina di nove mesi dovrà essere rimosso il nome di una delle sue due madri. Il certificato che riportava i nomi di entrambe le donne come genitori era stato registrato dall’ufficio di stato civile di Bergamo lo scorso agosto dopo la nascita della bambina, che era stata concepita all’estero con la fecondazione eterologa (la procreazione assistita che si fa con la donazione esterna di gameti, in questo caso di spermatozoi). In Italia l’accesso a questa tecnica è permesso solo alle coppie eterosessuali sposate o conviventi: per questo molte coppie omosessuali e donne single che vogliono avere figli vanno a farla all’estero e chiedono poi il riconoscimento del legame di parentela in Italia.