Giornata Mondiale sulla sindrome di Down: la storia di Andrea

Il 36enne milanese: “Mi arrabbio quando le persone ci definiscono tutti uguali o ci considerano eterni bambini”

di CATERINA CECCUTI
21 marzo 2024
Andrea Tudda

Andrea Tudda

È un giovane uomo pieno di vita, passioni e aspirazioni per il futuro Andrea Tudda, 36enne impiegato nel settore del turismo alla Città Metropolitana di Milano. Andrea è una delle persone che si stanno impegnando nella campagna di sensibilizzazione “Assume That I Can”, creata da CoorDown – Coordinamento Nazionale Associazioni delle persone con sindrome di Down – per promuovere l’inclusione a tutti i livelli sociali.

Ascoltando le sue parole, leggendo le righe che scrive, salta immediatamente agli occhi la sua curiosità e un ottimismo che nella vita lo ha portato non soltanto ad accettare se stesso completamente – come molte persone prive di sindrome di Down non sanno fare – ma a generare intorno a sé un’atmosfera positiva e armoniosa, almeno quanto la musica che tanto ama e che esegue ogni volta che siede al suo pianoforte.

Andrea Tudda si racconta

Il piano è la mia passione vera – racconta a Luce! –. Lo suono da quando andavo alla scuola media. Mi fa provare tante sensazioni, esprimere le mie capacità comunicative e creative e quando vengono apprezzate sono felice. Ho frequentato l'istituto Carlo Tecna a indirizzo musicale ed avendo un professore di sostegno musicista e direttore d'orchestra ho potuto allargare la mia capacità e conoscenza musicale. Ho avuto una bellissima classe, con compagni meravigliosi che sento tuttora”.

Andre e il suo piano
Andre e il suo piano

A lavoro, oggi Andrea utilizza il computer – “mi piace il pc perché me ne intendo abbastanza” – e ha un sacco di hobby, “Mi piace visitare le città, disegnare, fare fotografie, scrivere racconti, poesie e anche canzoni. Mi piace leggere libri fantasy, di avventura, commedie e storie per ragazzi”.

L’intervista

Andrea, ha mai avuto problemi di inclusività?

“Non ho avuto particolari problemi di stereotipi o basse aspettative, però alla scuola elementare alcuni bambini per dispetto mi rubavano gli occhiali e questo mi rendeva triste perché essendo miope non posso farne a meno. Mi torna in mente anche un ricordo che avevo rimosso: nel 2009 ho fatto un tirocinio in una libreria, mi facevano etichettare i libri e, a parte il fatto che non mi hanno mai assunto, la cosa brutta è che dovevo entrare la mattina dalle 8 alle 10 perché dopo aprivano le porte al pubblico; a volte, di giovedì, entravo dalle 18 alle 20, ma stavo sempre nel magazzino, mai a contatto con le persone. Non ho mai capito di cosa avessero paura”. Le capita mai di essere trattato come un bambino anche se è un adulto?

“Sì. Mi arrabbio quando le persone ci definiscono tutti uguali o ci considerano eterni bambini. A volte le persone anziane ti dicono a voce alta ‘La vuoi una caramella?’ Oppure mi chiedono 'Hai la fidanzatina?’ Penso che abbiano poca sensibilità. Se un anziano ti offre una caramella può anche essere comprensibile, poverino, ma quando uno sconosciuto ti chiede se hai la fidanzatina, sembra che non ci arrivi proprio a capire che l'altra persona potrebbe non aver voglia di parlarne. Una volta ero al bar con lo zio, è arrivato un venditore di libri e di punto in bianco mi dice ‘La ragazza dove l’hai messa?’ Mi sono sentito trattato da bambino. Non che sia stato maleducato, ma ha sbagliato il modo perché l’ha detto ad alta voce”.  

Cosa vorrebbe migliorare nella sua vita?

“Una cosa da migliorare è il mio futuro: mi piacerebbe convivere con alcuni ragazzi e ragazze in un piccolo appartamento tutto nostro, per poter avere una vita autonoma e divertente!

Ora vivo ancora in casa con la mamma, ma i prossimi passi per me sarebbero quelli di acquistare delle villette in disuso per crearne appartamenti, poi accompagnarci in una sorta di percorso di ‘autonomia’ al fine di abitare da soli, magari con un educatore di riferimento”.  

Andrea Tudda
Andrea Tudda

Come si trova con il suo attuale lavoro?

“Mi trovo bene e ho dei bei rapporti con i colleghi che mi aiutano quando sono in difficoltà e sono sempre presenti”. Cosa ritiene sarebbe di aiuto a livello di servizi per l’inclusività sociale?

“Un servizio importante per me – ma anche per chi a volte ha difficoltà con i mezzi e non può sempre prenderli – sarebbero maggiori agevolazioni sull'uso dei buoni taxi, perché tramite questi buoni puoi prendere il taxi quando ne hai bisogno (tipo la sera quando fa buio, quando esci da teatro, quando vai a cena fuori, ecc.). Sarebbe importante anche avere più appartamenti dove i ragazzi possano convivere insieme e avere una vita autonoma”. Cos’è più importante per lei nella vita?

“Famiglia, lavoro, amicizia e amore. In amore ho avuto alcune delusioni ma spero di trovare una ragazza con cui poter avere un rapporto che mi completi e magari anche convivere con lei!

Poi tante altre cose: passeggiare, fare gite, suonare il piano e ascoltare la mia amata musica”.