Roma Tre, il laboratorio ‘gender’ per minori. Conservatori pronti a dar battaglia

L’ateneo ospita le sette famiglie con bimbi e adolescenti dai 7 ai 14 anni che avranno la possibilità, all’interno dell’ambiente universitario, di esprimere le proprie narrazioni personali su identità e genere. Ma la polemica non si placa

28 settembre 2024
Content Lab - SERAFINA

Due bambini si tengono per mano

Dopo le polemiche infuocate e la risposta del rettore, questa mattina a Roma Tre si svolgerà (o almeno così è previsto) il laboratorio di ricerca universitario sull’identità di genere dei minori che vogliono esprimere, con le loro famiglie, la loro identità, il loro essere, in un ambiente sociale che vuole essere pronto all’ascolto.

L'ateneo, finito nell’occhio del ciclone delle critiche, ha precisato che quello da più parti definito “corso gender” è in realtà un singolo incontro, nell'ambito di una ricerca non finanziata, che non prevede in alcun modo attività finalizzate a influenzare i minori su questioni legate al genere. L’appuntamento serve a dare la possibilità di effettuare una rilevazione delle narrazioni spontanee dei minori, tra i 7 e i 14 anni, con la presenza dei genitori. “Il Comitato etico dell'Università Roma Tre ha valutato la metodologia di ricerca come adeguata – ha chiarito l’ateneo –, confermando che non vi è alcuna violazione dei diritti dei partecipanti e delle partecipanti. Le sette famiglie, che hanno scelto volontariamente di partecipare, svolgono già da tempo attività di questo tipo all'interno di un'associazione e i ricercatori intendono unicamente raccogliere le loro storie”.

Nei giorni scorsi era intervenuto anche il rettore Massimiliano Fiorucci, cercando di fare chiarezza e smorzare un clima di “caccia alle streghe” che si era venuto a creare. “In questi giorni si è innescata una polemica strumentale e disinformata sull'iniziativa”.

Peccato che propri alla vigilia il portavoce di Pro Vita & Famiglia Jacopo Coghe ha annunciato che l'associazione, domani, sarà davanti alla sede del nuovo Rettorato per consegnare le oltre 32.000 firme raccolte con una petizione popolare per dire no al progetto. “Rimarchiamo il nostro sconcerto – ha spiegato – per le parole del rettore Massimiliano Fiorucci che non solo non ha bloccato l'iniziativa, ma l'ha addirittura difesa parlando di una ricerca per 'esplorare territori di confine, lungo i quali non sono consolidate conoscenze adeguate', e dunque ammettendo che il progetto è una vera e propria sperimentazione col coinvolgimento di bambini dai 5 anni ai 14 anni, ai quali adulti stanno applicando l'etichetta di 'transgender' senza nessun fondamento scientifico".

Nel frattempo, il vicepresidente della Camera Fabio Rampelli (Fdl) replica anche lui al rettore dell'ateneo che ieri in serata ha detto di riservarsi il diritto di adire le vie legali se continueranno le menzogne sul laboratorio. “Bene, se citato a giudizio sarò pronto a rinunciare all'insindacabilità parlamentare, se il signor rettore non impegnerà nella causa i fondi dell'ateneo, per confrontarmi in tribunale, pur di difendere il diritto di famiglie e bambini. Nell'attesa spero che il rettore sia disponibile a rispondere a queste domande, per rassicurare i cittadini italiani che sostengono con i propri soldi anche la sua Università”, afferma Rampelli, che pone all'ateneo e a Fiorucci una serie di quesiti sulle attività proposte, i costi, la composizione del Comitato etico che ha dato il benestare al progetto.

Solidarietà all'ateneo arriva invece dall'assessora alla Scuola di Roma Capitale Claudia Pratelli. “La verità è che questa caccia alle streghe vuole creare dei tabù e finisce per legittimare le discriminazioni basate sull'orientamento sessuale e sulle identità di genere. La verità è che la ricerca è libera, è preziosa e va difesa".