Pride a Budapest, l’Italia non firma la lettera di condanna delle discriminazioni sulla comunità Lgbtq+

Nella capitale ungherese si sta svolgendo il corteo dell’orgoglio, mentre la polizia argina la contromanifestazione degli estremisti. Il documento congiunto di 37 ambasciate – tranne la nostra – prende le distanze dalle politiche omobitransfobiche di Orban

di Redazione Luce!
22 giugno 2024
Budapest Pride Festival

Budapest Pride Festival

Nella capitale ungherese è in corso dal primo pomeriggio il Budapest Pride Festival, alla 29/a edizione. Già di per sé questa sarebbe una notizia, visto che l’Ungheria è uno dei Paesi più omofobi e conservatori dell’area europea.

Ma se finora non sono stati segnalati problemi o contestazioni al corteo dell’orgoglio, a cui starebbero partecipando circa 30mila persone, a rendere l’evento ancora più importante c’è una nota che apparentemente col Pride non ha molto a che fare, ma riguarda da vicino il movimento che lo anima e il contesto in cui si svolge.

Lettera di condanna alle discriminazioni contro la comunità Lgbtqi+: l’Italia non firma

Alla vigilia del Budapest Pride decine di ambasciate internazionali hanno preso le distanze dalle politiche omobitransfobiche del premier Viktor Orban, firmando una lettera di condanna per le discriminazioni ai danni della comunità Lgbtqi+ nel Paese. Il documento congiunto, promosso dagli Stati Uniti e sottoscritto già da 37 rappresentanze diplomatiche, non è stato firmato dall'Italia. Non stupisce, certo, che il governo di Giorgia Meloni non aderisca al testo in cui si esprime pieno sostegno ai membri della comunità Lgbtqi+, rispetto dei loro diritti e promozione dell’uguaglianza e non discriminazione, libertà di espressione e riunione pacifica.

Non stupisce perché le politiche portate avanti in Italia vanno nella stessa direzione, verso la chiusura, l’esclusione, la repressione anche di chi ha un’identità di genere o manifesta un orientamento sessuale diversi da quelli cisgender ed eterosessuali. Non stupisce ma rattrista, fa arrabbiare, delude. “Trentasette Paesi occidentali firmano il documento Usa che condanna le persecuzioni di Orban contro la comunità Lgbtqia+. L'Italia no, il governo Meloni le approva. Succede negli stessi giorni in cui l’Italia viene esclusa dalle più importanti nomine Ue. Una crociata che fa male al Paese", ha scritto sui social il deputato dem Alessandro Zan.

Il testo, arrivato come dicevamo alla vigilia del Budapest Pride, sottolinea come in Ungheria i diritti non siano garantiti allo stesso modo per tutti e tutte e come le persone della comunità continuino a subire ghettizzazioni, soprusi e violenze.

Il Budapest Pride Festival 

Il Pride a Budapest
Il Pride a Budapest

Lo dimostra il fatto che, a pochi giorni dall'inizio della presidenza di turno dell'Ue affidata all'Ungheria, la polizia sta arginando provocazioni di estremisti che hanno organizzato una contromanifestazione su invito del partito Patria nostra (Mi Hazank): “Il governo si è inginocchiato di nuovo davanti alla lobby degli omosessuali”, ha sostenuto la formazione in una nota.  Secondo gli organizzatori, il corteo dell’orgoglio ungherese di quest'anno è però “una forte protesta non solo contro l'omofobia, ma anche contro il razzismo, e un avvertimento per la crisi ecologica” e quella “della democrazia, minacciata dal populismo di destra”.

In Ungheria, è tuttora in vigore una legge contro le persone Lgbt così discriminatoria che la Commissione europea l'ha deferita alla Corte di giustizia dell'Ue. “Il governo Orban usa la retorica anti-Lgbt per cercare consenso nel campo estremista, fa parte della sua campagna anti-Occidentale”, scrive il giornale Nepszava.

Dal suo secondo avvento al potere nel maggio 2010, Orbán e il suo partito Fidesz hanno ridotto i diritti Lgbt, suscitando reazioni a livello nazionale e internazionale. Il governo di Budapest ha approvato leggi considerate da alcuni discriminatorie, come quella del 2021 che vieta la rappresentazione di temi Lgbt ai minori: la discutibile critica alla legislazione è che in pratica equipara l'omosessualità alla pedofilia. Già nel 2012 la Costituzione è stata modificata per definire il matrimonio come unione tra uomo e donna, escludendo le coppie dello stesso sesso da unione coniugale e adozione. Nelle scuole ungheresi inoltre è vietato anche solo parlare dell'omosessualità. Almeno secondo i suoi detrattori, Orbán ha usato il referendum del 2022 sulla legge anti-LGBT per consolidare il sostegno dei conservatori e distrarre da altri problemi.

Queste politiche hanno creato un clima di paura e discriminazione tra la comunità omosessuale rendendo eventi come il Budapest Pride Festival simboli di resistenza.