Solo un’azienda su 20 misura il proprio impatto ambientale

Fòrema diffonde i dati di una recente indagine tra manager e imprenditori veneti e lancia l'allarme: sempre più diffuso il green washing

di MAURIZIO COSTANZO
28 maggio 2023
Aziende sempre più sostenibili? La risposta, non sempre felice, è nei numeri. Fòrema ha infatti diffuso i dati di una sua recente inchiesta tra manager e imprenditori veneti: è risultato che un'azienda su due comunica il green, una su venti misura realmente la propria impronta energetica. E lancia l'allarme: il greenwashing è sempre più diffuso.

L'indagine di Fòrema

Fòrema ha fornito ad un parterre di imprenditori e manager del Triveneto potenzialmente interessati ai corsi di formazione una serie di questionari per capire le loro priorità su diversi ambiti.
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L'indagine di Fòrema sull'impegno delle aziende in termine di sostenibilità e impegno per la riduzione dell'impatto ambientale

Focalizzandosi sugli asset del green, l’ente di formazione del sistema confindustriale ha analizzato le risposte di 226 aziende, in quattro casi su cinque di grandi dimensioni (tra i 50 e i 250 dipendenti, tutte in ogni caso senza obbligo di rendicontazione sui temi della sostenibilità). Ecco alcune anticipazioni dello studio. In linea generale, tra i vari asset sui quali si possono sviluppare le ESG (Environmental, Social and Governance, ossia i tre fattori centrali nella misurazione della sostenibilità), la parte sociale, il rapporto coi dipendenti e col territorio sono quelle dove le aziende risultano essere più mature: il 43,5% delle imprese dichiara di aver avviato progetti in tal senso. Si sta ancora lavorando sulla questione ambientale (oggetto di operatività solo nel 26% dei casi), mentre la parte di governance è quella più lacunosa (solo il 22,7% delle imprese ha intrapreso percorsi in tal senso).

Tra dire e fare...

Tra i trend più interessanti, il rapporto stridente tra quanto si comunica e quanto poco si faccia. Infatti, solo una azienda su venti (5%) dichiara di misurare il proprio impatto ambientale con dati e numeri precisi, adottando uno standard indipendente di analisi come il B Impact Assessment o l’SDG Action Manager, mentre una ogni due (50%) si vanta di comunicare -e aver attivato azioni di marketing- in ambito di sostenibilità.
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Nel 2022 le emissioni globali di anidride carbonica sono cresciute

Dietro questi dati c’è chiaramente una vocazione al “greenwashing” a vari livelli che riguarda dunque circa metà delle aziende. A riprova di ciò anche il fatto che sono poche le aziende che si sono dotate di un piano di decarbonizzazione. Infatti, solo una su quattro (il 26%) monitora le emissioni di anidride carbonica relativamente a quelle dirette generate (come la combustione di combustibili fossili per riscaldare uno stabilimento) o alle indirette legate ai consumi energetici (esempio: produzione di elettricità per alimentare uno stabilimento). Una sola azienda su cinque (il 20%) si è poi data degli obiettivi di riduzione dell’anidride carbonica nel medio periodo, mentre il 37% dichiara invece di essersi data “obiettivi specifici” per la riduzione degli impatti ambientali.

Impresa e finanza green: le certificazioni Esg in Italia

La prima certificazione online in Italia su questi temi, fondata su protocolli internazionali già sperimentati a Londra e Madrid, è a disposizione delle imprese italiane. L’accordo, grazie alla collaborazione tra Fòrema, ente di formazione del sistema confindustriale veneto, e Iase Italy, la filiale italiana dell’International Association for Sustainable Economy. Cresce tra le imprese italiane l'interesse verso i temi legati alla sostenibilità: il 59% di esse ha istituito un comitato Esg, in linea con il 61% delle realtà globali. Gli investimenti complessivi sono destinati prevalentemente a cultura e sport (67% delle imprese), assistenza sociale (53%), ricerca e sanità (52%), istruzione (48%), coesione sociale 45%). È quanto emerge dalla recente ricerca "Corporate Social Investment e Esg - Global Impact at scale" di Dynamo Academy e Sda Bocconi Sustainability Lab, che conclude illustrando quali saranno i trend da seguire in Italia per il futuro: l'investimento verso gli stakeholder interni, la ricerca di metriche comuni per il reporting della "S" (sustainability) e la ricerca di concretezza per le azioni di diversità, equità e inclusione.

I professionisti in Esg

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Dalla collaborazione tra Fòrema e Iase Italia i corsi formativi per diffondere le buone pratiche sulla sostenibilità

In questo contesto le grandi aziende sono spinte a dotare i loro consigli di amministrazione di professionisti esperti in ambito Esg, oltre che individuare i dirigenti di riferimento all’interno delle strutture produttive. Ancora più presente risulta questa esigenza per quanto riguarda le Pmi, le quali esprimono un numero finora molto limitato di aziende già pronte a competere nella sfida globale della sostenibilità ESG. Su queste basi nasce l’esigenza di formare il personale di tutte le aziende con un protocollo di “Exponiental training”, per diffondere le buone pratiche il più possibile. Per la realizzazione del piano di formazione, è stato siglato un accordo tra Fòrema e Iase Italy: si tratta di un pacchetto formativo che le aziende potranno acquistare e quindi fornire ai dipendenti, che a seguito del compimento del programma di studio, dovranno sostenere un esame per ottenere la certificazione internazionale. Mario Ambrosi, presidente di Iase Italy, commenta così l’accordo: "Iase Italy ha fortemente voluto la collaborazione con Fòrema e Confindustria Veneto Est, avendo individuato nelle imprese italiane il campo principale entro il quale si svolge la partita della sostenibilità. In questo contesto infatti, i principi Esg da un lato e le ricerche internazionali dall'altro spingono le aziende a dotare i loro consigli di amministrazione di persone esperte in ambito Esg oltre che individuare i dirigenti di riferimento all’interno delle strutture - e qui la sfida per le PMI si fa tosta!".
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Enrico Del Sole, presidente di Fòrema e vicepresidente di Confindustria Veneto Est

Il presidente di Fòrema e vicepresidente di Confindustria Veneto Est, Enrico Del Sole, aggiunge: "Abbiamo in corso collaborazioni con l’Università di Padova e Ca’ Foscari di Venezia che utilizzeremo per creare i percorsi formativi propedeutici all’ottenimento delle certificazioni di Iase Italy". "Abbiamo intrapreso l’iter per diventare ente formativo accreditato anche a livello internazionale da Iase International - spiega - perché mai come adesso crediamo sia necessario formare gli imprenditori, in particolare quelli del mondo della finanza, attorno a questi temi e dare risposte concrete alle nostre imprese, al di là delle inutili iniziative di facciata. La modalità scelta è quella di corsi di e-learning che erogheremo direttamente dalla nostra piattaforma on line ispirandoci a protocolli di successo già operativi nelle grandi capitali come Londra e Madrid”.