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Troppi 10 anni di attesa”. Così la showgirl
Carolina Marconi interviene sulla
legge sull’oblio oncologico che il 3 agosto è stata approvata dalla Camera. Con la norma – che adesso dovrà passare al Senato - i pazienti oncologici guariti, quasi un milione di persone, potranno esercitare i propri diritti
in condizioni di uguaglianza rispetto al resto della popolazione, con riferimento all'accesso ai servizi finanziari, bancari e assicurativi, nonché alle procedure di adozione di minori. Il diritto all'oblio oncologico, secondo la norma, si acquisisce
dopo dieci anni dalla fine delle cure nel caso di neoplasie negli adulti e a distanza di 5 anni per quelle che riguardano gli under 21 anni.
Lo sfogo social dell'ex gieffina
Un passo importante per la
prevenzione delle discriminazioni e la tutela dei diritti delle persone che sono state affette da tumori. Tra queste rientra anche
Carolina Marconi, ex concorrente del Grande Fratello, guarita dal cancro al seno e particolarmente sensibile al tema.
L'ex gieffina 45enne ha vinto la battaglia contro il tumore al seno (Instagram)
Più volte, via social, la donna si è espressa affinché anche
l’Italia si dotasse di una norma di civiltà, sull’esempio anche di altri Paesi che già hanno legiferato. E nei mesi scorsi si era anche recata in Parlamento proprio per
presentare la proposta di legge. Adesso che è stato fatto un primo importantissimo passo, però, arriva un duro commento da parte della venezuelana naturalizzata italiana.
Carolina Marconi: "Condannata a morte"
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Condannata a morte per 10 anni... Dopo 10 anni puoi sentirti finalmente uguale a tutti, dopo 10 anni puoi finalmente tornare ad avere dei diritti. Dopo 10 anni questa legge ti dichiara finalmente guarita” dice nel lungo posto.
Un momento della presentazione della proposta di legge per il diritto all'oblio oncologico avvenuta alla Camera a fine giugno (Instagram)
E aggiunge: “Ma 10 anni sono tanti…così ci levate gli anni più belli della vita, dove cerchi di costruirti una famiglia, una casa, adottare un bambino, cercarti un lavoro duraturo… Sei praticamente
costretto ‘solo’ ad aspettare. Come se fossimo tutti immortali”. L’ex gieffina 45enne si sofferma in particolare sul tempo post-guarigione. “Una persona che ha il tumore
a 30 anni è fottuta” tuona. Quindi spiega: “Le viene tolto il diritto di continuare non solo a lottare per se stessa e i suoi cari, ma anche per inseguire i propri sogni pieni di speranze”.
Secondo la showgirl dieci anni di attesa sono troppi (Instagram)
Secondo la showgirl la legge passata alla Camera “va bene per una piccola fetta di persone più giovani. E le altre? Ci avevano promesso dignità, parità e uguaglianza!
Dove sono questi valori?”. Per la donna, insomma, il tempo per maturare l’oblio è troppo. “Per chi guarisce da un cancro ‘diritto all’oblio’ significa non essere marchiati a vita. E invece per dieci anni restiamo comunque
marchiati e discriminati”. Poi conclude: “Sicuramente abbiamo fatto un passo avanti, ma non basta. Io continuerò a battermi affinché gli ex malati siamo tutelati a 360 gradi e non discriminati”.
La 45enne originaria del Venezuela (Instagram)
Oblio oncologico, i pareri delle associazione dei malati
Sulla norma approvata all’unanimità dall’Aula di Montecitorio si esprime anche il ministro della Salute,
Orazio Schillaci. “Un risultato importante che premia il lavoro compatto di tutte le forze politiche e l'impegno delle associazioni dei pazienti che, da anni, rivendicano questo diritto” le parole del ministro. Commenti positivi anche da parte delle associazioni dei malati oncologici. La Federazione Italiana Associazioni Genitori e Guariti Oncoematologia Pediatrica (
Fiagop) ritiene la legge “
un traguardo notevole”.
La Camera approva all'unanimità il diritto all'oblio oncologico
Quindi entra nel merito: “In Europa vivono circa
500.000 persone guarite da un tumore che le aveva colpite in età pediatrica, di cui circa
50.000 in Italia. Queste persone sono tra coloro che più beneficeranno della legge”. Plaudono all'approvazione anche l'Associazione Italiana di Oncologia Medica (
Aiom) e Fondazione Aiom: “Si tratta di
una battaglia di civiltà”. E aggiungono: “È il primo passo per la tutela di oltre un milione di persone in Italia, che hanno superato il tumore ma continuano a essere considerate malate dalla società, con
discriminazioni nell'accesso a tanti servizi”. Soddisfazione anche dal presidente della Federazione degli oncologi, cardiologi e ematologi (Foce)
Francesco Cognetti, che parla di “norme innovative”, come già accade in Francia, Lussemburgo, Belgio, Olanda e Portogallo.