È successo di nuovo, questa volta nell’avanzata ed europea Milano: l’affitto di un immobile è stato negato a causa dell’orientamento sessuale dei suoi futuri inquilini. “La persona preferisce persone più tradizionali”, ha fatto sapere la proprietaria all’agenzia immobiliare a cui Andrea Papazzoni si era rivolto e con la quale aveva portato a termine le pratiche per il versamento della caparra e la dimostrazione della sostenibilità economica dei canoni dell’appartamento.
L’ennesima tristissima pagina di un’Italia che di connettersi con il Paese reale, lasciandosi alle spalle ideologie e retaggi del passato, pare non averne alcuna intenzione. La dimostrazione che, negli ultimi anni, invece di andare avanti, il Belpaese ha fatto passi da gigante all’indietro.
La video-denuncia è arrivata a mezzo Instagram, tra un sorriso amaro e la chiara volontà di utilizzare la viralità per tentare di fare da argine a una inaccettabile ma paurosamente comune discriminazione. Sito in zona Maciachini a Milano, l’appartamento per ora è sfitto e, stando alle caratteristiche descritte da Papazzoni, non troverà presto un nuovo potenziale ed economicamente solido affittuario. Un reel di un minuto e poco più che racconta una circostanza che ha dell’incredibile e che, oltre a ferire personalmente i diretti interessati, denota una fragilità culturale difficile da sradicare. E, come da copione, oltre il danno anche la beffa: l’agenzia ha smentito la ricostruzione di Papazzoni, facendo sapere che la casa è stata negata perché la proprietaria ha ritenuto che chi lavora nel mondo dell’arte e della musica non è in grado di offrire le garanzie necessarie. Il rumore delle unghie sugli specchi si è sentito dal capoluogo lombardo fino a Palermo, considerando che Papazzoni, ex discografico e attualmente gestore di due B&B, aveva ampiamente dimostrato, tra documenti ed estratti conto, che la cosa non solo era fattibile ma era anche più che sicura. Oltre ad aver versato la caparra e la commissione per gli intermediari, l’affittuario mancato era stato infatti informato dall’agenzia di essere stato oggetto di una visura riferita alle sue società che, neanche a dirlo, aveva dato esito positivo. A giudicare dai numerosi commenti al reel di Papazzoni, pare che la cosa vada ben oltre il caso sporadico o il misunderstanding. “Ai gay non si affitta” è un non detto con cui è facilissimo dover fare i conti. Il clamore mediatico che il caso ha sollevato sarà sicuramente un buon viatico per contrastare un fenomeno diffuso e silenzioso.
La domanda, però, resta sempre la medesima: c’è davvero bisogno, ogni volta, di dover giocare al domino del caos mediatico, a cui seguono indignazione pubblica, ritrattazione e, forse, qualche ipocrita passo indietro, per provare a mettere un po’ d’ordine in questa società impazzita e incapace di accogliere l’altro da sé?