Stati Uniti, boom di richieste per le pillole abortive: si teme una nuova stretta

Come riportato da numerosi enti e associazioni, le donne statunitensi stanno facendo scorta di contraccettivi

di MARCO PILI
12 novembre 2024
Mifepristone, il farmaco già al vaglio della Corte Suprema (ANSA)

Mifepristone, il farmaco già al vaglio della Corte Suprema (ANSA)

Nel paese a stelle e strisce, l’ortodossia di Donald Trump ha già iniziato a generare preoccupazione. Due mesi prima dell’insediamento ufficiale del neo-eletto Presidente degli Stati Uniti, che avverrà il prossimo 20 gennaio, le donne e le ragazze americane hanno scelto di correre ai ripari. Il rischio più grande? Una legislazione federale che, superando nella scala delle fonti del diritto le singole legislazioni nazionali, potrebbe impedire di ricorrere a procedure di aborto sicuro entro i tempi garantiti dalla legge.

Sono state proprio le posizioni assunte dal tycoon in campagna elettorale, supportato dalle frange più estremiste del panorama sociale e politico autoctono, a dare vita a quella che i referenti e le referenti degli sportelli di assistenza hanno denunciato come una vera e propria corsa all’accumulo di farmaci per l’interruzione di gravidanza. Una pratica dettata dalla paura e dalla consapevolezza degli anni che verranno e che si giocheranno, in particolar modo, sulla pelle delle donne.

Se l’amministrazione Biden si è prodigata, nel corso degli anni, per tutelare il diritto all’aborto opponendosi, in particolar modo, all’abolizione della sentenza Roe vs. Wade, l’amministrazione che si insedierà per la seconda volta a gennaio è sempre stata di tutt’altro avviso. Il comportamento tenuto dal tandem repubblicano nel corso della campagna elettorale, infatti, si è giocato sul filo dell’ambiguità, utilizzando sia la carota che il bastone in funzione degli elettori e delle elettrici di riferimento.

L’allarme delle associazioni

Un comportamento che non ha certo tranquillizzato le donne statunitensi, impaurite da una possibile quanto improvvisa privazione di un diritto acquisito e, fino a poche settimane fa, ritenuto inalienabile. Aid Access, uno dei maggiori fornitori di farmaci per l’interruzione di gravidanza, ha affermato di aver fatto fronte ad oltre 10mila richieste nelle ore immediatamente successive all’elezione di Trump. Un valore 17 volte superiore alle circa 600 richieste che, ogni giorno, l’organizzazione riesce ad evadere, spesso spedendo il farmaco via posta.

Anche Just the Pill, che prescrive senza scopo di lucro farmaci per l’Ivg in telemedicina, ha riscontrato un aumento percentuale del 20% tra coloro che si recano in visita senza essere incinte, ma al solo fine di effettuare scorte di farmaci in vista di una possibile svolta proibizionista. Come spiegato da Brittany Fonteno, presidente della National Abortion Federation, “le persone capiscono che la minaccia al diritto all'aborto da parte dell'amministrazione Trump è terribile e molto concreta”.