Tuffi, Larsen sotto accusa: “Mi ha sbattuto la faccia sul volante”. Lui si difende: “Incomprensioni”

A denunciare il rapporto persecutorio e violento con il piattaformista danese, ora in maglia azzurra, è stata l’ex fidanzata 19enne, compagna di squadra all’Aniene. “Nessuno ha mai preso le mie difese, difendevano il loro pupillo”

18 giugno 2024
Andreas Sargent Larsen

Andreas Sargent Larsen

Un rapporto ossessivo, fatto di violenze fisiche e verbali, di controlli pressanti, mani al collo, gesti aggressivi e parole offensive. “Ero innamorata, lui no. Ero troppo piccola”: ora invece è determinata a parlare Valeria, tuffatrice di 19 anni, che ha denunciato dalle pagine di Repubblica la relazione con il compagno Andreas Larsen, anche lui tuffatore – piattaformista – azzurro (danese naturalizzato italiano), oro a squadre agli Europei del 2022.

Accusa, silenzio, difesa 

Domani lei sarà sui banchi di scuola per affrontare la prima prova della Maturità, una maturità che, di fatto, ha già dimostrato fuori, denunciando quello che accadeva “nel silenzio generale” coperto dagli stessi addetti ai lavori, stando alle sue parole, determinati a proteggere il loro pupillo. Lui invece – figlio di mamma keniana con cittadinanza italiana e papà danese –, in procinto di andare alle Olimpiadi, è stato rinviato a giudizio a marzo. E prima di volare a Parigi 2024 dovrà andare a processo per atti persecutori (per il reato di stalking). Prima udienza il 25 giugno. La Procura sportiva della Federnuoto ha già chiesto gli atti d'inchiesta ai pm di Roma, ma sia dalla Fin che dal Coni finora non una parola sulla vicenda, di cui però era a conoscenza anche prima che questa finisse sulle prime pagine dei giornali. 

Intanto Andreas Larsen, tesserato Aniene e Fiamme Oro (ovvero la Polizia, che gli ha tolto la pistola in dotazione), si è difeso nell'interrogatorio: “Mi scuso per gli insulti, che ci sono stati. Ma minacce no. Le ho sempre voluto bene – dice parlando della ex fidanzata – solo incomprensioni”.

Le violenze e l’ossessione di Larsen 

Andreas Sargent Larsen è un tuffature danese naturalizzato italiano
Andreas Sargent Larsen è un tuffature danese naturalizzato italiano

Una storia di violenza e omertà, che si sarebbe consumata proprio dentro la squadra italiana di tuffi. Valeria e Andreas si sono conosciuti nel 2013. Il danese era arrivato a Roma portato dall’allenatrice della giovane tuffatrice, tesserata Aniene. Lunghe giornate di allenamenti insieme li portano a stringere amicizia, “che piano piano è diventata qualcosa di più personale”, racconta la ragazza. Nel 2019 quando lei aveva 15 anni e lui 21 sono ormai diventati una coppia, ma fin da subito quella relazione presenta dei problemi. “Sembravamo felici, lui era gentile coi miei genitori, ma non era così. A mia madre tante cose non le ho mai raccontate”, spiega la 19enne, che giustifica il suo soprassedere su tante cose con la giovane età: “Ero piccola e ho accettato situazioni che avrei dovuto liquidare subito. Gli chiedevo scusa per ogni cosa, mi faceva sempre sentire in colpa”. 

Questo solo per restare nell’ambito psicologico. Un rapporto malato, in cui Larsen voleva il pieno controllo sulla fidanzata, tanto da passare dalle minacce alle aggressioni fisiche: “Mi ha sbattuto la faccia sul volante, diceva che avevo guardato un altro tuffatore. Non era vero, quando l’avevo incrociato avevo abbassato lo sguardo temendo la sua reazione. Mi ero anche scusata. Niente, mi sono riparata con un braccio altrimenti mi avrebbe spaccato il naso”, spiega nell’intervista la giovane. I suoi racconti sono drammatici, la storia con il compagno, allora 21enne, in appena quattro mesi si trasforma in un incubo a occhi aperti. “Mi ha stretto il collo fino a farmi sanguinare, mi ha soffocata due volte con un cuscino. Quando perdeva la calma, fermava l’auto e mi costringeva a scendere: ‘Vado a schiantarmi, voglio morire’. Era ossessionato dalla possibilità che potessi uscire con un altro tuffatore e in trasferta lo ha aggredito davanti a tre allenatori”. Che però non avrebbero detto o fatto nulla, evidentemente. “Ero dimagrita di otto chili, litigavamo così tanto che non avevo il tempo di pranzare”.

L’addio alla società: “L’allenatrice l’ha sempre protetto”

Anche dopo la fine della relazione la persecuzione è proseguita, con pedinamenti (“Almeno 10 volte”) e frasi offensive: “Mi chiamava t… A una compagna disse: tu sì che ti sai tuffare, lei sa solo fare i …”, alludendo ad atti sessuali. Nell'ambiente sportivo nessuno parla anche se a conoscenza dei fatti. Lei non ce la fa più a sopportare quella situazione e decide di lasciare la sua squadra, il Circolo Canottieri Aniene, tra le squadre di vertice del nuoto italiano, il cui presidente, Giovanni Malagò è anche al vertice del Coni.

“Non potevo più restare, avevo perso la fiducia nella mia allenatrice” spiega Valeria a Repubblica, aggiungendo un ulteriore tassello alla tremenda storia che ha portato a galla. “Mi ha lasciata indifesa, ha sempre tutelato il suo pupillo. Quando sono andata da lei, devastata e spaventata per quello che stava accadendo, mi ha zittita: ‘Per me Andreas è un bravo ragazzo’. O ancora: ‘Ti stai facendo troppi problemi, non me ne parlare più’”. La tecnica si sarebbe anche lamentata con la madre della tuffatrice delle continue rimostranze contro Larsen: “Forse Molaioli pretendeva che una ragazzina non parlasse con nessuno in piscina e camminasse con lo sguardo basso per evitare la gelosia del tuffatore che proteggeva. Non ho mai capito davvero: che avrei dovuto fare, escludermi?”.

Andreas Sargent Larsen con l'allenatrice in nazionale azzurra  (CC Aniene)
Andreas Sargent Larsen con l'allenatrice in nazionale azzurra (CC Aniene)

“Nessuno mi ha difesa, ma io continuerò coi tuffi”

La giovane ribadisce che “nessuno ha mai preso le mie difese, si sono schierati tutti con chi mi ha fatto del male”. Il padre della ragazza ha aggiunto che la figlia è stata allontanata dalla Nazionale. Mentre l’ex violento, che ha staccato il pass per i Giochi Olimpici (bisognerà vedere se riuscirà ad onorare la qualificazione, visto il processo che sta per iniziare) “continua ad allenarsi all’Aniene”. Eppure non è la prima volta che Andreas Sargent Larsen ha problemi con la giustizia: l’anno scorso la Procura Nazionale Antidoping lo aveva squalificato per tre mesi (12 aprile-11 luglio) per violazione al Codice antidoping, perché ad un controllo era stato trovato positivo al Carboxy-THC. Eppure lui è ancora lì, con il biglietto per Parigi stretto in mano, ad allenarsi per coronare il sogno olimpico nonostante la denuncia nei suoi confronti. Da parte di chi, ad anni di distanza, è ancora condizionata da quello che le sarebbe stato fatto. 

Valeria, però, lo abbiamo detto, è più matura dei suoi 19 anni. Sa che la sua età e la sua forza di volontà le permetteranno di andare avanti, di costruire qualcosa di bello anche se nel suo passato c’è stato qualcosa di orribile. Non perde le speranze e conclude l’intervista con un augurio per se stessa: “Spero di avere un minimo di giustizia e di andare avanti. Nel mio futuro ci saranno i tuffi. Potranno provare a bloccarmi, ma ci proverò fino all’ultimo“.