Pride a Lucca, l’Arcivescovo: “Siamo d’accordo solo in parte”. La lettera agli organizzatori

Giulietti, arcivescovo di Lucca, scrive una lettera agli organizzatori del Toscana Pride per ribadire la posizione della Chiesa: no alle discriminazioni, si alla pace, assolutamente no a maternità surrogata, adozioni a single e coppie gay, e all’affermazione di genere in tenera età

di TERESA SCARCELLA
28 agosto 2024
Pride, lettera vescovo Giulietti

A sinistra l'arcivescovo di Lucca, Paolo Giulietti, a destra uno scatto del pride a Imola

L’arcivescovo di Lucca, Paolo Giulietti, a pochi giorni dal Toscana Pride, scrive di sua spontanea volontà una lettera aperta agli organizzatori. In particolare l’epistola è indirizzata a Monia Marcacci, portavoce dell’evento nonché presidente Famiglie Arcobaleno Firenze. Lo fa per sottolineare quella che è la sua posizione come arcivescovo su certe tematiche, che poi è quella ufficiale della Chiesa. Niente di più e niente di meno. C’è apertura, ma non troppo...sicuramente c’è sostegno contro l’odio e le violenze di cui è vittima la comunità Lgbtqia+.

E probabilmente lo fa anche per far sentire la propria voce, per inserirsi all’interno del dibattito politico da protagonista e non da semplice osservatore, e magari metterci un punto. Dopotutto la Chiesa ha sempre detto la sua su certi temi, a maggior ragione in una città, come Lucca, dall’animo fortemente cattolico e conservatore. 

“Innanzitutto intendo manifestare vicinanza e solidarietà a tutti coloro che subiscono ingiuste emarginazioni: ogni persona ha diritto ad essere rispettata e accolta; discriminazione violenze verbali o fisiche non hanno alcuna giustificazione, tanto meno religiosa. Possiamo senz’altro desiderare insieme una società libera da forme di odio legato a pregiudizi razziali, religiosi, relativi all’orientamento sessuale o di ogni altro genere – si legge nella lettera – La stessa consonanza esprimo circa la richiesta della pace – al di là delle soluzioni politiche prospettate - per tutte le popolazioni colpite dalla guerra, in Medio Oriente come in Ucraina e nei tanti paesi della terra dove si moltiplicano le vittime innocenti”.

E fin qui...Il “ma” arriva dopo, quando si entra nello specifico delle questioni politiche nostrane, quindi dei diritti delle donne, delle coppie omogenitoriali e via discorrendo… A quel punto arriva un elenco di “no” da sempre espresso dal mondo cattolico. 

“Le leggi attuali sono sufficienti per tutelare le persone rispetto agli atti di odio o di violenza e alle discriminazioni (in pratica un ddl Zan sarebbe inutile ndr); prima ancora dei desideri degli adulti, va tutelato il “superiore interesse” dei bambini di conoscere i propri genitori biologici e di crescere con un papà e una mamma, negato da talune forme di procreazione assistita, dall’adozione a single coppie omogenitoriali e dalla pratica dell’utero in affitto (gravidanza per altri ndr) – continua monsignor Giulietti – il giusto sostegno da offrire alle persone con problemi di identità di genere, soprattutto in età infantile e adolescenziale, non può consistere nell’assecondare acriticamente e prematuramente delle percezioni di sé che possono essere collegate con problematiche diverse e in molti casi venire superate con l’età” (in sostanza: no alle terapie per la disforia di genere, no ai bloccanti della pubertà, no al cambio di genere da giovani ndr).

In conclusione, poi, si chiede al Toscana pride – o almeno questo è ciò che si intuisce – di non alzare troppo i toni della manifestazione. 

“Per tali ragioni – conclude – la nostra condivisione della manifestazione e dei suoi obiettivi non può essere piena. Circa lo stile della medesima, auspico che la libera espressione di rivendicazioni personali e collettive, che è giusto abbia luogo in una società democratica, venga esercitata da tutti con attenzione per le sensibilità altrui e per questo possa essere accolta con empatia anche da chi non partecipa e non condivide”.