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Lilli Gruber a Che tempo che fa: “Non deleghiamo al porno l’educazione sessuale dei nostri giovani”

Ospite da Fabio Fazio per presentare il suo ultimo libro “Non farti fottere”, la giornalista ha aperto spunti interessanti sul porno e ha lanciato un appello alla classe politica

di TERESA SCARCELLA -
15 aprile 2024
Lilli Gruber ospite a Che tempo che fa, da Fabio Fazio

Lilli Gruber ospite a Che tempo che fa, da Fabio Fazio

“Nessuno parla del supermercato di porno online, che ha dimensioni colossali ormai. Dal 2000 in poi lo abbiamo quando e dove vogliamo, quanto vogliamo, è questa la grande differenza. Su tutti i device, con un accesso gratuito e facile anche per i minorenni”. 

"Non farti fottere”

Nessuna demonizzazione del porno. Lo specifica più volte Lilli Gruber, ospite da Fabio Fazio a Che tempo che fa per presentare la sua ultima fatica letteraria: “Non farti fottere”. 

Il titolo è già esplicativo di suo, così come il doppio senso. “Non è una questione morale, ma sociale. Il problema è che facciamo passare l’educazione sessuale dei nostri giovani attraverso il porno”.

Alcuni dati e il ruolo della donna

I dati raccolti dalla giornalista nel suo libro effettivamente parlano chiaro. La media dei minorenni che vi accede è tra 10 e i 12 anni; l’Italia è il sesto paese al mondo per accessi sui siti porno e il 30% delle immagini che circolano sul web è di natura pornografica. 

“Indovinate chi sono le protagoniste principali? – è la domanda retorica di Gruber – Le donne, che hanno spesso un ruolo degradato e degradante perché sono sottomesse e malmenate”. 

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Su questo ci sarebbe da fare un discorso molto più ampio e più complesso. La sottomissione nel sesso, se consensuale e voluta da entrambe le parti, è una scelta personale, quindi un piacere cercato e voluto, una questione di ruoli che ha poco a che fare con il patriarcato. (So gusti, insomma).

Ma, dall’altra parte, è pur vero che senza questo tipo di consapevolezza, quindi educazione, il messaggio (errato) che rischia di arrivare ai giovani (ma non solo) è che le donne vanno sottomesse, a prescindere se sono loro a volerlo o meno. E in questo caso, non esistono sinonimi, si chiama “violenza”. Come ha sottolineato giustamente la stessa Lilli Gruber nel ricordare lo stupro di Palermo e la tremenda frase detta da uno dei ragazzini: “Eravamo 100 cani su una gatta”

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Serve educazione sessuale

E’ qui il nocciolo della questione: l’educazione sessuale. I giovani vanno educati a parlare di sesso, a praticarlo e anche guardarlo. A maggior ragione oggi, che tutto è a portata di tutti. A questo punto entra in gioco anche la gratuità di certi prodotti. 

“Tra le persone che ho intervistato c’è anche la dottoressa Graziottin, ginecologa e oncologa, che mi ha parlato di un aumento di ragazze che vogliono ricorrere alla chirurgia plastica genitale – spiega Gruber a Fazio – o perché i fidanzati glielo chiedono o perché vogliono essere come le pornostar che vedono”. 

Detto ciò lancia un appello alla classe politica: “Possiamo avere l’educazione sessuale, sentimentale nelle scuole come materia d’obbligo?”. Difficile da credere a vedere la reazione allergica che la parola “sesso” suscita sui alcuni dei nostri politici.