Maternità surrogata, due coppie verso il ricorso: “Trattati come criminali”

Firenze, entrambe stanno per avere un bambino attraverso la gestazione per altri. La gravidanza, avvenuta all’estero, è reato in Italia, dove potrebbero arrestarli

di PIETRO MECAROZZI
26 novembre 2024
In Italia la maternità surrogata a ottobre è diventata reato universale (foto d'archivio)

In Italia la maternità surrogata a ottobre è diventata reato universale (foto d'archivio)

Firenze, 26 novembre 2024 – Sono partiti da un paesino dell’hinterland fiorentino. Dopo cinque anni di unione civile, hanno deciso di allargare la loro famiglia. Marco e Samuel, due nomi di fantasia per ragioni di privacy e per evitare di rendere più probabili eventuali conseguenze penali, sono volati in California, dove la gestazione per altri (Gpa) è legale, anche in forma commerciale, cioè sotto compenso. A differenza dell’Italia, dove la maternità surrogata a ottobre è diventata reato universale, cioè verrà punita anche se commessa in un Paese dove è legale. Pubblicata in Gazzetta ufficiale lunedì 18 novembre, sarà in vigore dal 3 dicembre e  prevede la reclusione da tre mesi a due anni e una multa da 600mila a un milione di euro.

Le coppie che rientreranno in Italia con un figlio nato prima di quella data con le tecniche gestazione per altri potranno essere denunciate d’ufficio e poste in stato di fermo appena valicato il gate dell’aeroporto. Stessa fine potrebbe toccare anche ai genitori, come Marco e Samuel, la cui madre surrogata era già in gravidanza prima del 3 dicembre e ha partorito dopo l’entrata in vigore. La norma infatti non è chiara «su quando si perfeziona il reato», spiega il legale della coppia, nonché professore di biodiritto, Gianni Baldini. «dobbiamo considerarlo un reato ad esecuzione continuata – aggiunge –, e non viene definito il momento in cui la condotta di ‘realizzazione’ della Gpa si possa affermare esaurita: forse con l’inizio della gravidanza? con la sua conclusione?».

Sui due fiorentini aleggia quindi le scure della giustizia italiana. Nonostante il procedimento effettuato in America è del tutto legale. E molto oneroso, per di più. Fra avvocati, assicurazioni sanitaria per due donne, la madre donatrice (il cui ovulo fecondato con gli spermatozoi di Marco) e la madre portatrice (colei nella quale viene impiantato con inseminazione intrauterina o fecondazione in vitro), viaggio ed extra, il conto totale per è di 180mila euro. «Dopo tanti sacrifici si trovano prigionieri, anzi esiliati, per colpa di una legge senza senso – continua Baldini –, a metà dicembre il bimbo nascerà, e la coppia si recherà al Consolato italiano per ottenere un documento per il rimpatrio: già in quel frangente è possibile che non gli venga riconosciuto, e se riuscissero a lasciare la California appena metteranno piede sul territorio italiano sarebbero subito fermati e portati in questura».

Cosa succederebbe quindi ai due? Ma sopratutto: cosa succederebbe al bambino? «Non è possibile saperlo – continua –, ma è certo che la legge non considera alcuni questioni fondamentali: la Corte Costituzionale ha più volte ribadito riguardo alla preminente tutela del minore e il diritto personalissimo alla formazione della famiglia ponendosi al di sopra delle leggi nazionali degli altri paesi nei quali la Gpa è legale. Per questo motivo, se i miei assistiti saranno sottoposti a fermo, ho pronto un ricorso d’urgenza da presentare al tribunale di Firenze affinché si sollevi la questione di legittimità costituzionale».

Diversa invece – motivo per cui si dice che la nuova legge colpisce soprattutto le coppie omosessuali – la situazione di Maria e Roberto. Anche loro under 40, si sono spinti in un paese europeo in cui invece la gestazione per altri è legale solo per le copie etero prevedendosi un rimborso spese per la donna, a causa dell’asportazione dell’utero subito da Maria. In tutti gli stati che hanno una legge che disciplina la Gpa , quando il bambino o la bambina nasce, «sul certificato di nascita – dice il legale – vengono scritti i nomi dei genitori intenzionali, cioè quelli che hanno firmato il consenso informato per iniziare la pratica e farlo nascere e che hanno anche fornito il materiale genetico, come hanno fatto Maria e Roberto». Sul certificato di nascita non c’è il nome della donna gestante e «potrebbe essere indistinguibile da quello di un figlio nato all’estero senza gestazione per altri». Quindi, «che trattamento gli spetta a loro come a tutti le coppie italiane che fanno nascere un figlio all’estero? Forse vi saranno rogatorie internazionali a tappeto?». Insomma un bel rebus.