Poteva essere la svolta capace di aprire la strada a iniziative simili in altre regioni. Poteva riaccendere il dibattito, almeno quello, sul tema anche in Parlamento, dove giace in polverosi cassetti dimenticati dai più. Invece in Veneto la legge di iniziativa popolare sul suicidio medicalmente assistito non passa. Il cosiddetto 'fine vita' resta, ancora una volta, fermo al palo. A impedirne l'approvazione è stato il no ai primi due dei 5 articoli complessivi, che richiedevano il via libera della maggioranza assoluta da parte del Consiglio. Il secondo, in particolare, era un articolo fondamentale della legge proposta dall'associazione Luca Coscioni, per cui il presidente Roberto Ciambebetti ha proposto il rinvio in commissione, che è stata poi approvata dall'assemblea. La discussione e il voto hanno visto la spaccatura del centrodestra, con Fdi e Fi contrari, il presidente Luca Zaia e parte della Lega favorevoli, come le opposizioni.
La proposta di legge sul fine vita in Veneto
La proposta di legge votata (ma non approvata) in Veneto, in materia di suicidio medicalmente assistito è nata dall'iniziativa popolare Liberi Subito: depositata dopo una raccolta firme (sottoscritta da 9.072 persone, oltre la soglia richiesta delle 7mila necessarie), "avrebbe garantito da oggi procedure e tempi certi per attuare la sentenza 242/2019 della Corte Costituzionale sul caso Cappato/Antoniani. Il Veneto è stata la seconda regione italiana a depositare la proposta di legge (dopo l’Abruzzo), ma la prima effettivamente discussa in Consiglio regionale". Così l'associazione Coscioni sui social. Il post poi continua spiegando "che per una sola astensione, nonostante l’impegno generoso e determinato del Presidente della Regione Veneto Luca Zaia e di tante Consigliere e Consiglieri regionali che hanno agito sulla base di convinzioni personali invece che di appartenenze politiche, l’opportunità non è stata per il momento accolta dalla maggioranza dei votanti". Una battuta d'arresto che però non cambia il fatto che, proprio grazie alla storica sentenza sul caso di Dj Fabo, "che ha valore nazionale, il diritto ad essere aiutati a morire - in determinate condizioni, con sofferenze insopportabili - rimane, pure in assenza delle procedure chiare e dei tempi certi che la nostra legge avrebbe stabilito".Visualizza questo post su Instagram