17 anni. Tanto c’è voluto perché l’Unione europea riuscisse a presentare una proposta per la
tutela del suolo. Il primo tentativo nel 2006 non passò il vaglio dei maggiori paesi europei, tra cui spiccarono per intransigenza Francia e Germania, paradossalmente proprio quelli che oggi si sono messi alla testa del Green New Deal. Tempo prezioso che è stato perso. Nel frattempo, infatti, lo stato di salute dei terreni europei è peggiorato:
oggi il 60-70% è degradato. E come se non bastasse le prospettive non sono certo rosee con un trend estremamente negativo.
Tra il 61% e il 73% dei suoli agricoli dell’UE è colpito da erosione, perdita di carbonio organico, eccesso di nutrienti (soprattutto azoto), compattazione o salinizzazione secondaria (o una combinazione di questi fattori)
Eppure si stima che la perdita di servizi ecosistemici ci costi 50 miliardi di euro l’anno, mentre, da sola, l'erosione del suolo può causare una perdita annua di produttività agricola pari a 1.25 miliardi di EUR all’anno. L'obiettivo ultimo della proposta di legge è di mantenere tutti i suoli in
buone condizioni di salute entro il 2050, in linea con l'ambizione dell'Ue in materia di inquinamento zero.
Tutela del suolo: cosa dice la legge
A tal fine, la legge fornisce una definizione armonizzata di salute del suolo, istituisce un quadro di monitoraggio completo e coerente e stabilisce norme sulla
gestione sostenibile del suolo e sulla bonifica dei siti contaminati.
Ci sono voluti 17 anni perché l’UE riuscisse a presentare una proposta per la tutela del suolo
Secondo la stessa Unione europea, infatti, “i suoli degradati riducono la fornitura di
servizi ecosistemici quali alimenti, mangimi, fibre, legname, ciclo dei nutrienti, sequestro del carbonio, controllo degli organismi nocivi o regolazione delle acque. Inoltre, intensificano la pressione sui terreni ancora sani”. “Tutto ciò - sottolinea il
documento dell'Unione Europea - comporta un costo per gli agricoltori e incide sulla capacità di produrre
alimenti sani e nutrienti" . È urgente, dunque, "invertire la tendenza al fine di prevenire e rispondere meglio alle catastrofi naturali e alla siccità, conseguire gli obiettivi concordati dall'UE in materia di
clima e biodiversità, garantire la sicurezza alimentare e proteggere la salute dei cittadini”.
La nuova proposta non dà al suolo uno status legale simile a quello di cui già godono l’aria, l’acqua e gli ambienti marini
Bei principi. Solo che, contrariamente a quanto fatto trapelare nei mesi scorsi, la nuova proposta presentata il 5 luglio non dà anche al suolo
uno status legale simile a quello di cui già godono l’aria, l’acqua e gli ambienti marini, ma si limita a fissare una definizione di salute del suolo e a stabilire alcuni paletti per monitorarla. La proposta di direttiva dà poi facoltà ai ventisette Stati membri di recepirla con modifiche per adattarla ai contesti nazionali. L’Unione europea fornisce nel testo un lungo elenco di
indicatori che dovrebbero essere monitorati dai paesi membri, riportando i dati all’Eea (l’Agenzia europea per l’ambiente), e sulla cui base costruire le misure necessarie per migliorare la tutela del suolo, tra cui la salinizzazione, la contaminazione da metalli pesanti, la riduzione della capacità di trattenere acqua, il consumo di suolo.
Una lista di indicatori della salute dei suoli servirà per costruire un sistema di monitoraggio armonizzato a livello europeo
Dopo una prima valutazione dello stato di salute dei suoli nazionali, i paesi dovranno
stilare una lista di azioni considerate rispettose del terreno o in grado di rigenerarlo, e un’altra lista di pratiche considerate dannose e da evitare. “Ciò consentirà agli agricoltori e agli altri proprietari terrieri di implementare i metodi di trattamento più appropriati e li aiuterà a mantenere e aumentare
la fertilità del suolo e la resa, riducendo al minimo il consumo di acqua e nutrienti”, spiega la Commissione UE in una nota. Secondo molti osservatori si tratta, tuttavia, di
una soluzione al ribasso che non rende conto della delicatezza della situazione in cui ci dibattiamo. Stando alle stime più accreditate, infatti, tra il 61% e il 73% dei suoli agricoli dell’UE è colpito da
erosione, perdita di carbonio organico, eccesso di nutrienti (soprattutto azoto), compattazione o salinizzazione secondaria (o una combinazione di questi fattori). Per altro, la lista di indicatori potrà essere modificata al momento del recepimento della direttiva da ciascun paese UE.