Maternità surrogata, coppia fermata in Argentina, Gallo: “La legge italiana non c’entra”

La segretaria nazionale dell’Associazione Luca Coscioni fa chiarezza sul caso dei due italiani bloccati in aeroporto prima di partire con la bimba nata tramite gpa

31 ottobre 2024
XXI CONGRESSO ASSOCIAZIONE LUCA COSCIONI

Filomena Gallo, segreataria Associazione Luca Coscioni

“In Argentina, paese in cui in queste ore è stata fermata una coppia italiana, non c’è una legge che vieta la GPA, sono i tribunali che intervengono per verificare le procedure. Lo scenario in cui una coppia viene fermata all’estero non si verificherà, se la GPA avverrà in paesi in cui la tecnica è legale. - dichiara Filomena Gallo, avvocata in contatto con oltre 30 coppie che hanno iniziato un percorso di GPA all’estero e Segretaria nazionale dell’Associazione Luca Coscioni con cui ha depositato in Parlamento una proposta di legge per legalizzare in Italia la Gravidanza per altri solidale.

“Le coppie potrebbero essere perseguite in Italia, dopo l’entrata in vigore della legge Varchi, non ancora pubblicata in Gazzetta Ufficiale e non è quindi in vigore ma non avrebbe potuto comunque essere motivo di fermo perché la nascita è avvenuta il 10 ottobre e la norma penale non è retroattiva. Il caso argentino evidenzia quanto sia importante che i paesi si dotino di leggi chiare e precise, per evitare ogni forma di abuso e tutelare la libera scelta delle donne e i diritti dei nati. – continua Gallo – Per questo, dopo l’approvazione della legge abbiamo scritto alle ambasciate per chiedere il loro intervento in difesa delle leggi in vigore nei loro paesi a tutela dei diritti dei cittadini italiani, che hanno scelto di diventare genitori attraverso la gravidanza per altri, accedendo alla tecnica dove è legale. Proprio a seguito dell’approvazione della legge Varchi, che pretende di configurare come “reato universale” l’accesso alla gravidanza per altri per i cittadini italiani anche se effettuata all’estero dove è legale, l’Associazione Luca Coscioni ha deciso di rivolgersi direttamente alle ambasciate dei paesi in cui questa pratica è normata (Australia, Canada, Cipro, Georgia, Grecia, Stati Uniti d’America, Ucraina, Armenia, Bielorussia, Israele, Nuova Zelanda, Portogallo, Regno Unito, Ucraina, Irlanda). Obiettivo: chiedere ai governi di questi paesi di opporsi a qualsiasi richiesta di cooperazione giudiziaria proveniente dall’Italia. È fondamentale che la comunità internazionale si unisca per condannare questa legge ingiusta e discriminatoria a tutela anche dei diritti dei cittadini italiani che hanno scelto di diventare genitori attraverso la gravidanza per altri nei paesi in cui è legale”.