Se i nove supremi giudici statunitensi
avevano autorizzato i
singoli Stati americani ad introdurre
leggi che
vietano l'aborto, c'è un altro giudice, in
Lousiana, che ha
bloccato l’applicazione automatica del divieto dell’
aborto in tutto lo Stato, in seguito proprio alla
sentenza della
Corte Suprema Usa sul noto precedente della Roe v. Wade.
Le manifestazioni invadono le strade americane
La lunga battaglia sulla questione dell'aborto
In
Louisiana, come in
Kentucky e
South Dakota, il
divieto di aborto era
entrato in vigore subito dopo la sentenza del massimo tribunale. E quello governato dal democratico John Bel Edwards è uno
13 stati che hanno adottato cosiddette
trigger law, 'leggi grilletto', pronte ad essere immediatamente valide al momento della decisione della Corte Suprema, che – come ben sappiamo – ha cancellato la protezione costituzionale del
diritto delle donne all’
interruzione della gravidanza negli Stati Uniti. Le legge della Louisiana non concepisce eccezioni neppure per stupro e incesto. Un’udienza sulla vicenda è stata convocata dal magistrato,
Robin Giarrusso, per l’
8 luglio. Almeno fino a quella data, il diritto d’aborto sarà preservato nello stato, nelle
tre cliniche che oggi offrono la procedura. La decisione del tribunale è arrivata in risposta a un ricorso di cliniche e associazioni per l’assistenza alle donne, che hanno sostenuto come la legislazione della Louisiana violi la costituzione statale e sia stata formulata in maniera troppo vaga per essere applicata senza confusione e ambiguità. Negli stati meridionali e centrali del Paese, i servizi per l’aborto erano ormai già ridotti ai minimi, così da colpire anzitutto
ceti disagiati e donne di colore. La Corte Suprema federale, o meglio la sua maggioranza oggi ultra-conservatrice, ha affermato la scorsa settimana che l’
aborto non è un diritto iscritto nella Costituzione, né nella tradizione e storia del Paese, spianando la strada a messe al bando locali. I critici della sentenza hanno invece sostenuto che
fa parte dei diritti fondamentali di scelta e libertà delle donne. Lo storico caso
Roe v. Wade, adesso ribaltato dalla Corte Suprema, aveva stabilito quel diritto costituzionale nel
1973, un diritto riaffermato nella sostanza da successive decisioni fino a oggi.
Le proteste per il diritto all'aborto in Louisiana
La situazione in Florida, Ohio, California e le preoccupazioni per le future battaglie civili
Dopo la sentenza di venerdì scorso della Corte Suprema in tutti gli Stati Uniti sono cominciate le
proteste. Come dimostra il caso della Louisiana, la battaglia ora si è trasferita a livello dei singoli stati. In
Florida una corte sta prendendo in esame una simile richiesta di stop a un divieto che scatterebbe dopo
15 settimane di gravidanza. Denunce sono partite anche in
Utah, dove una norma minaccia fino a
15 anni di reclusione, e in
Ohio, dove il divieto scatta dopo appena
sei settimane. La
California, nel frattempo, ha proposto un
referendum per inserire il diritto d’aborto nella sua Costituzione statale. Numerose associazioni dei diritti civili temono inoltre che la Corte Suprema si spingerà sempre più in là nell’erodere diritti e conquiste sociali e si preparano anche ad
ulteriori battaglie. Dal diritto alla contraccezione al matrimonio gay, fino alla regolamentazione del business, a misure di affirmative action nell'istruzione per combattere il retaggio della discriminazione razziale fino alla difesa del diritto di voto. La Corte ha già accettato casi su alcune di queste tematiche scottanti per il prossimo anno giudiziario che inizierà in autunno.