Mannella, polemica dopo il monito della pm alle donne: “Non andate all’ultimo incontro“. C’è sempre un motivo, si cerca sempre un perché. Una circostanza attenuante capace di alleggerire l’orrore provocato dall’ennesima notizia:
un uomo uccide una donna. Dall’inizio dell’anno
sono già 23 le mogli, fidanzate, conviventi magari decise a mettere fine alla loro relazione, che hanno trovato la morte per mano del partner o dell’ex.
Giulia Tramontano, la ragazza scomparsa (a destra) e il suo fidanzato Alessandro Impagnatiello
Orrore nell’orrore, nel caso di
Giulia Tramontano, la giovane uccisa dal fidanzato - reo confesso - Alessandro Impagnatiello, le vite sono due. In quanto lei aspettava un bambino.
Il monito del procuratore aggiunto di Milano Letizia Mannella
“Un’altra tragica vicenda di femminicidio - commenta il
procuratore aggiunto di Milano Letizia Mannella - . Che cosa è di veramente importante che questa vicenda deve insegnare a noi donne? Che non dobbiamo mai andare ad un
ultimo incontro di spiegazione”, come avvenuto per la 29enne incinta di 7 mesi. L’aggiunto del pool ‘fasce deboli’
Letizia Mannella, dopo aver ringraziato “il procuratore Marcello Viola che ha condotto personalmente le indagini”, ha spiegato che “si tratta di una vicenda particolare e tragica da inquadrare nel protocollo del codice rosso”. Il 30enne aveva “denunciato la scomparsa della fidanzata e si era mostrato preoccupato ed aveva evidenziato anche il fatto che avevano avuto problemi, perché alcuni giorni prima lei aveva scoperto che lui aveva una relazione con una ex compagna di lavoro”.
#losapevamotutte: Giulia Tramontano, la ragazza uccisa dal suo fidanzato, reo confesso, Alessandro Impagnatiello
Quel pomeriggio di sabato scorso, tra l’altro, “c’era stato
un incontro tra lei e l’altra donna per chiarimenti”. Nella versione dell’uomo, ha aggiunto Mannella, “c’erano già incongruenze”. Il pm Letizia Mannella ha chiarito che questa vicenda è di “interesse pubblico” perché rientra nelle “tragiche conseguenze di atteggiamenti di violenza sopportati dalle donne e si tratta ancora una volta di un femminicidio”. La ragazza, ha detto ancora il magistrato, “aveva già dovuto subire il fatto che era venuta a conoscenza di un tradimento così grave, anche perché lei era incinta”, e poi si è arrivati alla “tragica violenza dell’omicidio da parte di una persona che non la voleva più compagna”. Anche l’altra donna, che aveva una relazione con lui, si era “dimostrata preoccupata” dagli atteggiamenti del 30enne.
Sui social monta la polemica
"Ma com’è che gli insegnamenti sono tutti rivolti a noi donne? Perché questo episodio non può essere un’occasione per dire che è arrivato il momento di insegnare agli uomini a non trattarci letteralmente come carne da macello?", scrive un'utente Instagram "Anche basta con questa storia che sono sempre le donne a dover imparare qualcosa da queste situazioni. Che ci dobbiamo difendere lo sappiamo da quando siamo nate. Insegnate a chi ci mette in pericolo a non farci più del male", ribadisce
Lucia. "La questione non è andare all’ultimo incontro è che si dovrebbe uccidere punto", commenta
Federico. Sui social
monta la polemica. "Provo imbarazzo io per lei. Queste parole dette poi da una donna le trovo di una gravità fuori misura", il twitt di
Matteo. "È agghiacciante quanto imbarazzante…" , la risposta dell’account
Kia. “Ancora con sta storia?!?! Detto da una donna poi...“, le parole di
Beppe.
Nessuna attenuante per chi uccide
Non è una novità quella dei rischi che si corrono affrontando quell’ultimo chiarimento, che talvolta finisce nel peggiore dei modi. “Quando i vostri ex vi propongono un ultimo incontro, un chiarimento, non ci andate. Per nessuna ragione“. È questo il primo consiglio che ha ripetuto a tutte le donne
Maria Gabriella Carnieri Moscatelli, presidente di
Telefono Rosa dopo l’omicidio di
Martina Scialdone, l’avvocata di 34 anni uccisa a Roma dall’ ex compagno, Costantino Bonaiuti di 61. Se un consiglio può essere ben accetto, non deve diventare un’attenuante (“non ci doveva andare“), come la minigonna ("le piace provocare")o l’andare in giro di notte (“se l’è cercata“). Perché il chiarimento e l’ascolto fanno parte del cuore grande delle donne, della loro capacità di fidarsi, ancora una volta, di quello che diventa il loro carnefice.
Cosa fare?
La prima cosa è intervenire sull’educazione: se è vero che la violenza è una questione culturale, bisogna cambiare qualcosa nelle scuole. Serve un’informazione giusta, a tappeto. Serve una
campagna di comunicazione adeguata per diffondere questi consigli in modo costante. “Ed è sempre più urgente il bisogno di mettere in funzione il
braccialetto elettronico, che in Spagna ha dato dei buoni frutti“, conclude la presidente di Telefono Rosa.