Istat, pubblicato il Bes 2022: tra economia, società e ambiente

L'Istituto di statistica ha pubblicato il "rapporto sul benessere equo e sostenibile", ottenuto dall'analisi dei dati dello scorso anno

di MARCO PILI
3 maggio 2023
quiet thriving

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Il 'Rapporto sul benessere equo e sostenibile' è nato, nel 2013, dalla consapevolezza che il Pil non può essere l'unica misura sulla base della quale guidare lo sviluppo di un Paese. Da molti anni, numerosi studiosi dell'Istat stanno mettendo a punto nuovi strumenti al fine di aiutare nel miglior modo possibile i processi decisionali dei politici, oltre a fornire a tutti i cittadini un quadro più dettagliato sull'andamento del Paese. Sulla scia del programma Beyond Gdp e di molti input europei, che raccomandano un approccio multidimensionale basato su sostenibilità ambientale, economica e sociale, l'Istituto nazionale di statistica ha avviato nel 2010 la raccolta dei dati utili a pubblicare la prima edizione del report 3 anni dopo. Con la legge 163/2016, tramite la quale è stata riformata la legge di bilancio, alcuni indicatori del Bes sono entrati a far parte del processo di definizione delle politiche economiche. Grazie al loro supporto, è stato introdotto un sistema di previsione degli effetti delle politiche economiche varate ogni anno tramite la Manovra, in grado di ipotizzare le variazioni della qualità della vita dopo l'introduzione dei provvedimenti.

Funzionamento e indicatori

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Pandemia e lavoro, due ambiti fortemente connessi

La relazione, pubblicata a cadenza annuale, si basa attualmente su 152 indicatori, i quali consentono l'analisi delle 12 dimensioni contenute nel progetto: sicurezza, qualità dei servizi, lavoro e conciliazione, politica e istituzioni, ricerca e creatività, ambiente, paesaggio e patrimonio culturale, istruzione e formazione, salute, benessere economico, relazioni sociali, benessere soggettivo. La pandemia, la crisi climatica e l’impennata della rivoluzione tecnologica hanno richiesto, nel tempo, un aumento del numero di indicatori, passati nel tempo da 134 al valore attuale. Grazie a questi dati, lo strumento di analisi è in grado di fare luce sui settori che necessitano un intervento tempestivo, tramite il monitoraggio delle disuguaglianze e delle principali aree di criticità.  In particolare, il punto di forza del modello è quello di riuscire a rapportare annate diverse, individuando progressi, ristagni e involuzioni in periodi diversi.

I dati del rapporto Istat

La peculiarità dell'edizione 2022 risiede nel confronto con i dati del 2019, ultimo anno prima della pandemia, al fine di individuare i processi sociali, economici e culturali che hanno subito variazioni negative o positive durante questo periodo.
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Nel confronto tra 2019 e 2022, relativamente al divario di genere, si assiste a un miglioramento nelle misurazioni che riguardano le donne

Uno sguardo d'insieme ai valori del Bes mostra come il divario territoriale sia aumentato, con indicatori dal segno negativo che salgono muovendosi dal nord verso il sud e le isole. Relativamente al divario di genere, invece, il 52,8% delle misurazioni relative alle donne mostra un miglioramento rispetto al triennio appena trascorso, mentre gli uomini riscontrano valori più alti solo nel 38,9% dei dati. Complessivamente, però, il 39% dei valori osservati rileva che le donne sono nettamente più svantaggiate rispetto agli uomini. Questo dato interessa in particolare il tasso di occupazione femminile, ben lontano dalla media europea e non in grado di garantire a tutte un'indipendenza economica reale. Anche il divario intergenerazionale è un tema pesantemente battuto da questo rapporto, e mostra uno scenario dolceamaro per i giovani. Relativamente ai ragazzi con meno di 24 anni, il 43% dei dati ha mostrato un peggioramento, mentre il 44% è rimasto invariato.
Lavoro e conciliazione dei tempi di vita
Il 2022 è stato un anno caratterizzato da un generale miglioramento del mercato del lavoro rispetto al 2021. Il tasso di occupazione delle persone tra i 20 e i 64 anni ha superato i livelli pre-pandemici, registrando un aumento netto di 538mila persone e percentuale del +2,5% sull'anno precedente, recuperando così il crollo dovuto alla pandemia. Restano invariati i divari territoriali, mentre aumentano quelli di genere. La crescita del tasso di occupazione risulta più marcata per la fascia d'età 20-34 e per i lavoratori dipendenti, sia a termine che part-time. Quest'ultima tipologia di contratto, inoltre, risulta quasi una prerogativa femminile. L’indice di asimmetria, che misura quanta parte del tempo dedicato al lavoro domestico dai due partner è svolto dalle donne, ha dato segnali di miglioramento fino al 2021, mentre è rimasto stabile per il 2022 al 61,8%. Il dato mostra una forte differenza regionale, attestandosi al 67,5% al sud, al 63,3% al centro e al 58,8% al nord. Una differenza che spiega molto bene le peculiarità delle strutture familiari in base ai diversi luoghi di provenienza.
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Infografica Istat - La conciliazione del lavoro e della vita familiare è un fattore da tenere in forte considerazione

In relazione alla pandemia, scende del 2,6% sul totale il numero di lavoratori impiegati da remoto. Una diminuzione dello smart working volta a riportare quanto più possibile in sede i dipendenti, con una riduzione progressiva del lavoro agile nel corso dei mesi. Relativamente alla soddisfazione inerente al proprio posto di lavoro, troviamo una sostanziale immobilità dei dati. Al contrario, decresce la percezione di insicurezza sul posto di lavoro, condizione che aveva contraddistinto il triennio precedente. Gli italiani complessivamente soddisfatti del proprio lavoro (almeno 8 punti su 10) sono il 51,6%, al contrario degli stranieri che fanno registrare il dato più basso tra tutti i gruppi: 38,4%. Fortunatamente, diminuisce anche il numero di infortuni gravi sul lavoro, pur costituendo ancora un problema di rilievo che deve essere affrontato con decisione.
Relazioni sociali
Prima della pandemia, più del 50% degli indicatori relativi a questo ambito si trovava su livelli quantomeno inferiori rispetto a quelli di 10 anni prima. Nel 2020, invece, i dati si sono mantenuti prevalentemente stabili. Le reti familiari e amicali si sono dimostrate fondamentali per superare le difficoltà dovute ai numerosi lockdown ed alle restrizioni. Nel 2021 le persone hanno risentito maggiormente degli effetti della crisi, con la quasi totalità degli indicatori in netto declino rispetto al 2019. Nella serie storica, la quale colleziona dati a partire dal 2010, non erano mai stati registrati valori così bassi. Alcuni ambiti, però, hanno mostrato un tiepido miglioramento: risultano in crescita, nel 2021, la fiducia verso gli altri e la partecipazione civile e politica, così come il numero di organizzazioni no-profit.
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La tabella realizzata da Istat sugli indicatori di felicità e soddisfazione nelle relazioni sociali (Istat.it)

Tra i giovani risulta in crescita la percentuale che attesta la soddisfazione per le proprie relazioni familiari e amicali. Rispetto al 2021, gli over 14 che si dichiarano "molto soddisfatti" del rapporto con la propria famiglia aumentano dell'1% (32,6% del totale), dopo un periodo di forte decrescita dovuto al Covid. Relativamente alla cerchia dei pari, invece, il 21,6% si dichiara "molto soddisfatto" (+2,9% rispetto al 2021), mentre viene raggiunto il 79,6% considerando coloro che affermano di essere "abbastanza soddisfatti".
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La variazione dei rapporti interpersonali nell'ultimo triennio tra gli over 14 (Istat)