Iran, condannata a morte un’attivista per i diritti dei lavoratori

Sharifeh Mohammadi è stata arrestata a dicembre con l’accusa di “ribellione armata”

5 luglio 2024
L'attivista curdo-iraniana Sharifeh Mohammadi (agenzia HRANA)

L'attivista curdo-iraniana Sharifeh Mohammadi (agenzia HRANA)

Mentre l’Iran è chiamato al secondo turno elettorale per le presidenziali, in cui si sfidano Massoud Pezeshkian, candidato ‘riformista’, sostenitore dell'apertura verso l'Occidente, e l’esponente del campo ultraconservatore, ex negoziatore intransigente sul programma nucleare, Said Jalili, passa in sordina l’ennesima condanna a morte nei confronti di un’attivista. 

Sharifeh Mohammadi, giovane curda iraniana che si batte da tempo per i diritti dei lavoratori, è stata condannata alla pena capitale dal tribunale rivoluzionario di Rasht, nell'Iran settentrionale, con l'accusa di “ribellione armata” (Baghi) per appartenenza ad un gruppo illegale. Il verdetto, emesso dal giudice Ahmad Darvish Goftar della Sezione 1, risale all’8 giugno ma è stato comunicato ieri al marito Sirus Fathi, come riferisce l'agenzia degli attivisti dei diritti umani iraniani Hrana. 

Il Ministero dell'Intelligence ha fatto arrestare Mohammadi nella sua residenza a Rasht il 5 dicembre 2023. Successivamente, è stata trasferita dalla prigione di Lakan a quella di Sanandaj il 30 dicembre 2023, per poi essere riportata nella prigione di Lakan.

"Sharifeh è stata parte dell'Associazione delle Organizzazioni del lavoro fino al 2013, che non ha alcun legame con il gruppo di cui è accusata di fare parte, Komala (partito del Kurdistan iraniano ritenuto terrorista da Teheran), che ha poi portato all'accusa di Baghi (ribellione armata)”, ha affermato una fonte vicina alla famiglia della donna, informata sul caso.