In Italia ci sono manifestazioni di serie A e manifestazioni di serie B. Quindi manifestanti di serie A e manifestanti di serie B. Ormai è evidente. Alcuni tipi di dissenso vengono sopportati di più e quindi, di conseguenza, trattati diversamente.
La diversa opinione su chi sciopera
Sono arrivata a questa conclusione dopo una banale riflessione fatta mesi fa, durante uno degli ultimi scioperi dei trasporti. Mi sono chiesta: come mai non vedo nessuno nervoso, paonazzo in viso e con le vene di fuori sulle tempie, urlare, in stazione o sotto una pensilina, perché “sta facendo tardi al lavoro”?
Come mai non vedo nessuno inveire contro autisti e macchinisti partecipanti allo sciopero, per il disagio creato? Nessuno che li aggredisce, nessuno che urla loro in faccia. Sì, c'è stato magari qualche sbuffo e parolaccia lanciata in aria, guardando il tabellone dei ritardi e delle cancellazioni, ma niente di più. Sia chiaro, è giusto che sia così. Che nessuno aggredisca chi sciopera. Ma non è sempre così.
Perché questi soggetti ci sono, esistono – ho pensato – li ho visti lungo le strade, nelle piazze, contro i ragazzi che si manifestano per il clima. Un tema che, tra l'altro, se non interessa tutti, coinvolgerà sicuramente tutti. Dove sono finiti ora che i treni non partono in orario , non partono proprio, gli autobus non passano e la gente non può muoversi, fa tardi al lavoro o a quell'appuntamento di così vitale importanza di fronte al quale pure il pianeta può aspettare? Non ci sono. Forse il preavviso gli avrà dato modo di organizzarsi prima e quindi di bluffare il disagio. Ora staranno sorridendo beffardamente, soddisfatti di aver raggiunto la propria meta e di aver “fregato” lo sciopero.
L'uso della forza a intermittenza
A distanza di tempo, questo pensiero è tornato, con qualche riflessione in più. Non riuscivo proprio a capire come mai reagiamo in modo diverso alle varie manifestazioni e ai vari tipi di dissenso. Poi ho avuto un'intuizione. Non è che per caso il sentimento comune e la considerazione della collettività viene condizionata dal diverso trattamento riservato dallo Stato? Vediamo.
Qualche settimana fa, a Firenze e a Pisa, la polizia ha usato i manganelli sugli studenti universitari e delle scuole superiori che stavano manifestando contro Israele; li ha usati anche in altri cortei simili precedenti, durante la manifestazione a Roma delle attiviste femministe nel giorno contro la violenza sulle donne, di fronte alla sede dei Pro Vita; e li ha usati anche a Bologna su chi si è opposto agli sgomberi. Eppure, non mi pare li abbia usati a luglio 2022 contro i tassisti arrabbiati in piazza, neppure quando sembrava che ci fosse il rischio che entrassero a Palazzo Chigi.
È vero, li ha usati 5 anni prima, nel 2017, sempre contro i tassisti, ma proprio nei momenti di maggior tensione, con gli animi concitati da entrambe le parti. (Anche in questo caso non sto appoggiando l'uso della forza).
Pure gli agricoltori, con i loro trattori in tangenziale, hanno creato rallentamenti e disagi lungo le strade. Eppure li hanno lasciati “liberi” di attraversare l'Italia, sono stati ascoltati dal ministro e stavano pure per salire sul palco di Sanremo. I tre giovani, invece, che hanno colorato la facciata del Senato con vernice lavabile, sono stati condannati a 8 mesi di carcere (pena sospesa) e al pagamento di 60mila euro di multa. E per fortuna che il giudice ha riconosciuto il loro “alto valore morale”.
Forse allora è proprio vero: c'è un dissenso che proprio non piace. Sta antipatico, viene ridicolizzato, banalizzato e quindi non rispettato neppure dalla gente. Agli occhi di molti sarà puro un dissenso teorico, astratto e quindi percepito come meno importante, ma è proprio quel dissenso che chiama in causa tutti.