Cittadini di
fede islamica nell'occhio del ciclone sulla spiaggia di
Marina Julia a Monfalcone. Sul litorale goriziano, meta turistica molto apprezzata, sarebbe "inaccettabile il comportamento degli
stranieri musulmani che entrano abitualmente
in acqua con i loro vestiti: una pratica che sta determinando sconcerto e che crea insopportabili conseguenze alla salvaguardia del decoro". È quanto scrive in una lettera alla comunità locale la sindaca
Anna Maria Cisit, che poi aggiunge: "Chi viene da realtà diverse dalla nostra ha l'obbligo di rispettare le regole e i costumi".
La sindaca: "Deve cessare l'islamizzazione"
"La pratica di accedere sull'arenile e in acqua con abbigliamenti diversi dai costumi da bagno
deve cessare", afferma perentoria l'esponente della Lega, che sottolinea come "non possono essere accettate
forme di 'islamizzazione' del nostro territorio, che estendono pratiche di dubbia valenza dal punto di vista del decoro e dell'igiene".
La sindaca di Monfalcone, Anna Maria Cisint (Instagram)
Secondo la sindaca, infatti, "comportamenti lesivi della rispettabilità e della dignità necessaria nella frequentazione di questi luoghi pubblici
incidono negativamente nell'attrattività e nelle ricadute per i gestori dei servizi". Per far cessare l'usanza - dettata dalla fede religiosa - di accedere alla spiaggia e al mare vestiti, la donna annuncia che intende "applicare questi principi con un apposito provvedimento a tutela dell'interesse generale della città e dei nostri concittadini". Peraltro, prosegue, "questo inaccettabile comportamento si colloca in un contesto nel quale si riscontrano sempre maggiori lesioni alle norme, ai principi e alle forme che sovrintendono la vita comunitaria, rischiando in tal modo di allargare la frattura nei rapporti fra la grande maggioranza dei monfalconesi e la componente islamica". "Mi riferisco fra l'altro, alla sempre maggior presenza in città di donne con il
burqa, con la integrale copertura del viso che
impedisce ogni identificazione ed è evocativo di una visione integralista, che fa parte anche questa della volontà di non rispettare regole e norme dei Paesi di arrivo, in particolare della componente proveniente dal Bangladesh, che registra la presenza più numerosa tra gli stranieri residenti in città", conclude Anna Maria Cisit.
Le critiche sui social
Nel frattempo, le reazioni sui
social non si sono fatte attendere con molti utenti che hanno criticato pesantemente le affermazioni della prima cittadina. "Ma uno sarà libero di fare il bagno con gli indumenti che vuole? Inaccettabile è l'intolleranza di questa sindaca", scrive un utente.
Per la sindaca questa pratica "incide negativamente nell'attrattività e nella ricaduta per i gestori dei servizi"
"Ma cosa gliene frega se una persona fa il bagno vestita? Ma poi di quali regole sta parlando? C'è una legge che impone un determinato outfit per fare il bagno al mare?", aggiunge un altro. "Assurdo ed inaccettabile che un sindaco, che dovrebbe conoscere più di tutti il diritto e la libertà di culto e religione, si permetta di sindacare su come debba essere goduto un momento di relax! Sono stata turista in molti Paesi musulmani e nessuno mi ha mai imposto di indossare i loro abiti in spiaggia - spiega infine una donna -. Ho utilizzato il mio bikini e nessuno si è mai permesso di criticarmi o peggio giudicarti!".
La reazione del mondo della politica
Anche il
mondo della politica non si è fatto attendere. "Dichiarazioni come quelle fatte dalla sindaca di Monfalcone, Anna Maria Cisint, possono alimentare tensioni tra la comunità musulmana e il resto dei cittadini", ha detto la consigliera regionale del Movimento 5 Stelle Rosaria Capozzi
. Poi ha ricordato che, con la circolare del 24 luglio 2000, il Ministero dell'Interno italiano "ha precisato che il turbante, il chador e il
velo, imposti da motivi religiosi, sono
parte integrante degli indumenti abituali e concorrono, nel loro insieme, ad identificare chi li indossa, naturalmente purché mantenga il volto scoperto". "Se Cisint ci tiene all'igiene delle acque di Marina Julia - ha aggiunto la consigliera regionale di Alleanza Verdi e Sinistra, Serena Pellegrino - si preoccupi degli
sversamenti di carburante in mare, come successo ad agosto 2022 con relativo divieto di balneazione". Dopo le pesanti critiche la prima cittadina ha voluto rispondere per le rime con un post sui social: "Ringrazio i tantissimi cittadini che da ovunque mi stanno scrivendo con affetto e supportando la mia azione che so già in partenza non essere semplice. 'Grazie perché hai il coraggio di dire e fare quello che tantissimi di noi pensano ma non hanno il coraggio di dire o fare'. Questo è il tenore di ciò che ricevo".
La lotta contro l'uso di frequentare le spiagge, e ancor di più le piscine, con i vestiti era già stata promossa in Francia nel 2016 (Instagram)
Il precedente francese
La lotta contro l'uso di frequentare le spiagge, e ancor di più le piscine, con i vestiti o anche il burqini, un indumento fatto dello stesso materiale dei costumi ma che copre tutto il corpo, non è fra l'altro un'esclusiva di Monfalcone. Già nel 2016, 15 comuni del
sud della Francia, fra cui Cannes e Nizza, avevano proibito l'uso di questo indumento, e un tribunale francese ne aveva vietato l'uso nelle piscine per motivi di sicurezza e igiene, sentenza poi confermata nel 2022.