Lgbtq+, nasce la rete nazionale dei centri anti discriminazione

Durante l’evento “Spazio ai Cad”, al Festival La violenza Illustrata, 37 realtà di tutta Italia hanno espresso la volontà di fare fronte comune contro il fenomeno e aumentare il sostegno alle persone che hanno bisogno di aiuto

di Redazione Luce!
12 dicembre 2024
Demo Esg - 1

Nasce la rete dei Centri anti discriminazione Lgbtqia+

Un fronte comune contro l’odio e la violenza verso i membri della comunità Lgbtqia+: è nata in Italia la rete di associazioni, gruppi e centri anti discriminazione. Un risultato importantissimo raggiunto nel contesto di “Spazio ai Cad”, la due giorni – finanziata da UNAR (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali) – che si è tenuta al Cassero di Bologna lo scorso weekend e che ha visto decine di rappresentanti dei Cad incontrarsi all’interno del Festival La Violenza Illustrata.

Si è trattato inoltre del primo momento di incontro e confronto che ha visto coinvolte più di 50 professioniste e professionisti - operatrici, assistenti sociali, psicologhe e avvocate peer - in uno scambio di buone pratiche e prospettive future, pensato e commisurato al lavoro che svolgono ogni giorno, attivando percorsi di supporto e fuoriuscita dalla violenza.

Cosa sono e a cosa servono i Cad

I Centri Antidiscriminazioni (CAD) LGBTQIA+ sono una realtà di recente istituzione, nata per rispondere a una necessità diffusa di ascolto, supporto e di lotta, che ha accolto negli spazi sparsi per tutta Italia migliaia di persone solo nell’ultimo anno. La costituzione di una rete nazionale, che ha già raccolto l’adesione di 37 CAD, è il primo passo verso la costruzione di un coordinamento che si pone in prima linea nel contrasto alla violenza omolesbobitransfobica e alle discriminazioni.

Dall’esperienza dei Centri Antiviolenza femministi, punto di riferimento fondamentale nel territorio, deriva l’idea di un coordinamento nazionale. Proprio come i CAV, i CAD si mettono in rete e si interrogano su come affrontare l’emergenza discriminazioni e violenze omolesbobitransfobiche, ma anche su come costituirsi come soggetto di interlocuzione politica oltre che servizio.

In tutta Italia le persone della comunità Lgbtq+ si rivolgono alle associazioni per chiedere supporto. Spesso emergono storie simili tra loro, come i molti casi di persone trans e migranti che a causa della violenza e della discriminazione si ritrovano senza casa, oppure di minori che subiscono bullismo a scuola o abusi da parte dei genitori una volta che fanno coming out. Sono storie da cui emerge la necessità di strutture protette capaci di accogliere coloro che, invece, spesso si scontrano con servizi incapaci di rispondere ai loro bisogni. Alcuni CAD sono anche case rifugio, ma i posti letto rimangono insufficienti per colmare la richiesta.

I percorsi di fuoriuscita da situazioni di abusi, discriminazioni e violenza prevedono un lavoro multidisciplinare con il supporto psicologico e legale. Sappiamo che questa è solo la punta dell’iceberg di un fenomeno che colpisce tantissime persone ogni giorno e che sta diventando sempre più feroce. La costituzione di una rete nazionale ha il duplice obiettivo di riuscire ad accogliere sempre più persone e di contrastare il fenomeno delle discriminazioni alla radice, costruendo un soggetto politico capace di intervenire nella prevenzione e di produrre il cambiamento culturale necessario al superamento delle discriminazioni.