L’Iran annuncia una clinica per ‘curare’ le donne che sfidano l’obbligo dell’hijab

Una nuova misura restrittiva per far rispettare il rigido codice di abbigliamento imposto e far fronte alle numerose violazioni. La mossa è stata descritta come “agghiacciante” da attivisti e gruppi per i diritti umani

di Redazione Luce!
14 novembre 2024
L'Iran annuncia l'apertura di cliniche per curare le donne che non rispettano l'obbligo di hijab

L'Iran annuncia l'apertura di cliniche per curare le donne che non rispettano l'obbligo di hijab

Lo Stato iraniano ha annunciato l'intenzione di aprire una struttura dove rinchiudere (o, meglio ancora – si fa per dire, internare) le donne che sfidano le leggi sul velo obbligatorio.  L'apertura di una “clinica per il trattamento della rimozione dell'hijab” è stata annunciata da Mehri Talebi Darestani, capo del Dipartimento per le Donne e la Famiglia del Comando di Teheran per la Promozione della Virtù e la Prevenzione del Vizio.

Il funzionario governativo ha dichiarato che questa offrirà “un trattamento scientifico e psicologico” per chi viola volontariamente il rigido codice di abbigliamento, che impone l’utilizzo obbligatorio del velo per coprirsi il capo. Insomma una sorta di cura forzata, dalle nostre parti si direbbe un Tso (trattamento sanitario obbligatorio) per spegnere le rivolte e fermare sul nascere l’impeto ribelle delle donne.

“Mossa vergognosa” e “Sarà una prigione”

Women without hijab cannot visit Iranian museums, monuments
Donne iraniane in preghiera (EFE-EPA/ABEDIN TAHERKENAREH)

Donne che, insieme ai gruppi per i diritti umani, hanno espresso una forte indignazione per l'annuncio. Sima Sabet, una giornalista iraniana che abita Regno Unito e che l’anno scorso è stata vittima di un tentato omicidio da parte di un gruppo di uomini della sua stessa nazionalità, ha definito “vergognosa” la nuova mossa governativa parlando al The Guardian. E aggiungendo che: “L'idea di istituire cliniche per 'curare' le donne senza il velo è agghiacciante; così le persone vengono escluse dalla società semplicemente perché non si conformano all'ideologia dominante”. Le fa eco una giovane iraniana, che ha scelto di parlare restando anonima: “Non sarà una clinica, sarà una prigione. Stiamo lottando per arrivare a fine mese e abbiamo interruzioni di corrente, ma questo Stato si preoccupa di un pezzo di stoffa. Se c'era un momento per tornare tutti in strada, è adesso o ci rinchiuderanno tutte”.

Paura e sfida

L'avvocato iraniano per i diritti umani Hossein Raeesi ha affermato che l'idea di una clinica per curare le donne che non rispettano le leggi sull'hijab non è “né islamica né allineata con la legge iraniana”. Ha inoltre affermato che è allarmante che la dichiarazione provenga dal Dipartimento per le Donne e la Famiglia, che ricade sotto la diretta autorità della Guida suprema, Ali Khamenei. La notizia però ha scatenato paura e sentimenti di sfida quando si è diffusa tra i gruppi di protesta “Donna, Vita, Libertà” e tra le studentesse. La scorsa settimana, ad esempio, il Centro per i diritti umani in Iran ha portato all’attenzione il caso di Roshanak Molaei Alishah, una donna di 25 anni che è stata arrestata dopo aver affrontato un uomo che l'aveva molestata per strada a causa del suo hijab. L'ong ha dichiarato che la sua posizione attuale è sconosciuta.

Donna Vita Libertà
L'annuncio ha scatenato allarme e paura tra i gruppi per i diritti umani e le attiviste di Donna Vita Libertà

L'annuncio dell'apertura della clinica arriva dopo che i media statali hanno riferito che la studentessa che si era spogliata, rimanendo in intimo e senza velo nel cortile dell’Università di Teheran, è stata trasferita in un ospedale psichiatrico. Le organizzazioni per i diritti umani, tra cui Amnesty International, affermano che esistono prove di torture, violenze e medicazioni forzate su manifestanti e dissidenti politici definiti mentalmente instabili dalle autorità e affidati a servizi psichiatrici statali. Gli attivisti hanno si dicono in allarme per la repressione delle donne che non rispettando alla lettera il codice di abbigliamento obbligatorio iraniano, affermando che c'è stata una recente ondata di arresti, sparizioni e chiusura di attività commerciali legate a presunte violazioni dell’obbligo dell'hijab.