Nel Lazio è nata la prima bambina concepita
in vitro da una mamma con
tumore al seno. Le bella notizia arriva dall’ospedale
Sandro Pertini di Roma dove da qualche tempo è stato istituita la Banca regionale degli ovociti per
pazienti oncologiche. La Banca è stata creata con lo scopo di preservare la
fertilità femminile, specialmente per le pazienti obbligate a sottoporsi a cure che possono comprometterla.
Dopo il tumore al seno, una donna diventa mamma con gli ovociti congelati (Ansa)
Alla donna malata di
cancro al seno di nome Chiara, quattro anni fa, infatti, erano prelevate le cellule uovo prima che questa si sottoponesse a
terapie (chemio, radio) lesive per la sua fertilità. Appena le condizioni della paziente sono migliorate e i medici hanno ritenuto che potesse portare avanti una gravidanza, allora Chiara è stata sottoposta all’intervento per impiantare nell’utero
l’ovulo fecondato. Tale tecnica di
fecondazione in vitro chiamata Icsi, dall'inglese IntraCytoplasmic Sperm Injection, ossia iniezione intracitoplasmatica dello spermatozoo.
Alla donna, quattro anni fa, erano state prelevate le cellule uovo prima che questa si sottoponesse a terapie lesive per la sua fertilità
E, così, nei giorni scorsi, è nata la bimba al termine di
una gravidanza che ha avuto il suo
regolare decorso fisiologico. Sia la mamma sia la piccola stanno bene e a breve saranno dimesse dall’ospedale. Al momento della nascita la neonata pesava due chili e 666 grammi. “È
un segnale di speranza per le giovani donne affette da patologie oncologiche” spiega
Rocco Rago, direttore del dipartimento Malattie di genere della Asl Roma 2. E aggiunge : “Finalmente anche nel Lazio queste donne potranno esaudire il loro
desiderio di maternità dopo essersi sottoposte alle cure necessarie ma insidiose per la loro fertilità”.
All’ospedale Sandro Pertini di Roma c'è la Banca regionale degli ovociti per pazienti oncologiche
Tumore, il servizio di Preservazione della Fertilità
L’incidenza delle
patologie neoplastiche raggiunge il picco massimo dopo i 50 anni d’età ma ogni anno vengono diagnosticate neoplasie anche a molte persone in età riproduttiva. Il
cancro della mammella, per esempio, rappresenta la neoplasia più frequente nelle donne in tutte le classi di eta, e incide per il 41% nelle giovani. È noto come il trattamento dei tumori, sia esso di tipo sistemico (chemioterapia, immunoterapia e ormonoterapia) o di tipo locale (radioterapia e/o chirurgia) possa determinare un danno diretto o indiretto sul funzionamento degli
organi riproduttivi e, quindi, provocare infertilità. Pertanto, per le pazienti in età fertile, è assolutamente importante porre l’attenzione sulla possibilità di preservare la propria fertilità nell’ottica di una futura gravidanza.
La tecnica elettiva e meno invasiva è la crioconservazione degli ovociti
E all’
ospedale Sandro Pertini di Roma ciò è possibile grazie al servizio di
Preservazione della Fertilità. A tale servizio si possono rivolgere le donne in età fertile, fino ai 40 anni, che si sottopongono a terapie potenzialmente dannose per le ovaie e le donne che sono predisposte geneticamente ad una patologia neoplastica. La tecnica elettiva e meno invasiva è la
crioconservazione degli ovociti. Per patologie o classi di età che non consentono tale metodica si può procedere con la
crioconservazione del tessuto ovarico.
Il cancro della mammella rappresenta la neoplasia più frequente nelle donne in tutte le classi di eta, e incide per il 41% nelle giovani
Ovociti congelati, come funziona
Le pazienti che richiedono di
preservare la fertilità accedono direttamente al servizio. Viene programmata una terapia induttiva gonadica personalizzata, previa esecuzione degli esami preliminari, in base alla riserva ovarica e alla patologia di base, in accordo con il medico curante. L’induzione della
follicologenesi ovarica viene monitorizzata presso il servizio con controlli quotidiani ormonali ed ecografici.
La mamma era affetta da un tumore al seno, ma grazie al congelamento degli ovuli e alla fecondazione in vitro è riuscita a partorire la sua bambina
Il prelievo ovocitario e la successiva crioconservazione degli ovociti vengono effettuati presso
l’ambulatorio chirurgico ed il laboratorio del Centro di Procreazione Medicalmente Assistita e crioconservati nella biobanca dedicata, fino alla richiesta di utilizzo da parte della paziente. Al termine delle terapie ovario-tossiche viene
valutata la fertilità naturale residua programmando strategie terapeutiche per conservarla, di concerto con lo specialista di riferimento. In caso di desiderio di gravidanza si esaminano le possibilità di procedere per vie naturali o attraverso un percorso di
procreazione assistita utilizzando i propri ovociti crioconservati oppure con la crioconservazione del tessuto ovarico. In questo caso la paziente viene indirizzata alla banca del Tessuto Ovarico dell’Istituto Regina Elena di Roma (IFO). Durante il percorso medico-biologico la donna si avvarrà di un
supporto psicologico con personale dedicato.