Carrara, 18 ottobre 2024 – Un sogno tenuto stretto per lungo tempo: costruire una famiglia diventando finalmente papà. Il sogno raggiunto da Cristiano e Massimiliano, dopo una lunga odissea, oggi in Italia è reato. All’indomani dell’approvazione in Senato della proposta di legge FdI che rende la gestazione per altri un reato universale punibile anche per chi l’ha praticata all’estero, con pene fino a due anni reclusione e multe fino a un milione di euro.
“Dopo l’approvazione della proposta di legge, abbiamo ricevuto un messaggio da parte di Sarah, la nostra mamma portatrice: ‘È stato un onore portare Tommaso nella nostra famiglia. Lo rifarei altre mille volte’, ha scritto”. Si commuove solo al pensiero il carrarino Cristiano Fico, 48 anni, oggi residente a Prato con il marito Massimiliano Rossi e il piccolo Tommaso di appena due anni e mezzo. “La nostra è stata una gestazione per altri solidale e altruistica” racconta.
Il percorso di Gpa in Canada
“Nulla a che vedere con quello che ci imputa il Governo ovvero aver commesso un reato. Il nostro bambino è nato grazie alla scelta volontaria, autonoma e consapevole di una donna e dal nostro fortissimo desiderio di avere un figlio, dato che in Italia l’adozione per coppie omogenitoriali è tuttora illegale”, spiega Fico.
“Non è stato un percorso facile... Quella è una narrazione distorta e tossica. Abbiamo impiegato anni prima di trovare Sarah e iniziare un percorso conoscitivo con lei e la sua famiglia. Il primo viaggio in Canada, dove la Gpa è regolamentata e rispetta l’autodeterminazionone delle donne, è stato nel 2019. Poi c’è stato il Covid, le restrizioni, e siamo riusciti a raggiungerla nuovamente solo a giugno 2022, per la nascita di Tommaso: in quell’occasione la nostra permanenza è durata per più di un mese. È stato un percorso che ha coinvolto anche la sua famiglia, con cui abbiamo rapporti ottimi. Per Sarah, sposata e madre di 4 figli, è stato un dono: voleva aiutare un’altra coppia ad avere figli”, dice.
“Stigmatizzazione dei nostri figli”
Papà Cristiano è preoccupato non tanto per “l’applicazione della legge”, quanto per “la stigmatizzazione dei figli delle coppie omogenitoriali: da mercoledì sera mio figlio, come i figli di altri papà, per la legge italiana sono frutto di un reato, una dimensione difficile da comprendere. Questo non è un Paese civile”. E parla di “una scelta soprattutto identitaria, pensata per il suo valore simbolico, con problemi di impostazione giuridica che rendono complicato immaginarne le conseguenze concrete in modo preciso, almeno per ora. Mentre lo stigma resta. Perché sotto il medesimo ‘ombrello’ del principio di ‘giurisdizione universale’ sono punibili reati quali genocidio, crimini contro l’umanità e crimini di guerra, che nulla c’entrano con la gestazione per altri”.
“Non sono prodotti”
Cosa fa più paura? “Nostro figlio è ancora piccolo, ma penso a quei papà che hanno dovuto spiegare ai propri figli che si tratta esclusivamente di una battaglia ideologica e che sono nati dall’amore. E che non sono ’prodotti’. Le persone che usano determinate parole hanno una coscienza?”. Ora c’è da chiedersi cosa ne sarà di quelle coppie che, pur recandosi all’esterno in un Paese dove la Gpa è un diritto, rientrando in suolo italiano saranno punibili per legge (che non è retroattiva, ndr). “Nasce come deterrente per le coppie – aggiunge Fico –, ma sfido chiunque a credere che una legge possa superare l’amore dei papà”.