Iran, arrestata per aver indossato male l’hijab: il nuovo violento episodio pre elezioni

Torna a salire la tensione nella Repubblica Islamica, dove il 28 giugno si terrnanno le elezioni presidenziali dopo la morte improvvisa di Raisi. Le proteste in università: “Voto per mantenere un sistema dittatoriale islamico basato sulla misoginia, l'incarcerazione, la tortura e le esecuzioni”

di CHIARA CARAVELLI
20 giugno 2024
Una donna arrestata dalle agenti della polizia morale in Iran per aver indossato male il velo (X)

Una donna arrestata dalle agenti della polizia morale in Iran per aver indossato male il velo (X)

“Questa donna è stata arrestata con l’uso della violenza dalla polizia morale per aver indossato l’hijab ‘impropriamente’. Non possiamo chiudere gli occhi davanti a questo regime di apartheid di genere”.

A parlare è la giornalista e attivista iraniana, Masih Alinejad, che sul suo profilo X ha condiviso il video di una donna che viene violentemente fatta salire su van e arrestata colpevole di non aver indossato l’hijab in modo corretto. “Mentre gli occhi del mondo – continua il post – sono puntati sulle elezioni iraniane, si svolge una storia oscura”.

Solo due anni fa, il 16 settembre del 2022, moriva Mahsa Amini, la ragazza di 22 anni che venne arrestata dalla polizia morale per non aver rispettato la legge sull’obbligo del velo, in vigore dal 1981. In quel caso, le dichiarazioni della polizia affermarono che la giovane era deceduta a causa di un infarto, ma sul suo corpo erano ben visibili ferite riconducibili a un pestaggio. Testimoni oculari, infatti, affermarono che la ventiduenne era stata picchiata e cadendo aveva battuto la testa.

Le proteste nelle università

A pochi giorni dal voto, con le elezioni presidenziali anticipate al 28 giugno, Teheran continua nella sua politica violenta e repressiva. A questo proposito, varie organizzazioni universitarie e attivisti iraniani hanno fatto appello a boicottare le elezioni.

“Le elezioni nella Repubblica islamica sono una scelta tra funzionari del regime che si impegnano a mantenere le politiche del sistema dittatoriale islamico basato sulla misoginia, l'incarcerazione, la tortura e le esecuzioni”, hanno affermato gli attivisti in una dichiarazione congiunta. Tra i firmatari ci sono 10 organizzazioni universitarie, due organizzazioni studentesche e diversi attivisti sindacali e politici. “Il nostro voto e la nostra elezione sono la rivoluzione ‘donna, vita e libertà’”, hanno affermato, riferendosi allo slogan delle proteste scatenate dopo la morte di Mahsa Amini. Le università hanno avuto un ruolo importante in queste proteste, durate mesi e scemate dopo una forte repressione che ha causato almeno 500 morti. I firmatari ritengono che i sei candidati presidenziali siano "un pugno di persone con una storia di crimini contro il popolo iraniano”.

Le elezioni in Iran

L'Iran andrà alle urne in modo anticipato, dopo la morte del presidente ultra-conservatore Ebrahim Raisi in un incidente in elicottero insieme al ministro degli Esteri Hossein Amirabdollahian e altri sei il 19 maggio scorso. Sei candidati in lizza per la presidenza del Paese, tra cui il favorito è Mohamad Baqer Qalibaf, presidente del Parlamento. Le elezioni si terranno in un contesto di forte malcontento tra la popolazione a causa della difficile situazione economica e della repressione sociale, soprattutto contro le donne, un fattore che minaccia di sfogarsi in una astensione record. Proprio ieri, l'attivista iraniana e premio Nobel per la pace nel 2023, Narges Mohammadi, è stata condannata a un altro anno di prigione per diverse accuse tra cui l'aver invitato a boicottare le elezioni parlamentari dello scorso marzo. In quelle elezioni si è registrata la partecipazione più bassa in 45 anni di Repubblica islamica: si è recato alle urne solo il 41% dell'elettorato.