Stupro e pornografia. Un binomio che, nelle ultime settimane, si fa sempre più centrale nel discorso pubblico. Tra chi 'incolpa' i social e la Rete di diffondere senza censure immagini che al sesso spinto e spingono a un rapporto 'malato' con l'altro sesso e chi, invece, non si accontenta della risposta facile e cerca di andare più a fondo, per trovare le reali cause che spingono gli adolescenti, i ragazzi anche giovanissimi non solo a pensare di poter fare quel che vogliono con le donne, ma anche a farlo.
Il quartiere Parco Verde a Caivano, in provincia di Napoli, dove due giovanissime cugine sono state violentate da un gruppo di sei adolescenti
Stupri di gruppo a Palermo e Caivano: colpa del porno?
Chiamato in causa dai sette indagati per lo stupro della 19enne a Palermo ("
una cosa così l’avevo vista solo nei video porno"), anche per il caso di Caivano e delle
due cugine 13enne violentate dal branco si è citata, tra le cause che spingono a compiere questi terribili gesti, la facilità con cui gli adolescenti hanno accesso a questi contenuti. Su questo tema è intervenuta anche la ministra delle Pari opportunità, della famiglia e della natalità: "
Vorrei aprire un dibattito. Non per stabilire relazioni automatiche di causa-effetto, ma per raccogliere l'evidenza di un problema che gli esperti di questioni come il cyberbullismo e
revenge porn segnalano con sempre maggiore insistenza".
A Palermo 7 ragazzi sono indagati per violenza sessuale su una 19enne
Così in un'intervista a
Quotidiano Nazionale Eugenia Roccella, commentando le violenze di gruppo avvenute a Palermo e Caivano. "C'è una pornografia che è molto cambiata - aggiunge - ed è sempre
più violenta e umiliante nei confronti delle donne. C'è un'esposizione precoce a questi contenuti, che le nuove tecnologie facilitano: l'età media del primo accesso al porno è stimata in 7 anni". E ancora: "C'è un problema educativo che si ricava anche da
sentenze giudiziarie che hanno fatto tanto parlare di sé. Di recente, ad esempio, per un altro stupro di gruppo, dei ragazzi sono stati assolti con la motivazione di una
errata percezione del consenso della donna a causa di una idea del sesso mutuata dalla pornografia: una sentenza che non condivido ma che ha posto il problema".
Roccella: "Lavoriamo con le famiglie e la scuola"
La ministra della Pari opportunità, della famiglia e della natalità Eugenia Roccella
Alla domanda su un possibile intervento di legge sulla fruizione del porno da parte dei minori, Roccella insiste: "Il mio scopo era aprire un dibattito. Sentiamo che cosa ne pensano le
associazioni familiari, i gruppi di genitori, gli esperti, gli stessi ragazzi, e vediamo anche cosa accade negli altri Paesi: in Francia, per esempio, si sta proponendo una legge che va in questa direzione". Ma anche
la scuola "è assolutamente centrale in qualsiasi
strategia anti-violenza. Sarebbe importante che il tema entrasse stabilmente nell'educazione civica. Bisogna spiegare ai ragazzi che il corpo è la persona. E che un rapporto sessuale, anche in una conoscenza che dura cinque minuti, è una relazione". Invece sulle misure repressive la ministra frena: "Direi che c'è bisogno soprattutto di
rafforzare la prevenzione per fermare il ciclo della violenza prima che si arrivi al femminicidio e c'è bisogno di una
formazione dei magistrati e degli operatori che vengono a contatto con i casi di violenza contro le donne".
Schlein a Meloni: "Lavoriamo insieme contro la violenza di genere"
Sulla stessa linea anche la segretaria dem Elly Schlein, che dalla festa dell'Unità di Modena lancia il programma del Partito Democratico per la manovra di Bilancio.
Il primo pensiero di Schlein, tuttavia, è proprio alle vittime delle violenze di cui hanno parlato le cronache in questi giorni. Notizie allarmanti, perché restituiscono l'immagine di una
cultura patriarcale, di un'idea di possesso del corpo della donna, che ormai ha contagiato anche le giovani generazioni. E, su questo, lo sforzo deve essere unitario, di maggioranza e opposizione. Al punto che la leader dem chiede al governo uno sforzo congiunto per un piano che, oltre all'aspetto repressivo, affronti la questione educativa. "Voglio fare
appello alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni: il tema della violenza di genere non è tema di dialettica politica. Vorrei che lavorassimo tutti insieme per fare in modo che si agisca sul piano di prevenzione oltre che sulle misure di repressione su cui abbiamo già dato la nostra disponibilità a lavorare", dice Schlein. "Si tratta di vittime e carnefici giovanissimi, questo vuol dire la
cultura della stupro sta contagiando anche le giovanissime generazioni. Non possiamo permetterlo", aggiunge. Di qui "il mio appello al governo e soprattutto alla prima presidente del consiglio donna: riusciamo su questo a
fare un lavoro comune con un grande investimento che parta dalle scuole e sradichi quel pregiudizio patriarcale del diritto al possesso sul corpo delle donne che non esiste e genera violenza anche fra i più giovani?". Se sul contrasto alla violenza di genere Elly Schlein è quindi pronta alla tregua, mentre sulla manovra e sui capitoli ad essa connessi è pronta a dare battaglia, in Parlamento e fuori.