Tutte le vite contano. E, nel panorama attuale italiano e non solo, c’è bisogno di ricordarlo, di ribadirlo: l’orientamento sessuale, l’identità di genere, il credo religioso, il colore della pelle, la lingua, la nazione d’origine, le idee politiche e altri fattori non possono essere fattori discriminanti per decidere se una persona merita o meno di vivere.
In vista del Transgender Day of Remembrance, Giornata Internazionale della memoria transgender che quest’anno sarà mercoledì 20 novembre, qualche giorno prima, sabato 16, si svolgerà a Milano la terza edizione della “Trans Lives Matter” ("le vite delle persone trans contano"), la marcia silenziosa per commemorare le persone transgender uccise per odio in Italia e nel mondo, organizzata da ACET (Associazione per la Cultura e l’Etica Transgenere) e Sportello Trans di Ala Milano onlus.
Federico, Chiara, Cloe e le altre: le storie
“A maggio di quest’anno Federico, ragazzo transgender, è entrato in pronto soccorso per un malore. All’interno dello stesso pronto soccorso ha subito una violenza sessuale: Federico ha subito denunciato la violenza al personale sanitario dal quale non ha ricevuto l’assistenza alla quale aveva diritto", raccontano le organizzazioni, presentando alcune storie di chi ha vissuto sulla propria pelle transfobia e discriminazione. Federico non è l’unico ad avere una storia simile, ma è una delle poche che è arrivata ai media locali e alle associazioni che ogni anno monitorano il numero crescente delle vittime. “Come ci è arrivata? Parlando di Federico al femminile, uccidendolo così due volte”.
“Cosa c’è di male nel voler essere me stessa?” domandava spesso Chiara, ragazza transgender di soli 19 anni nell’ottobre del 2022 si è tolta la vita nella sua abitazione, nel quartiere di Piscinola, in provincia di Napoli, mentre la madre non era in casa. Chiara ha subìto una vita di sofferenza, violenza, bullismo ed emarginazione per il solo fatto di voler esprimere la sua identità femminile. “Perché devo soffrire se voglio mettere un rossetto o truccarmi?” chiedeva agli operatori del Gay Center di Roma – numero verde contro l’omotransfobia – a cui si era rivolta già all’età di 17 anni per chiedere aiuto. “A volte mi chiedo cosa ci sia di sbagliato in me, in fondo sono solo un essere umano. Mi sento una donna, vorrei non avere paura. Ma sono in un labirinto senza uscita”.
Lo stesso labirinto in cui si è ritrovata Cloe Bianco, la professoressa che – dopo essere stata allontanata nel 2015 dal suo lavoro a scuola in provincia di Venezia per aver deciso di indossare abiti femminili – nell’estate del 2022, a 58 anni, si è data fuoco nel suo camper.
A volte il labirinto senza uscita può essere una camera d’hotel dalla quale non si riesce a scappare, come quella in cui è stato ritrovato il corpo di Naomi Cabral, donna transgender argentina di 47 anni, sex worker, strangolata da un suo cliente a Marina di Tor San Lorenzo.
Altre volte quel labirinto lo troviamo nelle scuole. Noah, ragazz* gender variant, nell’estate del 2021 ha deciso di togliersi la vita a soli 13 anni perché – ha raccontato la madre – in una scuola di Roma subiva bullismo e marginalizzazione. Lo stesso bullismo che ha colpito Elios, giovane persona non binaria di 15 anni, che l’anno scorso ha deciso di gettarsi dal quarto piano di una palazzina residenziale.
Trans Lives Matter: le associazioni organizzatrici
"Esiste un filo rosso che collega tutte queste terribili morti e si chiama transfobia”, dicono ancora le associazioni. Che poi danno nota del drammatico numero di vittime: “443 sono le persone morte per transfobia di quest’anno nel mondo. Stiamo parlando di più di una persona trans al giorno che perde la vita per cause violente. Più di 5000 le persone trans che abbiamo perso dal 2008 ad oggi: sono tantissime, se si considera che siamo l’1% della popolazione mondiale”.
Un numero destinato a salire, considerato che dal 2014 al 2024, in un solo decennio, si registra un aumento del 200% dei casi riportati. E ad aggravare un panorama già tremendo ci si mette anche il solito triste primato italiano. Il nostro Paese si riconferma anche quest’anno al primo posto in Europa per omicidi ai danni di persone transgender. “Nella stagione politica del governo Meloni –spiegano da Acet e Sportello Trans Ala – nel momento storico della vittoria di Trump negli Stati Uniti e dell'avanzata di Putin, i pochissimi e fragili diritti delle persone transgender sono a rischio.
Per il terzo anno consecutivo abbiamo deciso di portare le nostre vite, il nostro dolore e la nostra indignazione nelle vie più centrali della città di Milano – aggiungono – per dare un segnale preciso alla società, alla politica e alle istituzioni: le vite delle persone trans contano, e noi, e tutti i nostri amici, sostenitori e alleati siamo pronti non soltanto a celebrarle e a ricordarle, ma anche a rivendicarne il pieno diritto di cittadinanza nella società civile, contro ogni forma di discriminazione, violenza, tentativo di invisibilizzazione e delegittimazione”.
La marcia a Milano
La marcia di sabato 16 novembre prenderà il via alle ore 16:30 in Piazza Oberdan a Milano e si concluderà in Piazza della Scala, davanti a Palazzo Marino, con gli interventi di associazioni, istituzioni e attivisti. Tra i rappresentanti del Comune impegnati nella lotta alla discriminazione e alla transfobia che hanno deciso di aderire ci sono Lamberto Bertolé, assessore al Welfare del Comune di Milano, Elena Lattuada, delegata alle Pari Opportunità del sindaco e Monica Romano, vicepresidente della Commissione Pari Opportunità e Diritti Civili del Comune. A condurre gli interventi a fine marcia sarà Cristina Bugatty, personaggio televisivo e attrice italiana.