Violenza di genere, con Nosotras si vince con l'ascolto. "La storia di una è quella di tutte"
L'associazione fiorentina rilancia "Not a Single Story vol. 2", la campagna con l'azienda Gest per sensibilizzare e invitare le vittime a raccontare le proprie storie
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"Sono pochissime le persone in grado di capire che la differenza non è un vuoto di possibilità ma un pieno di alternative" Michela Murgia
Una frase, riportata sul sito dell'associazione fiorentina Nosotras Onlus che, alla vigilia della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro ledonne, ricorda l'importanza di accogliere, e fare rete, e sostenersi (non a caso sono un'associazione di mutuo-auto aiuto) tra donne, di qualsiasi cultura, provenienza, età, ceto sociale e credo religioso siano, abbattendo le barriere del pregiudizio.
Sulla tranvia di Firenze le immagini della campagna
Perché discriminazione e violenza sono strettamente legate. Ed è fondamentale, utilizzando la lente dell'intersezionalità, analizzare il mondo in cui stiamo vivendo, per scardinare i meccanismi di odio e la cultura maschilista, patriarcale, violenta che lo pervade. E come ci insegna il recente femminicidio di Giulia Cecchettin è “Una cultura da cambiare radicalmente, anche appropriandosi del linguaggio corretto, dei termini giusti dal punto di vista ontologico", dichiara Isabella Mancini, presidente di Nosotras.
La campagna Not a Single Story 2
“Secondo te è venuta da sola? Queste da sole non fanno nulla…” dice un uomo alla moglie, parlando di una ragazza afghana in tranvia. Ancora: “È evidente, fanno tutte quel lavoro lì”, alludendo alla prostituzione mentre osserva con aria di superiorità una giovane donna nera. E infine: “Sti cinesi, non sai mai cosa pensano: stanno lì zitti e ti guardano, non gli puoi manco chiedere qualcosa in italiano perché non lo vogliono imparare…”. Peccato che ‘la cinese’ in questione sia una lavoratrice professionista, che l’italiano lo sa benissimo.
Uomini che esprimonogiudizi (non richiesti!) in contesti pubblici su persone estranee – donne, nella maggioranza dei casi – e che, alle domande delle compagne, delle mogli, delle fidanzate sul perché lo facciano, cosa rispondono? “Amore mio, sei così ingenua, è per questo che ti ho sposato”. Anche questa è violenza. In questo caso quelle citate sono solo battute di attori e attrici per i tre cortometraggi realizzati dall’associazione Nosotras (con il prezioso aiuto di Fa R.M. per le riprese e in collaborazione con l'azienda di trasporti Gest) per la campagna “Not a Single Story – Fermati a pensare”, alla sua seconda edizione. Ma chiunque di noi può essersi imbattuto/a in discriminazione e quindi microviolenze di questo tipo ogni giorno: come gocce di acqua avvelenata riempiono il nostro spazio pubblico continuamente.
L'iniziativa, per il secondo anno, nasce in collaborazione con l'azienda di trasporti Gest, che si dimostra così sensibile alla tematica della violenza sulle donne
La miniserie di sensibilizzazione sul contrasto alla violenza di genere, che torna a viaggiare in tranvia, utilizza l’ottica intersezionale e ha l’obiettivo di far emergere quanto paradossale sia per le donne, di ogni origine, credo e provenienza, doversi confrontare con stereotipi e pregiudizi, preludio a una cultura della violenza. Che da psicologica, verbale, poi troppo spesso sfocia in quella fisica.
La battaglia intersezionale contro la violenza di genere
Un'ottica plurale, quindi, alla base della campagna di sensibilizzazione e ascolto Not a Single Story vol. 2. “Questa volta ci siamo dette: rappresentiamoci meglio anche nella scelta delle attrici degli sketch – continua la presidente –. Abbiamo tre donne provenienti da background migratori differenti: Aziza Zakkaria, Elisa Wang e Jackie Wairimu, che stanno provando a inserirsi all’interno del contesto culturale che si rinnova sul nostro territorio”. Troppo spesso tendiamo a dimenticare le difficoltà che incontrano le persone, e le donne in particolare, che vengono da contesti altri e che devono fare una quantità enorme di compromessi per potersi garantire l’affermazione, gli spazi di autonomia e indipendenza.
Isabella Mancini, presidente dell'associazione Nosotras
“Soltanto il 40% di loro lavora – evidenzia ancora Isabella Mancini – e la gran parte soltanto in tre ambiti specifici: pulizie, cura alla persona e servizio domestico. Molte, però, provengono da una formazione importante, quindi si squalifica il loro percorso di crescita individuale.Arrivano qui con l’idea che questo sia un Paese nel quale l’affermazione dei diritti è considerata importante, nel quale si possono finalmente sentire libere e liberate. Questo è però spesso negato nel contesto pubblico, che diventa invece aggressivo, giudicante e isolante. Di questo vogliamo parlare all’interno dei cortometraggi che vogliono essere uno spunto di riflessione, un inizio di pensiero su queste tematiche”.
La prevenzione della violenza: ogni vittima va ascoltata
I tre brevi video, disponibili sul sito, vogliono essere quindi un punto di partenza per parlare di stereotipi e forme di prevenzione, e per spronare tutte le persone e le vittime di qualsiasi forma di molestia o abuso ad aprirsi, a parlarne, a denunciare. Quando si è oggetto di violenza di genere la comprensione di quanto questa cosa agisca su di noi è estremamente complessa. E soprattutto è complicato mettere in moto delle dinamiche di difesa e di fuoriuscita da quello che è il corso della violenza. Perché la violenza agisce in modi subdoli, facendo soprattutto una cosa determinante: elimina la fiducia in se stesse, piano piano la erode dal di dentro.
Nosotras da 25 anni si sviluppa come una rete di mutuo-auto aiuto di donne italiane e prevenienti da altri contesti geografici e culturali
"Questo è l’elemento strutturale ed è anche quello che spesso impedisce a noi donne di arrivare a una decisione rispetto al cambiamento che una vorrebbe avere, o di arrivarci molto tardi. Invece è importante sapere che ci sono posti intorno a noi nei quali ci si può sempre e comunque recare senza paura di ricevere alcun tipo di giudizio o di pregiudizio rispetto a quello che ci è accaduto. Non siamo responsabili di essere vittime, siamo delle sopravvissute nel momento in cui si sceglie di aprire un altro corso della nostra vita. Tutte le donne vanno accolte nella loro testimonianza, nella capacità di prendere consapevolezza di quello che non è stato un incidente di percorso ma una struttura errata di quelle che sono le relazioni di coppia". Per questo proprio sabato 25 novembre sarà presentata la campagna di raccolta fondi per la Casa delle Donne da realizzare a Firenze. "Uno spazio di associazioni e per le associazioni e per tutte coloro che vorranno partecipare alla costruzione di questo ulteriore percorso. E l'assegnazione dovrebbe avvenire alla Manifattura Tabacchi in occasione del Festival l’Eredità delle Donne, domenica 26".
Discriminazione e violenza di genere sono strettamente legate e solo con la lente dell'intersezionalità è possibile analizzare il fenomeno e realizzare il cambiamento
Sensibilizzazione nelle scuole
Mancini evidenzia quindi l’importanza della collaborazione “con tutte le altre realtà locali che ci vorranno contattare per realizzare iniziative con le proprie dimensioni associative o anche con le scuole. Porteremo infatti Not a Single Story nei contesti scolastici anche dopo il 25 novembre perché purtroppo la violenza non è un’emergenza ma un fenomeno ampiamente strutturale e quindi poterne parlare con i ragazzi e le ragazze per noi è una cosa importante. Speriamo sia lo stimolo iniziale per far emergere le storie, i racconti diretti delle persone – conclude – e per aiutarle a capire che non c’è da stare in silenzio, c’è da chiedere aiuto. Chiederlo a chi è presente vicino a noi, a chi ha le competenze per darlo, senza più paura di essere screditate”.