Un dolore che, a distanza di quasi 4 anni, non diminuisce ma se possibile aumenta. Non potrebbe essere altrimenti, per una madre che ha perso il proprio figlio. La mamma in questione è Lucia Monteiro Duarte, che il 6 settembre 2020 ha perso per sempre il suo amato Willy, 21 anni, ucciso a Colleferro, paesino in provincia di Roma, dai fratelli Marco e Gabriele Bianchi, Francesco Belleggia e Mario Pincarelli.
“Willy non è stato un eroe”
La donna, in un’intervista a la Repubblica – la prima dopo quel tragico giorno –, è tornata sull'argomento spiegando: “Quella sera mio figlio non ha difeso il suo amico: gli si era avvicinato per sapere come stava perché l'aveva visto litigare. Stava tornando a casa con Samuele, si è avvicinato a Federico Zurma e gli ha chiesto: ‘Tutto bene?’. E lui neanche se ne è accorto. La lite con Belleggia, d'altronde era già finita – continua –. Willy non è stato un eroe come tutti lo descrivono. L’unico che ha raccontato bene la dinamica è stato proprio Belleggia”. L’aggressione si è verificata “perché i Bianchi sono arrivati in quel momento e lo hanno subito preso a botte. È ancora più atroce, lo hanno ucciso senza motivo”.
Nei suoi confronti, secondo Lucia Monteiro Duarte, c’è stata discriminazione razziale. Willy aveva una sola colpa: trovarsi nel posto sbagliato, nel momento sbagliato, ma soprattutto il fatto di essere nero. Cola del colore della pelle? “Non l'ho mai detto, ma secondo me sì anche se nel processo non è stata riconosciuta (discriminazione, ndr). Non hanno picchiato nessun altro ragazzo, Samuele è stato allontanato con un calcio e lui è italiano. Si è fatto male ma niente di grave. L'unico picchiato a morte è stato mio figlio”.
Il matrimonio in carcere di Mario Pincarelli
Poi sul recente matrimonio di Mario Pincarelli, 26enne condannato a 21 anni per l’omicidio, che sta scontando la sua pena nel carcere di Borgata Aurelia a Civitavecchia, la donna dice di non aver provato “nulla. Non giudico, quello che mi interessa è che non facciano a un'altra persona quello che hanno fatto a Willy. Se Pincarelli ha deciso di sposarsi, sono fatti suoi. La gente a Paliano è molto arrabbiata, io sono serena perché la giustizia fa il suo corso. Se odiassi questi ragazzi e gli augurassi del male, comunque Willy non tornerebbe – aggiunge nell’intervita al quotidiano –. Gli auguro che la morte di Willy possa servire a cambiare qualcosa nelle loro vite. Ma devono riflettere su tutto il male che hanno fatto in quella sera di violenza. Dopo tre anni e mezzo, però, non mi sembra che l'abbiano fatto”.
Il perdono chiesto attraverso le lettere
"Non hanno mai ammesso le loro colpe – prosegue Lucia su Repubblica parlando dei fratelli Bianchi –. L'unica cosa che fanno è accusarsi a vicenda. È terribile. Avrei preferito sin dall'inizio che avessero detto: ‘È stato un momento di follia, non abbiamo capito niente’. Lo accetterei, anche adesso. Invece ripetono di non aver fatto nulla a Willy. Questa leggerezza da parte loro mi fa troppo male”.
Scuse che sono arrivate invece da Pincarelli attraverso delle lettere: “Appena le ho ricevute ho pensato che davvero si fosse pentito. Quando ho letto, ho sentito un gran dolore nel cuore. Non mi può chiedere perdono mentre dichiara di essere innocente. Anche se non lo avesse sfiorato, non ha comunque impedito quello che stava succedendo sotto ai suoi occhi. Ha lasciato mio figlio morire su quel marciapiede e se ne è andato al bar. [...] Non accetto tutto questo".
La conferma delle condanne
Qualche giorno fa la Corte di Cassazione ha confermato le condanne per Belleggia e Pincarelli, che dovranno scontare 23 e 21 anni di reclusione, e ha annullato con rinvio la sentenza di secondo grado nei confronti dei fratelli Bianchi, condannati in appello a 24 anni a causa della concessione delle attenuanti generiche. Condanne che però non potranno mai restituire il piccolo Willy alla sua amata mamma e che sicuramente non potranno alleviare il dolore che perseguiterà la donna per il resto della vita.