Referendum cittadinanza: l’hashtag razzista spopola su X

Nemmeno il tempo di festeggiare il raggiungimento delle 500mila firme raccolte in meno di un mese, quorum necessario a presentare il quesito, che l’entusiasmo è stato spento dalla più bieca discriminazione

di CHIARA CARAVELLI -
25 settembre 2024
Un post con l'hashtag #bastane**i su X

Un post con l'hashtag #bastane**i su X

Provate ad aprire X (l’ex Twitter) e a guardare la colonna di destra, quella che segnala le tendenze. Cosa leggete come prima parola o hashtag che sia? E perché proprio #bastane**i?

È di ieri la notizia che il referendum sulla cittadinanza ha raggiunto il quorum delle 500mila firme. L’obiettivo è quello di ridurre da 10 a 5 gli anni di residenza legale necessari per poter avanzare la richiesta di cittadinanza che, una volta ottenuta, potrebbe essere trasmessa anche ai figli minorenni.

Ma come spesso accade purtroppo, dopo una bella notizia ne arriva sempre una brutta. In questo caso molto brutta che ancora una volta ci ricorda quanto il nostro Paese abbia un enorme problema di inclusione e lotta al razzismo e alle discriminazioni. Come contro risposta alla proposta referendaria del deputato di +Europa, Riccardo Magi, arriva in tendenza sul social di proprietà di Elon Musk l’hashtag #bastane**i. Alcuni utenti, infatti, hanno iniziato a utilizzare questo hashtag sopra all’immagine, modificata, usata per sponsorizzare il referendum sulla cittadinanza.

Un post con l'hashtag #bastane**i
Un post con l'hashtag #bastane**i (X)

In tantissimi, fortunatamente, lo stanno usando per protestare contro coloro che lo hanno lanciato. Ma sta di fatto che questo hashtag razzista ha superato quello sul referendum sulla cittadinanza, per un motivo o per un altro. Tutto questo è una dimostrazione lampante di come in Italia ci sia assoluto e immediato bisogno di politiche di inclusione, ma ancor prima ci sia bisogno di un cambiamento culturale. Il problema, come si dice, sta alla base. E non è vero che la politica in questo non c’entra. Perché se sono i politici i primi a lanciare messaggi discriminatori e razzisti – basti pensare alle frasi del generale Vannacci rivolte a Paola Egonu secondo cui i suoi tratti non rappresentano l’italianità o alle scelte del Governo in tema di immigrazione – allora viene da sé che le persone, non tutte per fortuna, si sentano legittimate a esprimere determinate idee.

Se manca la cultura dell’inclusione, se vengono veicolati messaggi che incitano all’odio, alla discriminazione, alla marginalizzazione, se l’altro viene visto come il nemico, allora non dobbiamo stupirci che in tendenza su Twitter ci sia un hashtag del genere. Perché questa è solo la conseguenza.

In una delle vignette che accompagnano l’hashtag, ad esempio, si vedono una donna bianca e un uomo nero. Lui, spacciando doti ‘nascoste’ in termini sessuali – uno stereotipo che tutti e tutte conosciamo – , la uccide e scappa con la borsetta. E questo cosa significa? Che la persona di colore arriva nel nostro Paese per delinquere, per uccidere, per far del male. Non per lavorare, non per provare a costruirsi una vita migliore, non per scappare dalle guerre, non per darsi una possibilità.

C’è ancora tanto lavoro, tanta strada da percorrere, ma ieri quantomeno quelle 500mila e passa firme sono state un piccolo passo verso ciò che ci può rendere un Paese migliore di quello che siamo.