Una foto del ministro Giuseppe Valditara è stata bruciata davanti al ministero dell'Istruzione prima dell'inizio del corteo contro la violenza sulle donne in programma oggi a Roma. “Prima di raggiungere la piazza contro la violenza di genere bruciamo il ministro Valditara” si legge in una storia pubblicata su Instagram dal movimento femminista ‘Aracne’ e dai collettivi. Su un manifesto gli attivisti hanno poi scritto: “104 morti di Stato. Non è l'immigrazione ma la vostra educazione”.
Migliaia le persone che si sono radunate per unirsi al corteo in vista del 25 novembre, la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne. Il serpentone partito da piazzale Ostiense per attraversare Roma e arrivare a piazza Vittorio Emanuele II, si è mosso al grido di: "Disarmiamo il patriarcato”. A un anno dal femminicidio di Giulia Cecchettin, la ventiduenne di Vigonovo uccisa dall’ex fidanzato Filippo Turetta, “altri 106 nomi, rimasti anonimi, si sono aggiunti”, hanno riferito le promotrici. “Le parole del ministro Valditara – dicono – confermano l'urgenza di scendere in piazza. Il patriarcato esiste, non è ideologia e il razzismo istituzionale non è la risposta”.
Non Una di Meno ha sottolineato che “l’assassino, il violento, l'abusante sono figli della nostra società e hanno quasi sempre le chiavi di casa”. Le proteste sono contro le parole del ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, pronunciate nel giorno della presentazione alla Camera della Fondazione Giulia Cecchettin. Il ministro, in un videomessaggio, ha affermato che la lotta al patriarcato è "ideologica” e che “non porta a soluzioni”.
Non solo, ha poi collegato la violenza contro le donne al tema dell’immigrazione, tutto questo davanti a Gino Cecchettin, padre di Giulia, la cui figlia è stata uccisa da un ragazzo bianco e considerato ‘perbene’.
“Questo è un governo patriarcale, non basta una premier donna. Misure contenute non solo nel ddl sicurezza e per noi preoccupanti, dalla restrizione del diritto al dissenso alla possibilità di ingresso in carcere per le donne in gravidanza o comunque con figli molto piccoli”, hanno aggiunto le attiviste di Non una di Meno. “Siamo qui – continuano – a dire che dobbiamo togliere tutte le armi al patriarcato, armi che riguardano tutti gli aspetti delle nostre vite: dalla violenza dei movimenti 'pro-vita' negli ospedali a quella transfobica”.
Proprio sul tema della violenza di genere, nei giorni scorsi dopo le parole di Valditara ha fatto molto discutere la decisione del presidente del Senato, Ignazio La Russa, di imporre il tricolore sulla panchina rossa inaugurata nel giardino di Palazzo Madama. Come se ce ne fosse bisogno.