Imbavagliata. È forse il termine più corretto per descrivere il futuro di Serena Bortone in Rai. L’ex conduttrice di “Che Sarà” (non riconfermato) e giornalista sembrerebbe essere infatti presente nei palinsesti della prossima stagione di viale Mazzini, ma con un programma – le indiscrezioni dicono al sabato sera su Rai 3 – in cui potrà parlare di filosofia e cultura, ma non di politica.
Niente più dibattiti, quindi, per la 53enne romana, la cui permanenza in Rai appare più come una punizione che altro. Nessun licenziamento quindi, come si aspettavano in molti dopo il ‘caso Scurati’, ma una specie di gabbia all’interno della quale Serena Bortone dovrà muoversi. Con il poco, anzi inesistente, spazio di manovra che le verrà concesso.
Sembrerebbe infatti che il diktat sia più che chiaro: divieto tassativo di invitare esponenti di partito e parlare di governo e opposizioni. Perché quella di Serena Bortone è stata, per tutta la durata di “Che Sarà”, una voce troppo scomoda per la tv di Stato a guida Giorgia Meloni. Il monologo dello scrittore di “M. – l'uomo della provvidenza” in occasione del 25 aprile 2024 è stato censurato e Bortone lo ha letto comunque in diretta attaccando apertamente i vertici di viale Mazzini. Un gesto che le è costato un provvedimento disciplinare.
Nell’impossibilità di licenziarla ecco la ‘punizione’ del bavaglio. La colpa? Aver letto in diretta un pensiero onesto sulla Liberazione dal nazifascismo, essersi sempre e apertamente dichiarata antifascista, aver condannato gli estremismi, aver parlato di rigurgiti fascisti all’interno del Governo.
Cose di cui, per sua stessa recente ammissione, nessuno di noi avrebbe parlato se gli altri “evitassero di inneggiare alla Decima Mas, fare francobolli sui fascisti, picchiare un deputato in Aula. Signorelli, l'ex portavoce di Lollobrigida che parlava utilizzando un linguaggio orrendo. Io starei zitta, non ne parlerei più, basterebbe solo avere un minimo di decenza”. Eccola, quindi, la colpa di Serena Bortone. La colpa di chi non si nasconde, la colpa di chi rivendica con orgoglio le proprie posizioni senza pensare alle conseguenze, soprattutto senza aver paura delle conseguenze. La colpa di chi si dichiara senza giri di parole antifascista che, è bene ricordarlo, è il principio su cui si fonda la nostra Costituzione. Ma si sa, di questi tempi, in troppi tendono a dimenticarlo.