Che cos'è la felicità? In giro per il mondo alla ricerca della formula per essere felici

Giuseppe Bertuccio D'Angelo, 32enne originario di Messina, nel 2019 ha lanciato "Progetto Happiness". I reportage su YouTube dei suoi viaggi sono "come foto sul comodino di ricordi bellissimi"

di MARIANNA GRAZI -
14 novembre 2022
progetto happiness

progetto happiness

C’è chi, parlando di “Ricerca della felicità” pensa istantaneamente al film del 2006 diretto da Gabriele Muccino con Will Smith. E poi invece c’è chi ha fatto di questo concetto una vera e propria missione di vita. “Tre anni fa, il 15 settembre 2019, ho fondato il Progetto Happiness. L’obiettivo è scoprire come cambia il concetto di felicità nel mondo, incontrando personaggi ordinari e straordinari. La bellezza di questo progetto è data dal fatto che vuole coinvolgere qualsiasi sfumatura dell’essere umano. Ho intervistato senza tetto e persone molto facoltose, intellettuali, astronauti, tribù di villaggi remoti”. Giuseppe Bertuccio D’Angelo, 32 anni, originario di Messina, sul sito del Progetto si descrive con una frase di Einstein: “Non ho talenti speciali, sono solo appassionatamente curioso”.
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Giuseppe Bertuccio D'Angelo

Una curiosità che lo spinge a girare per il mondo, incontrando persone e cercando di calarsi nelle loro vite per capire non soltanto cosa sia per loro la felicità ma anche il contesto nel quale vivono ogni giorno, cercando di essere il più obiettivo possibile. Con lui, da circa sei mesi, c’è Nicola Guaita, suo amico ed esperto videomaker, che lo supporta nelle riprese. Il giorno successivo alla nostra chiacchierata sono partiti alla volta dell’Ecuador per un viaggio di due settimane. Una volta tornati inizierà la seconda parte del lavoro di Giuseppe, la trasformazione di quelle immagini e voci raccolte in un reportage, che poi condividerà su YouTube e sugli altri social. “Ho bisogno, quando torno, di ‘digerire’ il materiale raccolto. Il fatto di rivederlo, montarlo, mi fa capire veramente quello che ho vissuto. Dal vivo, in presa diretta, non è sempre facile, non riesco a carpire tutto, mentre poi lavorandoci a casa diventano video miei, ricordi bellissimi. E YouTube diventa il comodino di casa dove metto le ‘foto’”.
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Giuseppe con l'amico videomaker Nicola Guaita a Nairobi

Perché, c’è chi dice, che la felicità vera sia quella condivisa. E Giuseppe, con il suo bagaglio di ricordi, di esperienze, coi suoi incontri, ne è l’esempio concreto. Da dove le arriva l’idea del progetto? "Diventare un reporter era il mio sogno. Ed è nato tutto quando, dopo essermi laureato in marketing nel 2014, decido di fare il giro del mondo. Era il mio più grande desiderio. Finito questo capisco che il mio sogno, in realtà, è avere una vita degna di nota, piena di avventure. Mi trasferisco a Barcellona e inizio a lavorare su un progetto (intitolato Liminis) di trasformazione personale attraverso lo sport, che volevo condividere attraverso i social. Decido di voler raccontare la storia di una persona  media che vuole partecipare all’IronMan (3 km di nuoto, 180 km di bici e 42 km di corsa). Non trovando nessun matto che volesse fare questo anno di allenamenti distruttivi – ride – l’ho fatto io. Sono riuscito a portarla a termine ma mentre mi allenavo avevo compreso che il mio desiderio reale era raccontare storie di altre persone, persone interessanti che potessero motivare e ispirare molti altri attraverso i social, che sarebbero così diventati un amplificatore delle mie avventure. E così è stato: nel 2019 sono partito per il mio secondo giro del mondo. Poi è arrivato il Covid". Quindi si è dovuto fermare? "Sì, ma non ho smesso di portare avanti il progetto. L’ho ripensato, ridisegnato e riprogrammato in Italia. Ho girato tutte le regioni. Poi quando hanno riaperto i confini ho ripreso a fare le mie domande fuori, all’estero".
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Giuseppe con migranti naufraghi sulla Ocean Viking

Che tipo di domande? "A ogni personaggio che incontro chiedo cosa sia per lui o lei la felicità. Questa è la domanda cardine, il fil rouge. Ma è la punta dell’iceberg: passo giorni e giorni con queste persone e solo alla fine del nostro incontro pongo questo interrogativo. È sempre una scoperta, una sorpresa: una domanda che sembra banale ma è difficilissimo rispondere. Quindi molto spesso ricevo risposte che davvero mi cambiano la vita". Una domanda che lei stesso si è posto? "Sì certo. Io volevo far durare il progetto 365 giorni, partendo il giorno del mio 29esimo compleanno, il 15 settembre 2019, e tornando a casa il giorno del 30esimo. Non è andata così ma ho capito che in realtà si trattava di qualcosa di molto più grande di me e di quanto avessi pensato. In quel modo la formula della felicità non l’avrei mai trovata, perché ci sono infiniti modi per essere felici. E la cosa ancora più bella è che le risposte sulla felicità cambiano sempre. Quindi se me lo chiedessi ora, cos’è per me, ti darei una risposta, se me lo chiedi dopo il viaggio in Ecuador sarà un’altra. Ed è così con tutte le persone che incontro, sono una fotografia della felicità che provano in quel momento. Però cambia ogni volta, quindi questo progetto potrebbe durare per sempre…". La sua è una ricerca senza preconcetti, che prova a non porsi pregiudizi iniziali "Esatto, hai detto bene, io cerco di non averne e faccio di tutto per riuscirci. Magari alcuni volte mi lascio andare a dei commenti però sì, la tendenza è quella. Alla fine, in ogni video, cerco di mettere in parole quello che ho imparato da quell’incontro. Non vuole essere un insegnamento, ma una riflessione che io faccio e chiunque vuole può ‘raccoglierla’".
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Giuseppe e Alex, un ragazzo del Kenya con cui ha trascorso alcuni giorni

Che tipo di riscontro ha avuto da questi video? "Meraviglioso. Più vado avanti più persone sono coinvolte ed è bello leggere i commenti sotto ogni reportage su YouTube. Quella è la ricompensa più bella, perché ci sono persone che magari da una storia lontanissima trovano l’ispirazione e la forza per o cambiare la propria vita, o prendere un’importante decisione… Sento la responsabilità ma mi piace, vorrei essere il ponte tra l’Italia e tutte queste storie positive”. Quindi sono tutte positive? "Non sempre. Per esempio l’anno scorso mi sono concentrato un po’ più su luoghi in cui sembrava non ci fosse la felicità, era qualcosa anche mi stimolava andare a cercare la risposta proprio lì. Ho passato due mesi sulla nave Ocean Viking di Sos Mediterranee e anche lì ho trovato la mia risposta. È stato molto formativo. Questo per dirti che non vado in luoghi dove la felicità è palese, ma dove magari bisogna scavare un po’ di più. Ho bisogno di esplorare questi posti per capire qual è davvero il valore della felicità per le persone che in quel momento non ce l’hanno. Forse quelle sono le storie che mi insegnano di più. Credo che la felicità sia il miglior passe-partout per ogni incontro, perché a tutti fa piacere parlare di felicità e tutti possiedono la felicità. È un tema trasversale, tutti si sentono coinvolti".
Qual è stato finora il viaggio che più le è rimasto impresso? "Ti direi tutti, ma se devo scegliere sicuramente quella con Sos Mediterranee. È stata un’esperienza fortissima e probabilmente quella che mi ha segnato di più". Invece l’ultimo viaggio fatto? "Ultimamente sono andato in Benin a documentare il fenomeno delle spose bambine e sono contento di averlo fatto vedere anche in Italia, era qualcosa che fino a 70/80 anni fa era ampiamente diffuso anche da noi".

Girare il mondo è tanto bello quanto costoso. Come si paga i viaggi? "All’inizio mi finanziavo da solo, mi ero messo dei soldi da parte quando studiavo,  all’inizio lavorando come commesso, anche perché i miei genitori erano contrari, avrebbero preferito un lavoro ‘normale’. Adesso ho la fortuna di avere sponsor interessati al mio progetto che quindi mi sostengono e mi patrocinano. E poi da YouTube". Ci sono Paesi che non ha mai visitato? "Tanti, ma non li conto, perché contarli sarebbe controproducente. Toglie il fascino di scoprirli. Non è una gara a quanti più Paesi riesci a visitare ma come li visiti, l’intensità e la profondità del viaggio, non toccata e fuga". Come sceglie le sue mete di viaggio? "Non seguo trend ma semplicemente quello che interessa me, quello mi ispira, le storie che mi emozionano. Se poi posso vado nel luogo in cui c’è quella storia, cercando chiaramente di raccontarne più di una per ammortizzare il viaggio. Le storie le scovo grazie a tanta ricerca online, voglio scovarne sempre di nuove. Leggo tanto da giornali, magazine, su Internet e le trovo così. È una ricerca personale, che parte da me".