Trump, il ritorno. Biden: “Un’oligarchia minaccia diritti e libertà”

L’insediamento di lunedì 20 gennaio alla Casa Bianca del tycoon di nuovo presidente, affiancato da una serie di personaggi che potrebbero influenzare il corso politico. Tra meme e coin, ci sarà da divertirsi

di Redazione Luce!
19 gennaio 2025

Gli Stati Uniti stanno scivolando verso “un’oligarchia” dominata dai miliardari della tecnologia. Mercoledì 15 gennaio, nel suo discorso di addio alla nazione, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha avvertito che, con il nuovo avvento di Donald Trump alla Casa Bianca: "Oggi, negli Stati Uniti si sta formando un'oligarchia caratterizzata da una ricchezza estrema, potere e influenza che minaccia letteralmente tutta la nostra democrazia, i nostri diritti e libertà fondamentali, e la possibilità per chiunque di avere una chance equa per andare avanti”.

Ma che cos'è un'oligarchia? E il Paese più potente del mondo sta davvero per diventare come un ‘regime’ in cui il destino di milioni di persone è soggetto al comando di pochi?

Cos’è un’oligarchia?

Semplicisticamente è una forma di governo in cui il controllo del potere esecutivo è affidato a un ristretto gruppo di élite. A differenza di un’aristocrazia, visto che entrambi i termini arrivano dall’Antica Grecia, un’oligarchia è più strettamente legata alla ricchezza che alla nobiltà o alla discendenza familiare.

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Donald Trump con la moglie Melania (Photo by Jim WATSON / AFP)

Utilizzando il termine in senso fortemente negativo, Biden ha quindi paragonato questo momento storico politico americano ad alcuni dei regimi più brutali della storia, non ultimo la Russia, diventata simbolo proprio di questa forma di esercizio del potere. Qui, dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica, ha preso avvio la commistione di profitti e politica, condita da repressioni, in particolare sotto il presidente Vladimir Putin, che ha i suoi favoriti e ha promesso di lasciarli mantenere le loro fortune, in cambio di lealtà assoluta. Questi magnati russi sono “completamente integrati” nella politica e nella cultura, ricoprendo ad esempio incarichi di alto profilo nel governo.

Ma anche in Cina l’aumento del divario di ricchezza tra pochissimi al vertice delle gerarchie politiche e il resto della popolazione, aveva sollevato preoccupazioni internazionali, tanto che ancor prima del discorso di Biden era scattato un campanello d’allarme sul fatto che le due maggiori economie del mondo stessero diventando oligarchie.

Ricchezza è sinonimo di oligarchia?

No. va anche sottolineato che essere ricchi non significa necessariamente essere oligarchi. Per il presidente uscente, però, il ritorno del tycoon nello studio ovale, accompagnato stavolta non da soli politici di professione ma da imprenditori miliardari del calibro di Elon Musk, Jeff Bezos e Mark Zukerberg (guardare la classifiche degli uomini più ricchi al mondo per capire quale potere ha in mano questo terzetto), rappresenta di fatto una minaccia per i valori alla base stessa della democrazia statunitense.

È risaputo che il denaro controlla i politici, ha spiegato al Washington Post Meredith McGehee, esperta di etica governativa ed ex responsabile dell’organizzazione no profit Issue One. Ma l’influenza crescente di Musk e di altri miliardari sul sistema potrebbe essere un prodotto dell’insoddisfazione degli americani riguardo a quanto il governo uscente ha saputo rispondere alle loro preoccupazioni. Trump e i miliardari con cui si è allineato sono visti dai suoi sostenitori come outsider che sconvolgeranno lo status quo a Washington.

Un prodotto dell’insoddisfazione 

“I democratici sono stati associati all’élite, al politicamente corretto – ha detto McGehee, spiegando che durante la campagna elettorale il partito è apparso più interessato alle cause delle comunità urbane e istruite piuttosto che al resto dell’America –. Nessuno nell’establishment è riuscito a catturare quell’insoddisfazione per il sistema, eccetto Trump.”

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Un poster raffigurante il presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump e il miliardario Elon Musk (Photo by Patrick T. Fallon / AFP)

“Non ci sono leggi che impediscano a un presidente e al suo gabinetto super-ricco di usare il loro potere per favorire la propria classe di appartenenza – scrisse all'inizio della prima amministrazione del tycoon –. E non c’è nulla che li obblighi a guardare oltre i loro privilegi per affrontare i bisogni della cittadinanza”. In altre parole, spetta agli elettori ritenere i leader responsabili di mettere i ricchi al primo posto.

La cerchia di Donald Trump

Un oligarca è qualcuno che influenza la politica dal di fuori del sistema formale, magari lontano dalle dinamiche più spicciole ma suggeritore privilegiato all’orecchio del presidente. E allora andiamo a vedere chi compone la squadra di Donald Trump. 

Il CEO di Meta, Mark Zuckerberg, è co-organizzatore della cerimonia inaugurale del 20 gennaio, insieme a ricchi donatori repubblicani, e dopo la sua elezione ha annunciato importanti cambiamenti nella politica aziendale a scapito di fact checkin e D&I. Amazon Prime Video, fondata dal miliardario Jeff Bezos, ha ottenuto i diritti esclusivi per trasmettere e distribuire al cinema un nuovo documentario della first lady Melania Trump. 

All’insediamento ci sarà anche il CEO di TikTokShou Zi Chew, all’indomani del blocco della piattaforma negli Stati Uniti. In realtà, tutti i big della tecnologia mondiale saranno tutti presenti, inclusi i capi di Google e Apple e il CEO di OpenAi, Sam Altman, e hanno donato lo scorso mese un milione di dollari al fondo inaugurale. “Stiamo assistendo a una corsa dei dirigenti a ingraziarsi il favore, e l’amministrazione Trump non è nemmeno iniziata” ha detto Maximillian Potter, giornalista del gruppo anti-autoritario Protect Democracy, in una recente intervista con The 5-Minute Fix sullo stato dei media e della democrazia. 

Trump non si limita però a ricevere favori e denaro da questi imprenditori, ma vuole integrarli anche nel suo governo, non diversamente dal primo mandato. È il caso di Vivek Ramaswamy, miliardario affarista nel settore biotecnologico, a cui il neo presidente ha chiesto di servire al Senato. Ma ad incarnare al meglio il prototipo di oligarca, inutile dirlo, è lui, Elon Musk.

Il visionario fondatore di Tesla e SpaceX, nonché CEO di X, sembra adattarsi perfettamente a questa definizione: ha avuto colloqui con leader stranieri, bloccato un disegno di legge sulla spesa governativa e sembra non aver mai lasciato il fianco del presidente eletto Donald Trump dalla fine della campagna elettorale. Musk è una figura non ufficiale di leadership nel Partito Repubblicano; alcuni democratici lo hanno sarcasticamente definito “co-presidente” e, non ce ne voglia J.D. Vance, non ci vanno troppo lontani. Ora con Ramaswamy Musk sarà incaricato di rivedere i conti pubblici e tagliare le spese considerate inutili dal nuovo esecutivo americano, ma ci sono segnali inequivocabili che fanno pensare che non si limiterà al mero compito assegnatogli. 

Dopotutto un’oligarchia può essere difficile da fermare una volta che è in moto e Donald Trump sta scaldando i motori.