“Cerca l'arcobaleno, anche sotto la pioggia”. Sono queste le parole che, a Gaziantep (Turchia), illuminano gli occhi di centinaia di bambini e bambine in fuga dalla Siria assieme alle proprie famiglie o, talvolta, da soli, soprattutto in seguito al devastante terremoto che, nel 2023, ha provocato oltre 57mila morti.
L'integrazione di chi ha perso tutto
Ad attenderli poco oltre il confine c’è Maen al Jarrah, fondatore di Kids Rainbow, una realtà non governativa il cui obiettivo è quello di offrire supporto linguistico e creativo a coloro che, in fuga da nazioni martoriate da guerre, repressione e cambi di regime, hanno ottenuto un visto di protezione temporanea nel Paese. Una misura che, nonostante rappresenti per loro e per le loro famiglie un barlume di speranza verso un futuro migliore, impedisce una corretta integrazione con il tessuto sociale turco, nonché con istruzione e sanità.
Nasce da qui il desiderio di Maen, originario di Aleppo e lasciatosi alle spalle il regime di Assad a 14 anni, di aiutare le famiglie che, come lui, devono affrontare difficoltà importanti come la barriera linguistica tra arabo e turco, un vincolo chiave per consentire una comunicazione di base tra la popolazione autoctona e coloro che si spostano in cerca di un futuro migliore. Kids Rainbow nasce così, dopo aver affrontato numerosi cambi di sede ed essersi continuamente evoluta nel corso degli anni, con il solo scopo di aiutare chi ha lasciato tutto ad immaginare un futuro concreto, fatto non solo di sogni, ma anche di progetti tangibili.
Per questo, l’associazione offre numerose attività a bambini e bambine prevalentemente provenienti dalla Siria, ma anche da Iraq e dalla stessa Turchia, che spaziano dall’insegnamento della lingua turca, inglese e araba fino alla partecipazione a workshop e corsi di “apprendimento non formale” come, ad esempio, fotografia, film-making, giardinaggio, danza, pittura e canto. Un approccio, come sostenuto dallo stesso creatore e direttore del centro, per consentire ai giovanissimi e alle giovanissime di coltivare una prospettiva concreta del proprio futuro, rendendo tangibili sogni che prima del loro percorso tra le aule del centro sembravano irrealizzabili o che, spesso, non esistevano proprio.
La ong Kids Rainbow
A partire dal 2020, data di inizio delle attività all’interno della prima struttura, l’ONG ha enormemente ampliato i propri orizzonti ed obiettivi, passando dall’accogliere circa 15 bambini fino ad arrivare agli attuali 140, con ulteriori 300 nella waiting list e i dati di circa 2500 tra bambini e bambine che necessitano aiuto non solo linguistico, ma anche medico. Una propensione verso una nuova dimensione dell’associazione, quest’ultima, accresciuta da calamità naturali come il terremoto tra Siria e Turchia del 2023, ma anche dalla pandemia, che ha spinto lo staff dell’associazione a collaborare con ulteriori centri e realtà benefiche, costituendo un vero e proprio ponte tra le famiglie in difficoltà e coloro che hanno deciso di dedicare la propria vita ad aiutare chi ha necessità.
Attualmente, il centro aiuta coloro che gli si rivolgono indipendentemente dalla nazionalità ma unicamente in base alla necessità, escludendo così molti bambini e bambine dalle grinfie del lavoro minorile e donando loro competenze per immaginare e realizzare un futuro migliore. Molti degli ospiti del centro, infatti, non esistono né per lo stato turco né per le nazioni di provenienza, venendo esclusi dai pochi – se paragonati alle reali necessità – sistemi di assistenzialismo governativi. Un nodo, quello dell’ottenimento della cittadinanza, cruciale per una vera integrazione di coloro che valicano il confine nel tentativo di abbandonare un passato di sofferenza.
Ed è grazie, soprattutto, ad attività non governative come Kids Rainbow e alle realtà benefiche e solidali che le sostengono logisticamente ed economicamente, se questa ed altre associazioni possono sognare in grande, puntando ad espandersi laddove, fino a poche settimane fa, il regime di Assad negava loro i visti per poter operare tra le persone, per le persone. La volontà di Maen e di tutti i collaboratori e le collaboratrici, infatti, è proprio quella di espandersi in Siria, laddove i bisogni si originano, valicando i confini e rendendo la solidarietà priva di vincoli legislativi o limitazioni che, da entrambi i lati di una frontiera presidiata dalle armi, impediscono o limitano la ricerca di un futuro migliore.