Tornano in piazza le Famiglie Arcobaleno per protestare contro la legge che criminalizza la maternità surrogata. Il testo della Legge Varchi arriva infatti al Senato per la discussione finale in aula. La manifestazione esprime la propria opposizione alla proposta di Fratelli d’Italia, che mira a rendere la fecondazione assistita con gravidanza per altri un reato universale per i cittadini italiani anche se effettuata in Paesi dove è legale e regolamentata.
Per questo l’associazione che riunisce le coppie omogenitoriali e tutte le persone che hanno scelto e lottato per diventare genitori, mamme e papà, contro chi per morale o fede o ideologia provava a impedire loro di farlo, alle 12 di oggi, in Piazza Vidoni a Roma, gridando contro chi prova a vietare questa possibilità, spesso unica.
Colpire le coppie Lgbt+
“Oggi in Senato la maggioranza dovrebbe approvare in via definitiva il ddl Varchi, che vieta la maternità surrogata. Se questa legge fosse stata in vigore quando Michael Jackson era vivo, la presidente Meloni avrebbe fatto arrestare anche il suo idolo, poiché Jackson ha avuto suo figlio Blanket tramite madre surrogata”, afferma Fabrizio Marrazzo, portavoce Partito Gay LGBT+, Solidale, Ambientalista, Liberale. “Questa legge ci riporta al medioevo, colpendo soprattutto le coppie Lgbt+. Infatti, solo le coppie Lgbt+, pur potendo accedere alla surrogazione solo in Paesi dove le donne sono tutelate e offrono il servizio in modo gratuito e volontario, sarebbero penalizzate”.
Queste, al rientro in Italia, con in mano un certificato che riporta due padri o due madri come genitori equivalenti di un bambino o una bambina, verrebbero infatti identificate e punite. “Le coppie eterosessuali, invece, potrebbero accedere a Paesi come la Russia o l'India, dove la su surrogazione sfrutta realmente le donne, ma al ritorno in Italia, con un certificato che riporta un padre e una madre, non verrebbero identificate e quindi non punite dalla legge”, prosegue Marrazzo.
Associazione Coscioni: “La legge è un moralistico manifesto politico”
Al fianco di Famiglie Arcobaleno ci sarà anche l’Associazione Luca Coscioni, che ha scelto di aderire alla manifestazione contro la legge Varchi. Tra gli esponenti sarà presente anche Filomena Gallo, avvocata e segretaria nazionale dell’associazione.
L’obiettivo della manifestazione è ribadire il sostegno alle famiglie, ai diritti dei bambini e delle bambine nati da GPA. L’Associazione Luca Coscioni chiede una legge che regolamenti anche in Italia la fecondazione medicalmente assistita con gravidanza per altri solidale, senza discriminazioni.
“Se questo testo dovesse essere approvato anche al Senato e diventare legge, sarebbe una legge ingiusta e discriminatoria, un moralistico manifesto politico – sostiene Gallo – . Se diventasse legge, verrebbe subito impugnata perché è giuridicamente inapplicabile in quanto ignora il principio della doppia incriminazione, che è alla base del diritto penale. Ovvero: per punire in Italia un reato compiuto in un altro Paese è necessario che sia considerato un reato anche lì. Le persone che dall’Italia accedono a queste tecniche in altri Paesi scelgono stati con normative che rispettano e tutelano i diritti delle persone coinvolte e il consenso libero della donna gestante è al centro delle tutele insieme ai nati. La nostra battaglia è per una legge che riconosca e tuteli i diritti di tutte le parti coinvolte – aggiunge – in un percorso di gravidanza per altri solidale, vietando lo sfruttamento e promuovendo l’autonomia e la libertà di scelta. Prima di tutti i diritti dei figli, delle bambine e dei bambini che sono nati grazie alla GPA, che dovrebbero essere protetti e non usati per una dichiarazione politica. Siamo pronti ad assistere nei tribunali e in ogni sede le persone che saranno vittime di questa legge ingiusta che non protegge le donne da possibili abusi ma colpisce solo le famiglie e i nati”.
Aggiunge Francesca Re, avvocata e consigliera generale della Coscioni: “L’Europa, con la modifica della direttiva cosiddetta ‘antitratta’ ha recentemente chiarito che la gravidanza per altri non può essere considerata sempre reato ma solo nelle forme che implicano abuso e sfruttamento. Questo significa che la scelta di introdurre un reato universale per tutte le forme di gravidanza per altri non è in linea con le scelte di politica criminale indicate dal Parlamento europeo”.
La rete europea e la petizione
Re a questo proposito ricorda che l’anno scorso è nata una rete europea a cui hanno aderito associazioni e rappresentanti istituzionali esteri, come la senatrice irlandese Mary Seery Kearney, per promuovere una regolamentazione della gravidanza per altri fondata sul rispetto dei diritti di tutte le persone coinvolte in questa tecnica riproduttiva, “i cui principi sono sintetizzati nel Manifesto per la gravidanza per altri pubblicato ad aprile scorso”.
L’Associazione ha inoltre lanciato una petizione – già firmata da 11062 persone – per chiedere al Parlamento una legge sulla gravidanza per altri solidale, superando il divieto attuale previsto dalla legge 40 che non protegge nessuno, ma espone a rischi e costi altissimi chi vuole intraprendere questo percorso. In questo modo il percorso sarebbe sicuro, controllato e regolamentato. La proposta è stata depositata lo scorso anno al Senato dal senatore Ivan Scalfarotto (Italia Viva) e alla Camera dei deputati dall’onorevole Riccardo Magi (+Europa).